La riscoperta della borghesia è un abile tentativo per accreditare il Movimento 5 Stelle come forza di lotta e di governo allo stesso tempo. La mossa di Beppe Grillo è abile, sottrae alla piazza di Torino dei “SI’ TAV” un ruolo quasi di popolo e le attribuisce una eterodirezione per l’appunto “borghese”, quindi legata agli interessi della classe dominante.
Paroloni marxisti, vecchi retaggi del passato, dirà qualcuno. Che dicano pure.
Prescindendo dalle convinzioni di Beppe Grillo, bisogna dire che non tutti i “NO TAV” sono pentastellati o simpatizzanti del movimento che governo l’Italia insieme alla Lega di Matteo Salvini. Ben prima che esistesse il Movimento 5 Stelle, le lotte dei NO TAV avevano un carattere popolare molto vicino ad una critica classista, quindi ad una interpretazione del progetto in questione come del resto si trova a manifestarsi: una “grande” opera che serve non ad accrescere la ricchezza ed il bene comune ma bensì a favorire i privati, i commerci e gli utili di aziende transnazionali che vogliono arrivare sempre prime sul mercato e che utilizzano l’alta velocità non perché siano virtuose del trasporto su rotaia piuttosto di quello su gomma, ma soltanto perché conviene loro.
Pazienza se per fare ciò bisogna forare per quasi 60 km una valle, provocare probabili fuoriuscite di materiali come l’amianto, mettere a rischio un ecosistema incontaminato a cominciare dalle falde acquifere.
La “grande opera”, dice la piazza di Torino degli oltre trentamila guidati dalla borghesia, serve a ridare lustro alla prima capitale d’Italia e serve a rivitalizzare economicamente tutta la vita della cintura torinese.
Insomma, servirebbe di più alla comunità piemontese, dunque all’Italia intera che entrerebbe a far parte con la Francia della famiglia dei grandi collegamenti (che peraltro già esistono e passano dalla Svizzera) ad alta velocità.
Il TAV, dunque, è una battaglia dirimente, che oltrepassa i confini della sua definizione tecnica e diventa politica perché separa differenti visioni di sviluppo di una intera regione, di una vallata storica per il Piemonte.
Da un lato chi come noi ha sempre sostenuto l’inutilità, soprattutto oggi, del progetto e della sua realizzazione; dall’altra coloro che oggi, davanti alla minaccia rappresentata dalle posizioni NO TAV dei grillini, scende in piazza e scopre un Piemonte da difendere da un antimodernismo di cui, solitamente, molti decenni or sono erano sempre e solo accusati i comunisti.
Noi eravamo quelli contrari al nucleare. E lo rimaniamo. Eravamo quelli contrari al MOSE: e rimaniamo sempre tali.
Eravamo quelli contrari alle basi della NATO: convintamente restiamo antimilitaristi, antiNATO e per uno sviluppo dei popoli fondato non sui cacciabombardieri ma sul potenziamento dei servizi sociali, dello stato-sociale… questo sconosciuto, ormai.
Dunque, oggi i grillini si trovano un poco nella posizione dei comunisti senza essere lontanamente tali, anzi essendone l’opposto: contro ogni ideologia, bestia brutta. Volersi attaccare ad una visione politica e sociale inseme del mondo. Basta quella tecnica dell’onestà come programma politico e sociale insieme. Basta fermarsi, nel capitalismo al capitalismo stesso, accettare sfruttamento del lavoro, profitto, processo produttivo come elementi strutturali da non disturbare, da mantenere tali.
Si può mettere in discussione l’eccesso che ogni tanto il capitalismo produce: la voglia di grandi opere? Va ridimensionata. Giusto qualche correttivo. Qui non siamo nemmeno alle timide riforme di struttura del vecchio socialismo del Pentapartito.
Ci troviamo innanzi ad una nuova forma di riformismo, inclassificabile: ed è la vera chiave di volta di un consenso che ora sta scemando perché quando si proclama la “purezza” del movimento, il suo non volersi alleare mai con nessuno, ma conquistare il potere in uno splendido isolamento e poi però ci si trova costretti a fare davvero politica, quindi a scendere a compromessi e compromissioni (le seconde fanno correre grossi rischi di credibilità), si finisce con il contraddire palesemente le originarie posizioni intransigenti declamate in una sorta di permanente campagna elettorale.
Così accade in Puglia per il NO TAP, così rischia di accadere per il NO TAV in Valle di Susa.
Accusare la borghesia di fare il suo mestiere è un esercizio di retorica anche apprezzabile per la retorica stessa: ma fine a sé medesimo. Scalda un po’ gli animi nei dibattiti televisivi e consente a chi non aveva mai osato affermare che l’opera “grande” facesse del bene alla comunità di poterlo oggi dire in nome proprio dei valori della borghesia.
Sarebbe dunque questo quello che dovremmo aspettare in un lontano (non si sa mai…) futuro se dovessero governare sinistre e comunisti? Probabilmente sì. Ma tutto si fermerebbe sulla soglia di quelli che Marx spesso evocava, perché presenti sempre: i rapporti di forza tra le classi, per l’appunto. Il Movimento 5 Stelle non fa della lotta contro il TAV un punto di avversione di classe. Non c’è scontro tra pubblico e privato, ma solo un calcolo sui “costi e benefici”. Tutto si riduce, alla fine, ad un mero esercizio di governo dell’esistente, di gestione quasi amministrativa e non politica.
Il NO è politico, indubbiamente. Ma, come per quanto riguarda la manovra economica respinta dall’Europa e fortemente criticata dalla Corte dei Conti e dagli uffici parlamentari, dovranno essere inseriti i cosiddetti “correttivi”, altrimenti rischia di saltare il governo. Nel nome della “governabilità” e della stabilità, che sarà chiamata “prima gli italiani” oppure “fare il bene del popolo” con la “manovra del popolo”, tutto potrebbe aggiustarsi, anche perché la cosiddetta “borghesia” che ha guidato la manifestazione di Torino non si augura di dover riorganizzare un ennesimo incontro di piazza. Così è stato detto ad “Otto e mezzo”. Troppi sforzi.
Vedete che si tratta di borghesi? Noi non avremmo mai detto: “Speriamo di non dover manifestare più”. Noi avremmo, da perfidi sovversivi quali siamo, minacciato altre sfilate per le vie di Torino.
Ed infatti i NO TAV arrivano… Ecco la manifestazione. Si ricomincia: contro la borghesia, ideologicamente e sempre e solo dalla parte del bene comune.
MARCO SFERINI
13 novembre 2018
foto tratta da www.notav.info