Il Bel Paese delle Meraviglie: dove evasori e crisi sanitaria sono solo dettagli

Che l’Italia sia un paese per anziani, lo si comprende dall’età media e dal destino che colpisce gran parte dei giovani italiani, costretti ad emigrare nei grandi paesi europei...

Che l’Italia sia un paese per anziani, lo si comprende dall’età media e dal destino che colpisce gran parte dei giovani italiani, costretti ad emigrare nei grandi paesi europei e non solo. Si parla spesso di quanto lo Stato sia ostile nei confronti di chi “produce”, ovvero gli stessi (non tutti) che evadono il fisco, e che quindi si lamentano di una cosa che non fanno nemmeno: pagare le tasse.

Partiamo dalle basi: in Italia, ogni anno, lo Stato incassa in media 100 miliardi di euro in meno rispetto alle previsioni, a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale; l’equivalente di circa 1.600 euro evasi da ogni singolo cittadino residente nel Bel Paese.

Dunque, non è lo Stato che mette mano nelle nostre tasche, ma è un pezzo del Paese che non paga le imposte e che quindi fa lievitare il costo per tutti quelli che invece le pagano fino all’ultimo centesimo. Spieghiamo in breve uno dei paradossi con un esempio: un’azienda che fattura 1.500.000 euro l’anno pagherà (circa) una tassa complessiva equivalente al 5,58% del fatturato; un’azienda che fattura 96.000 euro l’anno, invece, pagherà una somma pari all’8,37% del fatturato.

Per vent’anni, lo stesso Bel Paese ha inseguito a colpi di salivazione il fondoschiena di uno dei più grandi evasori fiscali italiani (l’intestatario dell’aeroporto); dunque, un’intera cultura della delinquenza fiscale ai danni dello Stato ce la siamo creata, ma andiamo oltre: il Servizio Sanitario Nazionale, per come è stato concepito, non esiste più.

Mancano medici ed infermieri (ma i salari rimangono bassi e la facoltà di medicina rimane a numero chiuso), mancano le strutture allestite con macchinari nuovi e funzionanti (ma continuiamo a dare largo spazio all’usura del privato e a cementificare sempre di più), mancano i medici di base (e torniamo al primo punto), mancano i posti letto.

Manca tutto. E tra un tentato omicidio di un esaltatore della violenza e un’aggressione squadrista ad un giornalista (che ha commesso l’ignobile gesto di non identificarsi, altrimenti sarebbe uscito di lì con decine di carezze e applausi), a Scampia il crollo di una vela provoca la morte di almeno 3 persone e il ferimento di altre 12, tra cui numerosi bambini.

Nemmeno dieci minuti dopo, e torna il dibattito pubblico sul quartiere napoletano, sulla malavita e sulle condizioni di vita di quei residenti, e torna a galla un documento (ignorato) del 2016, che avvisava delle condizioni critiche della zona interessata.

Tra nemmeno sette giorni, tutto verrà cestinato senza nessun provvedimento concreto: giusto il tempo di spremere quel poco di finta umanità rimasta. La soluzione dei problemi che affliggono il 95% della popolazione non è conveniente né dal punto di vista politico, né economico, né in materia di interessi privati.

È bene che un ospedale continui a rimanere in ginocchio per poter finanziare ancora la sanità privata, per far girare la macchina della speculazione, per guadagnare consensi sulla disperazione sociale, finendo per imboccare la solita pappa del “governo precedente” che ha creato tutti i danni, per poi non risolvere nulla.

È bene che la gente disperata dorma come cani sui marciapiedi e nelle stazioni per continuare ad alimentare la propaganda allarmista nelle città, e per dare manodopera alle varie criminalità presenti sul territorio. Se il bene fosse convenienza, sarebbe bene che l’Italia rimanesse come è in questo momento, che nessuno faccia nulla. Nel Bel Paese, paradossalmente, scatterà una rivoluzione solo dopo l’abolizione del calcio.

SIMONE SANTANIELLO

31 luglio 2024

Foto di Karolina Kaboompics

categorie
Dibattiti

altri articoli