Un ciclo è finito. Ora dobbiamo aprirne un altro. Da comuniste e da comunisti.
Perché il capitalismo esiste e ci permea ogni giorno con le sue leggi, ci attraversa con tutte le sue feroci contraddizioni e ci fa pagare le conseguenze della sacra protezione dei profitti anche da parte di chi dovrebbe fare gli interessi dei moderni sfruttati ed invece sta a guardia del barile di petrolio.
La classe politica governativa, che fa riferimento a quella dominante imprenditoriale, fa i suoi “stati generali” per decidere come spartirsi gli interessi economici post-Covid-19.
Ecco, toccherebbe ora fare gli “stati generali” del movimento anticapitalista in Italia (e non solo) per archiviare i nostri fallimenti e creare i presupposti organizzativi e politici di una rinascita delle ragioni sociali, egualitarie e libertarie.
Molti tra noi sono pieni di sfiducia: si aggrappano a misere percentuali associate ad uno schema elettorale di governo che si vorrebbe come nuovo “fronte” anti-destre.
Adesso non è nemmeno più sufficiente fare aggregazione attorno al solo PD. Servono pure i populisti pentastellati per arginare il pericolo sovranista.
Ma allearsi con una minaccia per le ragioni del lavoro e del moderno mondo dello sfruttamento, non porta a battere le destre. Apre a loro ancora più varchi per fare terra bruciata tutto intorno alle ragioni invece vere del comunismo, dell’antiliberismo.
Ognuno prenderà la strada che deve prendere e che gli detta la coscienza, frutto della propria storia e delle proprie esperienze.
Fate pure quello che volete, ma non raccontatemi – per parafrasare l’ottuagenario Guccini – cos’è la libertà…
(m.s.)
Foto di Sharon Ang da Pixabay