Il presidente Trump e la sua squadra di super falchi sono decisi a strangolare i governi progressisti di Cuba, Venezuela e Nicaragua in America latina. E per ottenere questo «storico» risultato sono disposti a affrontare non solo la reazione di Russia e Cina, ma anche degli alleati europei e canadesi.
Mercoledì, prima il segretario di Stato Mike Pompeo, poi il responsabile della sicurezza nazionale, John Bolton, hanno annunciato una raffica di nuove sanzioni contro Cuba, ritenuta il vero pilastro sul quale si basano gli altri due governi socialisti. Parlando a Miami nell’anniversario della tentata invasione di baia dei Porci (1961), Bolton ha informato che le rimesse a Cuba da parte di cittadini statunitensi verranno ridotte a mille dollari l’anno per persona.
È una netta marcia indietro rispetto alla decisione adottata dal presidente Obama nel 2009 di eliminare ogni restrizione nelle rimesse che soprattutto i cubano-americani effettuano per aiutare i loro parenti nell’isola. Grazie a questa apertura il flusso di aiuti dalla Florida è giunto a superare i tre miliardi di dollari l’anno. Di fatto la seconda voce negli introiti dell’isola, superiore anche al turismo e superata solo dai redditi provenienti dalle relazioni commerciali con il Venezuela.
Bolton ha informato che verranno anche ridotti i viaggi non famigliari di cittadini statunitensi all’isola. Fino ad oggi – per decisione di Obama – erano permesse 12 categorie di viaggiatori, soprattutto per motivi di studio, professionali e religiose e per promuovere «i contatti tra i popoli».
I falchi di Trump considerano che molti di questi viaggi siano in realtà per turismo-proibito dalle leggi dell’embargo. In questo modo però vengono colpiti anche cittadini e imprese statunitensi. Secondo Johana Tablada, vicedirettrice per gli Usa del ministero degli Esteri di Cuba, più di 600 mila statunitensi hanno viaggiato nell’isola caraibica nel 2018. Inoltre più di 100 voli e 10 viaggi di crociere settimanali arrivano a Cuba dagli Usa.
Un colpo durissimo dunque al turismo statunitense. Soprattutto perché segue altre restrizioni decise da Trump alla fine del 2017 che impedivano a cittadini Usa di avere alcun tipo di relazione con le circa 200 compagnie cubane gestite dalle Forze armate (Far). Tenendo conto che la Gaesa, il consorzio di imprese delle Far, controlla quasi il 70% dell’economia dell’isola (con forte presenza nel turismo, nella distribuzione di prodotti alimentari e nei trasporti) è praticamente impossibile che un visitatore statunitense non rischi di violare l’embargo, anche solo bevendo una bibita distribuita dalla Gaesa.
La sanzione più insidiosa e pericolosa è stata annunciata da Pompeo: l’applicazione – in vigore all’inizio di maggio – del III Titolo della legge Helms-Barton (varata nel 1996, che costituisce la sostanza legale dell’embargo economico-finanziario-commerciale Usa). Ogni cittadino statunitense le cui proprietà furono confiscate dopo il trionfo della rivoluzione di Fidel Castro (1959) potrà far causa presso tribunali degli Usa alle imprese – cubane e straniere – che stiano sfruttando tali beni.
L’applicazione del III titolo della legge era stato sospesa da tutti i precedenti presidenti perché le sue misure extraterritoriali erano state denunciate dall’Ue e dal Canada. Nonostante questo il governo nordamericano ha certificato 6000 casi che potrebbero essere presentati in tribunale. Naturalmente dopo l’entrata in vigore del III Titolo si prevede che le richieste di cause possano levitare a livelli tali da ingolfare la giustizia americana.
Il Canada e l’Ue hanno reagito duramente all’annuncio di nuove sanzioni extraterritoriali. E hanno annunciato contromisure per «», tra le quali quelle previste dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Come hanno affermato la responsabile delle relazioni estere , Francesca Mogherini e la Commissaria al Commercio, Cecilia Malmström, le regole dell’Omc prevedono la possibilità di proibire l’applicazione delle sentenze di tribunali statunitensi contro compagnie europee che operano a Cuba. A questa decisione si è unita la responsabile degli Esteri del Canada Chrystia Freeland. Circa la metà delle compagnie estere operanti nell’isola sono di paesi dell’Ue. Il Canada ha forti interessi nel turismo e nel settore energetico.
Donald Trump è pronto a sfidare mezzo mondo – anche tenendo conto della crescente presenza di Russia e Cina nell’isola – pur di strangolare Cuba. Anche se l’attivazione del III titolo della legge sull’embargo , come ha affermato il presidente Miguel Díaz-Canel, è chiaro che qualunque impresa estera sarà fortemente scoraggiata nell’investire nell’isola.
Il presidente continua a ripetere il refrain che in Venezuela e a Cuba (e in Nicaragua) è in gioco la «sicurezza nazionale degli Usa». Un tema che sarà centrale nella prossima campagna presidenziale di Trump, che, secondo vari analisti, «è già iniziata in America latina».
ROBERTO LIVI
foto tratta da Pixabay