«I figli di Gezi Park difendono oggi la stessa battaglia»

Intervista all'ex parlamentare e scrittore Ertugrul Kurkçu: «L’obiettivo del governo è dividere l’alleanza curda con il fronte anti-Akp in vista delle presidenziali. Il regime potrebbe non aver previsto una resistenza popolare così ampia. Potrebbe dichiarare uno stato di emergenza non ufficiale in tutto il paese»

In Turchia i giovani sono scesi in piazza sin dai primi momenti delle manifestazioni contro la decisione di mettere in detenzione provvisoria il sindaco di Istanbul. In diverse città le e gli studenti hanno creato grandi cortei e hanno sfondato le barricate della polizia. Le giovani generazioni sono ancora in prima linea in tutte le proteste in vari angoli della Turchia.

«Come studente universitaria, credo che in Turchia debba esserci giustizia e libertà su internet», dice una giovane ai microfoni di Deutsche Welle. Un altro giovane, invece, afferma di essere in piazza per lottare per una Turchia da cui non sia più necessario fuggire.

«Sono qui perché voglio una Turchia in cui poeti, artisti e studenti non vengano arrestati. Una Turchia in cui nessuno finisca in prigione solo per una canzone e nessuno rubi ciò che appartiene al popolo», queste le parole di un altro manifestante che scende in piazza ogni giorno dal 19 marzo.

Redazioni sui social e canali televisivi realizzano servizi che raccontano la satira dei giovani: «I miei genitori non si preoccupano di me perché sono qui anche loro», «Mi fido più del mio ex che della giustizia in questo paese», «Cara generazione Z, quando ti arrabbi sei bellissima», «Siamo i fratelli minori di chi resisteva durante la rivolta di Gezi» e «Caro Erdogan, vuoi tre altri figli come me?», alcuni dei manifesti esposti dai giovani in piazza.

Gli affari interni della Turchia sono sempre più complessi, ma i giovani continuano a stare in piazza con idee chiare. In un servizio della redazione turca della Bbc, alcune voci si esprimono così: «Non sono qui per il sindaco, ma per la giustizia», «Siamo qui per il nostro futuro», «Ho 28 anni e ho sempre visto lo stesso partito al governo. Imamoglu era la mia speranza per il cambiamento, l’hanno arrestato. Sono qui per difendere il mio diritto di decidere».

In un’intervista esclusiva rilasciata al manifesto Ertugrul Kurkçu, ex parlamentare, scrittore e membro d’onore dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, risponde alle nostre domande sulla presenza dei giovani in piazza.

Perché oggi in piazza ci sono quasi tutti giovani?

Il motivo principale riguarda il loro futuro. Dopo 16 anni di studi, si trovano di fronte a un futuro incerto e vedono Erdogan come il principale responsabile. Hanno visto come la laurea del sindaco è stata facilmente annullata per impedirgli di candidarsi alle presidenziali. I giovani sanno quanto hanno sacrificato le loro famiglie per garantire loro una laurea e per questo hanno deciso di esprimere la loro rabbia. Si può dedurre che la presenza dei giovani sia sostenuta anche dalle loro famiglie: i vari esponenti del governo si sono rivolti ai genitori chiedendo loro di richiamare i figli dalla piazza.

Si può parlare di staffetta generazionale? I giovani di oggi hanno genitori che negli ultimi venti anni hanno provato a fare passi importanti per cambiare la situazione in Turchia.

I genitori di questi giovani hanno votato per Ekrem Imamoglu, eleggendolo sindaco di Istanbul nel 2019 e 2024. Ora i giovani vogliono poter votare nel 2028 per Imamoglu, affinché il sindaco eletto dai loro genitori diventi presidente. Per questo, si oppongono alla strumentalizzazione del sistema giuridico.

Mentre Ankara dialoga con Abdullah Öcalan, accusa il sindaco di Istanbul di legami con il Pkk. Questo potrebbe influenzare le manifestazioni, creando polarizzazione e malcontento?

Il governo centrale cerca una «pace riservata» con i curdi, ma non intende risolvere i loro problemi. L’obiettivo è dividere l’alleanza curda con altri partiti d’opposizione, soprattutto nelle metropoli, per indebolire quel fronte in vista delle elezioni presidenziali. Il movimento curdo sta cercando di gestire la situazione, mantenendo le richieste attuali e contrastando il «complotto del silenzio» sulla questione curda. Allo stesso tempo, i curdi supportano la resistenza di Istanbul, mentre Ankara accusa Imamoglu di legami con il Pkk per screditarlo e minare il suo sostegno.

In questo quadro abbastanza confuso, in cosa potrebbe trasformarsi la presenza dei giovani in piazza?

Il regime potrebbe non aver previsto una resistenza popolare così ampia. Tuttavia, come accaduto durante Gezi Park, si aspetterà che il movimento si stanchi, evitando la violenza e cercando di disperdere la protesta. Intanto, tenterà di spezzare le speranze a breve termine del Chp mettendo Imamoglu in prigione. Potrebbe essere dichiarato uno stato di emergenza non ufficiale in tutto il paese per indebolire la partecipazione alle primarie di domenica (oggi, ndr), con sabotaggi ai trasporti pubblici e alle comunicazioni.

MURAT CINAR

da il manifesto.it

foto: screenshot tv

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Turchia e Kurdistan

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