Sono tanti i luoghi ideali e fisici dove nasce e cresce il pregiudizio e si alimenta l’odio contro gli omosessuali, contro i transessuali.
Sono tanti perché, di contro, sono ancora troppo pochi i luoghi ideali e fisici dove potrebbe nascere e crescere non una idea di uguaglianza astratta ma concreta, reale, vissuta attraverso il confronto libero tra diverso e diverso: tra eterosessuale diverso dall’omosessuale, tra omosessuale diverso dal transessuale.
Pensate forse che gay e lesbiche o bisessuali non abbiano pregiudizi? Certo che li hanno, perché sono esseri umani esattamente come gli eterosessuali.
Il pregiudizio e l’odio che ne consegue non sono solo privilegio della “maggioranza” presuntamente intesa e detta. Fanno parte del vivere comune, di una cultura del sospetto che ci viene istillata fin da piccoli nei confronti di qualcuno, di qualcosa.
Si deve avere paura per difendersi. Senza paura non ci sarebbe attenzione. Dicono. Ma anche la paura ha i suoi limiti di bontà e, superati quelli, finisce per essere mero esercizio costante di diffidenza e di sospetto che alimenta il senso di insicurezza e quindi fa crescere l’aggressività.
Nel migliore (si fa per dire…) dei casi sfocia nel dileggio, nella presa in giro. Nel peggiore dei casi diventa violenza fisica oltre che morale. E delle due, sinceramente, ancora oggi faccio fatica a capire quale sia quella che ti lascia lividi e cicatrici peggiori. Superficialità e profondità delle ferite non sono così lontane, si toccano, si percepiscono e finiscono tutte e due comunque nel circuito dell’alimentazione di una sofferenza che impedisce la vita, la felicità, l’amore.
La giornata mondiale contro omofobia e transfobia, appena trascorsa, va vissuta singolarmente come riflessione ma anche come prova di contatto con un amico, un fratello, un conoscente che vive nell’ombra di sé stesso o che viene deriso dalla piccola comunità di paese o che è solo, tremendamente solo.
Non basta dirsi: “Io non sono omofobo”. Al passo di coscienza diamo uno scatto in più.
(m.s.)
foto tratta da Flickr su licenza Creative Commons