Ad ogni giorno non tanto al sua croce quanto la sua polemica.
Nel capitolo “Giustizia” del programma di “Potere al Popolo!” è citata, tra le altre proposte, l’abolizione dell’ergastolo e del 41 bis (quindi le restrizioni penali durissime per reati di mafia e via dicendo…).
Sono d’accordo sull’abolizione tanto dell’ergastolo quanto del 41 bis. Sono contrario ad ogni forma di accanimento dello Stato mediante norme punitive. Penso che debba essere la società civile a giudicare storicamente i protagonisti (si fa per dire) di grandi vicende criminali e che la repressione penale non sia un elemento qualificante per la determinazione della lotta alla mafia sui territori.
Quella, per l’appunto, va fatta con una coltivazione culturale di una nuova generazione di cittadine e cittadini che non prendano nemmeno in considerazione l’elemento mafioso. Ciò può però avvenire, come credo sia evidente, solo con un lungo lavoro di eliminazione dell’attrattività mafiosa nei confronti della popolazione: quindi assicurando una rete di protezione sociale che oggi non esiste e che, per i più deboli, è garantita invece dalle cosche mafiose.
Non vedo nessun ruolo di deterrenza nell’applicazione del 41 bis. Non mi sembra abbia impedito ai mafiosi di comunicare con l’esterno e non ha nemmeno intimidito i capi mafia o chi per essi.
E’ uno strumento palliativo che può servire alle coscienze per dirsi che sono dure con il fenomeno mafioso. Ma la vera durezza la Repubblica la deve dimostrare quotidianamente, con politiche sociali che siano prima concorrenziali e poi definitivamente prevalenti sull’alternativa anti-Stato della mafia.
(m.s.)
foto tratta da Pixabay