La crisi culturale di una società, intesa come depauperamento e consunzione dei valori di uguaglianza, comunità e solidarietà, avanza anche senza essere spinta nella lotta tra i poveri dalle dinamiche economiche capitalistiche.
E ciò avviene quando non ci si accorge delle mutazioni genetiche che le forze politiche attuano consapevolmente e che inconsapevoli rimangono soltanto per la “base”. In particolare per le iscritte e gli iscritti ad un partito.
Chiamare ancora “sinistra” ciò che è ormai un solido elemento di difesa dei valori della destra di mercato, dei poteri economici forti, anzi fortissimi, è qualcosa di più della miopia politica. E’ cretinismo antipolitico, svilimento della morale singola dell’individuo che vota una destra e si proclama magari “comunista”.
E’ una idiosincrasia nemmeno subìta, nemmeno patita: una sindrome di Stoccolma, verrebbe meglio definirla.
Liberatevene riconoscendola. Riconoscetevi nella libertà. Ancora una volta.
(m.s.)
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