Di tutti i presìdi dell’ultimo anno sotto al Ministero dell’Istruzione, non c’è dubbio che quello dei docenti di sostegno sia stato il più partecipato, fino a ora. Centinaia di persone provenienti da tutta Italia hanno gridato per oltre tre ore «vergogna» all’indirizzo di Valditara, il ministro che è riuscito a peggiorare la già complicata situazione dei precari della scuola.

La manifestazione è stata indetta dai coordinamenti dei docenti di sostegno Cdss e Cds con Flc Cgil, Cobas, Uil Scuola Rua e Gilda, non solo sui temi del precariato e delle abilitazioni a pagamento ma anche per il provvedimento del ministro che prevede che siano i genitori dei ragazzini con disabilità a confermare, assieme al dirigente, il docente di sostegno con la motivazione che questo garantirebbe la continuità.

«Non capisce i meccanismi delle scuole -dice Claudia, insegnante in provincia di Latina – Non ci serve la conferma da parte delle famiglie perché le scuole lavorano già sulla continuità, io da precaria ho portato una ragazzina dalla prima media alla terza, proprio per questo. Poi non si tiene conto del fatto che il docente in questione è dipendente dello Stato, non della famiglia. Il reclutamento di un rappresentante dello Stato deve avvenire all’interno del sistema delle Graduatorie Provinciali, garanzia di trasparenza contro ogni forma di clientelismo».

«Anzichè trovare questi escamotage a carattere discrezionale, ci mettesse a tempo indeterminato», continua Claudia. Anche i docenti di sostegno, come gli altri precari, lamentano di essere scalvalcati nelle graduatorie. E anche questo è vero: quest’anno tutti i nodi del continuo mutare delle regole del reclutamento sono venuti al pettine.

I gruppi di precari della scuola sono tutti divisi tra loro dal percorso effettuato ma ognuno di loro ha ragione nel denunciare ingiustizie. Riguardo al sostegno, per esempio, Valditara ha deciso di inserire in graduatoria a pettine anche coloro che hanno ottenuto l’abilitazione all’estero. L’equipollenza dei titoli ha permesso a molte persone di scalare nelle posizioni. Poi c’è chi ha fatto i corsi di specializzazione banditi dalle università e chi quelli Indire.

«Equiparare questi due corsi è impossibile, le differenze sono nette – dicono i docenti di sostegno in presidio a Viale Trastevere – prima di tutto la mancanza di prove preselettive, gli esami in itinere e la prova finale in presenza. Aggiungere 96 mila docenti specializzati nelle Gps già sature aumenterebbe solo il numero dei precari, e creerebbe ulteriore frustrazione tra i precari, nessuno escluso, già al colmo della sopportazione. A pagare le conseguenze saranno in primis gli alunni con disabilità».

«È una sanatoria: con questi corsi light Valditara strizza l’occhio a chi ha conseguito i crediti all’estero, ma noi che abbiamo fatto un percorso riconosciuto non possiamo pagare per questo casino», spiega Alessio che chiede l’aggiornamento dell’organico di diritto sul sostegno: «i posti spettanti sono ridicoli rispetto al numero dei ragazzini con disabilità certificate che invece cresce di anno in anno».

Filomena è venuta al presidio da Napoli, «ho fatto per 4 anni su e giù con Roma ogni giorno, non è una passeggiata. Ora ho 54 anni e sono ancora precaria». «Basta fare il portafoglio del governo, vogliamo anche noi permetterci di mandare i figli all’università», chiosa Marco.

Ragiona Stefania: «è stato creato scientemente un sistema per dividere, non me la sento di fare una colpa al collega che ha avuto i soldi per fare i corsi all’estero o le università private. Prima il Mim accredita gli enti, poi li indaga, ma se il corso non vale gli restituiscono i soldi spesi? Io chiedo di non trascinarci in una guerra tra poveri in cui va avanti solo chi recupera due soldi per ottenere le certificazioni che cambiano ogni anno».

Che poi due soldi non sono: lei ha speso già 3350 euro per la specializzazione e altri 1500 per l’abilitazione. Dalila ha speso fino a ora 4332 e «gliene devo altri 1200 – racconta- tutto sulle spalle delle nostre famiglie di origine. Non sto prendendo l’abilitazione sulla materia perché non posso chiedere altri 2 mila euro a mio padresenza avere la certezza del lavoro».

Stefania si autodenuncia: «faccio lezioni private a nero, sennò, lavorando solo da ottobre a giugno, non riesco a pagare neanche il condominio ed è inconcepibile che debba anche pagare per poter entrare di ruolo». Chiuso nel ministero, intanto Valditara ha mandato un messaggio agli studenti e al personale della scuola. «Cari, va tutto bene», la sintesi.

LUCIANA CIMINO

da il manifesto.it

foto: screenshot ed elaborazione propria