L’analisi schematica dei dati delle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia svoltesi il 29 aprile 2018 fornisce già alcune indicazioni di una certa importanza.
Due tendenze si confermano: quello del calo della partecipazione al voto nell’occasione delle elezioni regionali, costante in tutte le occasioni, a dimostrazione di una difficoltà dell’istituzione regionale nella raccolta del consenso; difficoltà che deriva anche in buona parte dagli episodi di malversazione che negli anni trascorsi hanno coinvolto esponenti di gran parte delle forze politiche dimostratasi attraverso l’inchiesta sulle cosiddette “spese pazze”.
La seconda tendenza conferma, nell’immediato post – elezioni politiche del 4 marzo scorso, uno spostamento verso destra con forte accentuazione leghista e un contraccolpo in negativo sul voto al M5S: naturalmente conta il fatto che la valutazione si verifica tra voto politico e voto amministrativo ma che per il M5S si stia già tracciando una curva al ribasso appare un fatto acclarato, almeno per questa fase.
L’analisi che si cercherà di sviluppare in questa sede presenterà, comunque, un limite: proprio quello di comparare esiti di elezioni regionali, quelle del 2013 e quelle del 2018, con elezioni politiche, quelle del 2018: ma l’importanza di livello nazionale che è stata attribuita a questo voto parziale (come era già accaduto per il Molise) costringe a questo tipo di valutazione che, per certi versi, può essere considerata “spuria” ma comunque senz’altro significativa al riguardo dello scopo che si intende perseguire al riguardo di una analisi del “trend” elettorale complessivo.
Partiamo dal dato della partecipazione al voto.
Nelle elezioni regionali del 21 e 22 aprile i 4 candidati alla presidenza regionale assommarono 554.943 voti su 1.099.334 elettrici ed elettori iscritti nelle liste (50,47%). Nelle elezioni politiche 2018 il totale dei voti validi è stata di 689.134 su 950.403 iscritte e iscritti (la differenza con le regionali deriva dalla questione del voto all’estero) per una percentuale del 72,50%. Regionali 2018: 549.390 voti validi per l’elezione a presidente della Regione (4 candidati come nel 2013) su 1.107.415 aventi diritto ( 49,61%).
La cifra complessiva dei voti validi per l’elezione del Presidente è quindi diminuita, tra il 2013 e il 2018, di 5.553 unità pari allo 0,86%: un dato sostanzialmente in linea fra le due elezioni.
Rilevante invece la differenza tra il dato delle elezioni politiche di Marzo e quelle Regionali di Aprile: nel frattempo si sono persi 139.774 suffragi per una percentuale del 22,89%, quasi un quarto degli aventi diritto: di conseguenza una diminuzione molto netta che sicuramente ha influito sui risultati.
Passiamo allora ai voti di lista.
Centro – Destra: lo schieramento di centro destra composto da Lega Nord (in questo caso il Nord è stato mantenuto nel simbolo), Forza Italia, Fratelli d’Italia, Autonomia Responsabile e lista d’appoggio per Fedriga ha ottenuto complessivamente 264.547 voti. I suffragi esclusivamente rivolti al candidato Presidente sono stati dunque 42.571 (13,86%). Alle elezioni politiche l’alleanza di centro – destra ha avuto 296.143 voti. Alle regionali 2013 lo schieramento che appoggiava l’allora candidatura Tondo ebbe 180.628 per liste e 209.457 per il Presidente (28.829 in più per il 13,76%).
Di conseguenza il centro destra ha avuto, nei voti di lista, un incremento di 115.519 voti fra le regionali 2013 e le politiche 2018 e di 83.919 tra le regionali del 2013 e quelle 2018.
Per quel che riguarda le singole liste la crescita della Lega Nord appare assolutamente evidente: nelle regionali 2013 il Carroccio ebbe 33.047 voti, saliti a 177.809 alle politiche del 2018 e scesi (a causa delle forte diminuzione nel totale dei voti validi) a 147.317 nelle regionali 2018.
Forza Italia (nel 2013 Popolo delle Libertà) ottenne 80.063 voti nelle regionali 2013: voti discesi numericamente a 73.598 nelle politiche 2018 e ancora a 50.894 nelle regionali 2018.
Fratelli d’Italia non era presente alle elezioni regionali 2013 (c’era La Destra con 6.173 voti); alle elezioni politiche 2018 ha ottenuto 36.958 voti discesi a 23.052 nelle elezioni regionali.
In totale le liste di centro – destra hanno perso tra Marzo e Aprile 2018 hanno perso 31.598 voti (su 139.774 voti validi in meno tra le due elezioni, quindi il 22,60%).
Partito Democratico e alleati: L’alleanza raccoltasi attorno al Partito democratico e alla candidatura Bolzonello comprendeva, alle regionali 2018, lo stesso PD, una lista di Sinistra, una lista d’appoggio intestata allo stesso Bolzonello e una lista slovena. Queste quattro liste hanno raccolto 110.094 voti contro i 144.361 ottenuti dalla candidatura a presidente (meno 34.267 voti pari al 23,74%. percentuale dei voti riservati al solo candidato presidente).
L’alleanza di centro sinistra nelle regionali 2013 aveva raccolto, tra le diverse liste, 155.547 mentre la candidatura Serracchiani ne aveva ottenuto 211.508 (una differenza di 55.961 voti pari al 26,45%).
Nelle elezioni politiche del Marzo 2018 l’alleanza realizzata attorno al PD (con LeU presentatisi autonomamente) aveva ottenuto 159.003 voti.
PD e alleati hanno dunque perduto tra il 2013 e il 2018 (regionali) 45.453 voti; tra le politiche 2018 e le regionali 2018 48.909 voti su 139.774 voti validi in meno (34,99%).
Per le singole liste: il PD è passato da 107.180 voti alle regionali 2013, a 129.112 alle politiche 2018 per scendere a 76.327 alle regionali 2018: 52.785 voti perduti in un mese.
Da segnalare come le liste alleate al PD nelle politiche del 2018 non fossero presenti alle Regionali ( 29.891 voti) mentre la lista di sinistra è scesa da 17.757 voti alle regionali 2013 (lista SeL) a 11.739 delle regionali 2018, dopo essere risalita con LeU alle politiche del Marzo 2018 a 22.079: un dimezzamento sostanziale nel giro di un mese.
Difficile quindi parlare di “tenuta del Pd e dei suoi alleati”.
Movimento 5 stelle. Il fenomeno del voto friulano al M5S è da analizzare attentamente. Persiste, infatti, in occasione del voto regionale un forte scarto tra il voto al candidato Presidente presentato dal M5S e il voto alla lista (dato del resto già notato in Molise e frutto di una forte propensione dell’elettorato Cinque Stelle verso la personalizzazione della politica). Nel 2013, elezioni regionali, infatti la candidatura Galluccio ottenne 103.135 voti e la lista 54.908 ( 48.227 suffragi di incremento pari al 53,23%), i voti della lista nelle politiche del 2018 salivano a 169.299, scendendo alle Regionali 2018 a 29.785 per la lista e a 62,775 voti per il candidato presidente (una differenza di 32.990 voti pari al 52,55%. Come già nel 2013 il candidato presidente del M5S ottiene due voti per sé per ogni voto destinato alla lista). In ogni caso, tra il mese di Marzo e il mese di Aprile 2018, il M5S ha perso 139.514 voti sulla lista e 106.524 voti sulla candidatura a Presidente. Una flessione secca sicuramente innegabile sulle cui cause, tra l’intreccio tra questioni locali e questioni nazionali, il Movimento è sicuramente chiamato a riflettere.
La quarta candidatura nel 2013 era stata espressa da Bandelli per “Un’altra regione” con 12.908 voti e nel 2018 da Sergio Cecotti per “Patto per l’Autonomia” con 23.696 voti (17.237 alla lista).
In conclusione da questa prima analisi si può cominciare a sostenere:
- la partecipazione al voto è stata sostanzialmente in linea tra le Regionali 2013 e quelle 2018, ma in netta flessione rispetto alle Politiche 2018;
- l’affermazione netta appartiene alla Lega Nord: quanto ciò influirà sull’esito delle trattative di governo a livello nazionale sarà da verificare, ma questo dato appare abbastanza incontrovertibile;
- il PD si restringe ulteriormente: considerata l’assenza, alle Regionali, delle forze alleate con i democratici alle politiche e l’inclusione nell’alleanza regionale di una forza di sinistra non si può non notare un ulteriore flessione;
- secco il calo fatto registrare tra Politiche e Regionali 2018 del M5S che, inoltre, dimostra ancora una forte differenza tra i suffragi raccolti dalla candidatura a Presidente e quelli raccolti dalla lista.
FRANCO ASTENGO
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