Greta Garbo. Il fascino del mistero

A HOLLYWOOD. La rivalità con Marlene Dietrich, i capolavori Mata Hari, Grand Hotel e una crescente consapevolezza
Greta Garbo

SECONDA PARTE

La Metro-Goldwyn-Mayer fu l’ultima “major” a passare al sonoro e scelse di festeggiare il nuovo mezzo producendo un film con tutte le sue stelle ad interpretare piccoli sketch. Si intitolava The Hollywood Revue of 1929 (Hollywood che canta) e vide la partecipazione, tra gli altri, di Buster Keaton, Joan Crawford, Stan Laurel e Oliver Hardy, John Gilbert, Marie Dressler. C’erano praticamente tutti. Tutti tranne tre. Non fecero parte del progetto Lon Chaney, maestro delle trasformazioni e dell’horror che aveva da poco scoperto di avere un tumore alla gola, Ramón Novarro e Greta Garbo che avevano un forte accento straniero. Questa la preoccupazione della MGM.

Il passaggio dal muto al sonoro non fu, infatti, indolore per molte stelle di Hollywood e la MGM, che su Greta Garbo aveva investito molto, temeva che la sua voce potesse comprometterne il successo. Per questo motivo l’attrice svedese aveva recitato in diversi film muti nonostante l’avvento del sonoro. Ma sul finire del 1929 i produttori ebbero un’idea, portare sul grande schermo “Anna Christie”, un dramma teatrale di Eugene O’Neill, che valse all’autore il Pulitzer, e fare della protagonista una ragazza di origini svedese. La regia venne affidata a Clarence Brown.

1. Anna Christie (1930) di Clarence Brown

Dal 14 ottobre al novembre 1929 si volsero le riprese del film. Il 21 febbraio del 1930, dopo una prima tenuta a Los Angeles il 22 gennaio, venne distribuito Anna Christie, accompagnato dallo slogan “Garbo Talks!”. Garbo parla.

Anna Christie (Greta Garbo), una prostituta che vuole redimersi in città, torna dal padre marinaio (George F. Marion) e incontra Matt Burke (Charles Bickford) un naufrago scozzese che, ignaro del passato della ragazza, vuole sposarla.

Seconda versione cinematografica del dramma di O’Neill (la prima del 1923 venne diretta da John Griffith Wray insieme a Thomas Harper Ince e interpretata da Blanche Sweet), Anna Christie è spesso considerata un’opera femminista “ante litteram” capace di elevare Greta Garbo, che dopo un quarto d’ora pronuncia la sua prima indimenticabile battuta “Gimme a whisky, ginger ale on the side, and don’t be stingy, baby!” (“Portami del whisky con del ginger ale e non essere tirchio, dolcezza!”).

Il film ottenne un grande successo e portò all’attrice svedese la prima Nomination all’Oscar. Dallo stesso soggetto, utilizzando le stesse scenografie, tra il luglio e l’agosto del 1930, venne girata anche una versione tedesca di Anna Christie diretta da Jacques Feyder con ancora Greta Garbo protagonista. Secondo i critici dell’epoca una pellicola migliore rispetto alla versione americana. Leggendaria anche in tedesco la prima frase dell’attrice, “Whisky, aber nicht zu knapp!”.

Contemporaneamente Greta Garbo recitò in Romance (Romanzo, 1930) ancora diretta da Clarence Brown.

2. Romanzo (1930) di Clarence Brown

Madame Rita Cavallini (Greta Garbo), una cantante d’opera italiana, è legata all’anziano magnate Cornelius Van Tuyl (Lewis Stone), ma si innamora, o almeno crede, del giovane e ingenuo seminarista Tom Armstrong (Gavin Gordon). Sentimento che porta la donna a filosofeggiare e a riflettere sul senso della vita e dell’amore.

Una delle pellicole meno note di Greta Garbo, affiancata da un ottimo Gavin Gordon, che attraverso l’uso del flashback tratteggia una riflessione non scontata per l’epoca. Nuovo successo di pubblico e nuova nomination all’Oscar per l’attrice. La statuetta la vinse Norma Shearer per la sua interpretazione in The Divorcee, ma Greta Garbo rimane ad oggi, insieme alla stessa Shearer, l’unica attrice nella storia ad essere candidata due volte nello stesso anno, nella stessa categoria, per due film diversi, Anna Christie e Romance.

Il successo travolgente della diva svedese spinse la Universal, storica rivale della MGM, a cercare un’attrice da contrapporle. La trovò in Germania. Il suo nome era, come noto, Marlene Dietrich.

Marlene Dietrich giunse negli USA nell’aprile del 1930 e per il lancio del suo primo film hollywoodiano Morocco (Marocco), nelle sale dal 14 novembre 1930, la Paramount replicò al “Garbo parla” della MGM, con “Marlene parla e canta”. La rivalità era appena all’inizio. Greta, la diva algida e misteriosa, contro Marlene, la diva peccaminosa e conturbante; la prima i ruoli da vamp li recitava, spesso controvoglia, la seconda li viveva.

Il successivo film con Greta Garbo fu Inspiration (La modella) sempre diretta da Clarence Brown, distribuito dal 31 gennaio 1931.

3. La modella (1931) di Clarence Brown

Yvonne Valbret (Greta Garbo) è una bellissima modella che ama frequentare la vita bohémien parigina, ed ama intrattenersi con molti artisti. La sua vita cambia quando conosce e si innamora di André Montell (Robert Montgomery) un giovane studente avviato alla carriera diplomatica. Per lui rinuncia a Parigi, impara a cucinare, per poi farsi da parte pur di non comprometterlo.

Vagamente ispirato a “Sapho” di Alphonse Daudet, il film non è tra i migliori dell’attrice svedese, ma Greta Garbo “con i morbidi capelli bagnati di luce” non si dimentica.

Greta Garbo era chiamata dal contratto MGM a recitare più film all’anno. Il 31 ottobre del 1931 uscì Susan Lenox Her Fall and Rise (Cortigiana) diretto da Robert Z. Leonard con un giovane Clark Gable, senza gli iconici baffetti e prima dell’interpretazione di Rhett Butler che lo avrebbe reso immortale.

Disprezzata dallo zio (Jean Hersholt) e lasciata da Rodney Spencer (Clark Gable), l’uomo che le ha fatto scoprire l’amore e che sperava di sposare, l’orfana Helga (Greta Garbo) decide di fuggire da un matrimonio combinato con un bruto e di cambiare nome in Susan Lenox. Ingannata da alcuni uomini finisce, tuttavia, in un bordello a Panama, usa il suo fascino per farsi strada, diventa l’amante del politico americano Mike Kelly (Hale Hamilton), ma non dimentica Rodney che riesce a raggiungere in Sud America.

4. Cortigiana (1931) di Robert Z. Leonard

Un melodramma di peccato e redenzione che si regge sui due interpreti principali e, in particolare, sulle capacità seduttive di Greta Garbo. La frase nel finale “Noi siamo come due zoppi, due storpi che soltanto insieme riescono a camminare” non è tra le più romantiche della storia.

Ma c’era una storia che la MGM voleva portare sul grande schermo. In particolare la storia di una spia. Appena saputa la notizia la Paramount realizzò in pochissime settimane un film con Marlene Dietrich nei panni di una informatrice che spezzava i cuori, Dishonored, ma di spia sexy e sensuale, ce n’era stata una per davvero. Il suo nome era Margaretha Geertruida Zelle una danzatrice olandese che dal 1905, dopo la sua esibizione in una danza dai sapori esotici, si faceva chiamare Mata Hari, che in malese significa “occhio del giorno”, cioé il sole. Nel corso della Prima guerra mondiale la donna fu accusata di tradimento e spionaggio in favore della Germania, condannata a morte e fucilata nel 1917. La sua colpevolezza fu in seguito messa in discussione facendo diventare la figura di Mata Hari quasi leggendaria.

5. Mata Hari

Per la regia venne chiamato George Fitzmaurice, attivo fin dagli anni Dieci, ma celebre soprattutto per aver diretto Rodolfo Valentino in The Son of the Sheik (Il figlio dello sceicco, 1926). Il principale ruolo maschile venne interpretato da Ramón Novarro, una delle colonne della MGM dai tempi di Ben Hur . Il ruolo di Mata Hari, ovviamente, fu di Greta Garbo, che non dimenticava come la famosa spia fosse stata interpretata sul grande schermo anche da Asta Nielsen, suo modello di riferimento, nel film Die Spionin (1920) di Ludwig Wolff. Il 26 dicembre del 1931 uscì Mata Hari.

A Parigi nel 1917 si esibisce e fa strage di cuori la danzatrice Mata Hari (Greta Garbo) che conquista anche il generale russo Shubin (Lionel Barrymore). Nessuno sospetta che l’affascinante donna dal nome esotico, sia in realtà una spia tedesca. Soltanto il capo del controspionaggio francese Dubois (C. Henry Gordon) ne ha la certezza, ma non le prove (un militare nella scena iniziale del film, interpretato da Mischa Auer, preferisce la fucilazione al tradimento nei confronti della danzatrice). Quando giunge dalla Russia il tenente Alexis Rosanoff (Ramón Novarro), la donna ha il compito di circuirlo per rubargli degli importanti documenti, ma se ne innamora. Shubin, geloso, manda a monte il piano, lei lo uccide e sparisce, per poi, saputo che Rosanoff è rimasto ferito, correre in ospedale. Arrestata dal controspionaggio francese, per non coinvolgere l’amato, Mata Hari rinuncia a difendersi e accetta la condanna a morte.

6. Mata Hari (1931) di George Fitzmaurice

Una delle spy story più note della storia del cinema, sceneggiata da Benjamin Glazer e Leo Birinsky. “All’epoca ottenne poco successo di critica, sia per una certa nebulosità dell’intreccio, sia per la non convincente interpretazione della Garbo” (Mereghetti). In realtà, proprio grazie all’attrice svedese, Mata Hari fissò un modello di donna fatale imprescindibile per il cinema a venire.

Il film, il primo con Greta Garbo ad essere distribuito doppiato, ebbe problemi con la censura per la scena dell’esecuzione e per quella in cui la Garbo esercita su Navarro un potere maggiore della Vergine Maria ritratta in un quadro nella camera da letto. La scena più celebre rimane, tuttavia, quella in cui Mata Hari si esibisce in una sensuale danza che la porta tra le numerose braccia di un idolo orientale e accenna un velato strip-tease. Quest’ultima scena pare sia stata interpretata da Karen Morley, Carlotta nel film, che aveva già lavorato con Greta Garbo in Inspiration e che da li a poco sarebbe stata perseguitata in quanto militante comunista.

Forte dei successi al botteghino e delle sensuali interpretazioni, Greta Garbo venne eletta la star femminile più popolare negli Stati Uniti nel 1930 e 1931. Di stelle la MGM ne aveva tante e decise di farle interagire insieme. La Divina, John Barrymore, Joan Crawford, Wallace Beery e Lionel Barrymore recitarono insieme in Grand Hotel diretti da Edmund Goulding, già regista dell’attrice svedese in Anna Karenina. Gestire quel cast, tra litigi e gelosie, non fu semplice nonostante la produzione fosse completamente nelle mani di Irving Thalberg. Il 12 aprile 1932 uscì Grand Hotel (alla Prima partecipò anche Marlene Dietrich).

7. Grand Hotel (1932) di Edmund Goulding

Nella Berlino del 1928, al Grand Hotel, il barone Felix von Geigern (John Barrymore), rovinanto finanziariamente e decaduto a topo d’alberghi, salva dal suicidio madame Grusinskaya (Greta Garbo), una ballerina russa in declino, e se ne innamora. Per partire con lei, deruba l’industriale Preysing (Wallace Beery), che lo uccide. La stenografa di quest’ultimo Flaemmchen (Joan Crawford) ripiega così sul timido e malconcio impiegato Otto Kringelein (Lionel Barrymore) arricchitosi col gioco. Mentre madame Grusinskaya, ignara del delitto, lascia l’albergo convinta che von Geigern la aspetti in stazione.

Tratto dal romanzo “Menschen Im Hotel” di Vicki Baum, che ebbe parole d’elogio per Greta Garbo (“Ha compiuto qualcosa che pochi si aspettavano da lei. Ha adattato se stessa ad un intreccio e ad un cast, e ha dato un’interpretazione notevole la dove il suo ruolo era opposto alla sua personalità”), il film è un celebre melodramma che, oltre a remake e omaggi, diventò il prototipo per i film interpretati da più stelle con storie parallele che si intrecciano.

Gran Hotel si aggiudicò l’Oscar per il Miglior film nel 1932, venne inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 2007 e una battuta pronunciata da Greta Garbo è entrata nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi; “I want to be alone” (“Voglio essere sola”).

8. Greta Garbo e John Gilbert

L’attrice svedese voleva stare sola per davvero, elemento che andava a rafforzare l’alone di fascino e mistero che circondava la sua figura. Nella realtà Greta Garbo affrontava con sempre maggiore frequenza crisi depressive, voleva tornare in Svezia e non voleva saperne di sposarsi. Già perché, per mettere a tacere le crescenti voci sulla sua omosessualità, fuori dal set vestiva sempre in abiti maschili e spesso si faceva rivolgere a lei al maschile, la MGM le aveva proposto con insistenza un matrimonio di convenienza con John Gilbert, attore che Greta aveva amato per davvero, elemento frequente nell’Hollywood dell’epoca. Le stelle dovevano essere single per essere desiderate, al massimo sposate, ma mai omosessuali o bisessuali. Li chiamavano i “Lavender marriage”, i matrimoni alla lavanda perché quello era il colore dell’omosessualità. Chi si rifiutava rischiava la fine della carriera, come successe a William Haines quando decise di non lasciare il compagno Jimmy Shields. La maggior parte sottostava. Il caso forse più celebre, anni dopo, fu quello di Rock Hudson che, turbato dalle voci secondo cui la rivista “Confidential” stava progettando di denunciare la sua omosessualità, sposò Phyllis Gates, una giovane impiegata dal suo agente.

La MGM aveva pronto tutto, inclusa una villa dove i due divi avevano già vissuto insieme, ma Greta Garbo disse no, “I want to be alone”.

Ma a Hollywood chi era omosessuale o bisessuale non aveva vita facile, ancor più in quegli anni attraversati da eccessi, bizzarrie, scandali e perfino omicidi.

Nel 1921 Roscoe Arbuckle detto Fatty, all’epoca più pagato di Charlie Chaplin e Buster Keaton, era stato accusato dell’omicidio dell’attrice Virginia Rappe durante una festa (l’episodio, e più in generale quel clima, è richiamato nel film Babylon); nel 1922 William Desmond Taylor, direttore della Paramount Pictures, venne ucciso con un proiettile partito dal giardiniere di Mabel Normand (il nome di Norma Desmond di Sunset Boulevard nasce dall’unione dei due nomi); la prima attrice di Chaplin venne coinvolta anche nell’omicidio del petroliere e magnate Courtland Dines insieme ad un’altra attrice di Chaplin Edna Purviance; nel 1924 il regista Thomas Harper Ince venne ucciso in crociera da un proiettile, pare, proprio indirizzato a Charlie Chaplin (segnalo a tal proposito Hollywood Confidential di Peter Bogdanovich).

9. William Harrison Hays

Agli eccessi pubblici e privati delle star si univano le considerazioni fatte da gruppi religiosi, pronti a boicottare le sale, per pellicole definite oltraggiose, offensive, contro il pudore e la religione. Per questo la Motion Picture Producers and Distributors of America, l’associazione di produttori e distributori fondata nel 1923, stilò prima una lista delle star che non potevano apparire sullo schermo, tra queste la già citata Mabel Normand, poi il presidente, un avvocato già direttore delle poste per i Repubblicani, scrisse insieme ad un sacerdote cattolico e un padre gesuita, un codice di comportamento dentro e fuori le sale che prese il nome del direttore stesso. Era il “codice Hays”.

Attivo dal 1930, per poi divenire sempre più vincolante quattro anni dopo, il codice di William Harrison Hays era una sorta di “autodisciplina morale” che vietava l’uso di parole come “Dio”, “Signore”, “Gesù”, “Cristo” (se non in contesti religiosi), le nudità anche in silhouette, il traffico di droga, azioni che potessero mettere in ridicolo il clero e la polizia, e le “perversioni sessuali”, tra queste l’omosessualità. In sostanza veniva messa al bando l'”immoralità” sia sullo schermo che nella vita privata degli attori e delle attrici.

Greta Garbo trovò così “rifugio” nel “Sewing circle”, il circolo del cucito, ideato dall’attrice Alla Nazimova e animato da Marlene Dietrich. Un circolo privato dove si riunivano, amavano e lottavano attrici lesbiche e bisessuali. Nel circolo del cucito, al di là della sempre chiacchierata relazione con la diva tedesca, Greta Garbo entrò in particolare sintonia con la poetessa Mercedes de Acosta.

10. Mercedes de Acosta

La donna oltre a divertirsi poneva nel “circolo” tematiche e questioni importanti, ancor più dopo la crisi del 1929, muovendo una critica feroce alla “società fondata sul dollaro, in crisi, priva di valori e di etica”. Una crisi a cui le donne collettivamente dovevano e potevano rispondere. Greta Garbo era sempre più affascinata. Assieme parlavano anche di esoterismo. “Siamo sorelle spirituali” dicevano spesso.

Grazie a quel circolo e al rapporto con Mercedes de Acosta in particolare, Greta Garbo riuscì a superare le crisi depressive che la tormentavano e ad avere una maggiore consapevolezza sui suoi film, sulle sue parti. La poetessa le fece conoscere molti testi, tra questi “Come tu mi vuoi” di Luigi Pirandello, che La Divina propose alla MGM. La “major” accettò anche perché Greta Garbo era in scadenza di contratto e non potevano permettersi il lusso di perderla. Il 28 maggio 1932, per la regia di George Fitzmaurice, uscì As You Desire Me (Come tu mi vuoi).

11. As You Desire Me (1932) di George Fitzmaurice

Budapest. L’alcolizzata cantante di night Zara (Greta Garbo), amante del geloso scrittore Carl Salter (Erich von Stroheim), viene riconosciuta dal pittore Tony Boffie (Owen Moore) come Maria, moglie del conte Bruno Varelli (Melvyn Douglas), scomparsa dieci anni prima e vittima di amnesia a causa della guerra. Zara segue Tony in Italia nella tenuta dei Varelli, conosce Bruno e se ne innamora, anche se non ricorda nulla del proprio passato. Ma è davvero lei Maria? Salter si presenta da Varelli con un’altra donna, trovata in un manicomio di Trieste, che potrebbe essere la vera moglie del conte.

Il film, l’unico in cui Greta Garbo compare con i capelli biondo platino (nelle scene iniziali), ragionò sul tema dell’identità. Greta Garbo, grazie al circolo, grazie a Mercedes, stava trovando la sua. E per rifletterci, dopo averlo minacciato per anni, partì davvero per tornare in Svezia.

MARCO RAVERA

redazionale

LA Terza PARTE USCIRà il 27 dicembre


Bibliografia
“Greta Garbo. Star per sempre” di Italo Moscati – Lindau
“Marlene Dietrich. I piaceri dipinti” di Sergio Arecco – Le Mani
“Fuori i rossi da Hollywood” di Sciltian Gastaldi – Lindau
“Enciclopedia Rizzoli Larousse”
“Guida al film” a cura di Guido Aristarco – Frabbri Editori
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

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