Il ritorno di Alba Dorata nel parlamento greco è avvenuto in maniera clamorosa, con 241.631 voti e ben 12 deputati, tutti uomini. L’unica candidata donna non solo non è stata eletta, ieri ha anche ricevuto l’espulsione dal partito perché si è scoperto che era iscritta a OnlyFans. La nuova denominazione del gruppo neonazista è «Spartani», formazione nata nell’ombra nel 2017.

A capo c’è un certo Vassilis Stighas, 59 anni, di professione incerta, mentre costante è la sua lunga militanza nell’estrema destra: negli anni novanta aderì all’effimero partitino «Primavera politica» fondato dall’ex ministro degli Esteri Antonis Samaras in rotta con l’allora premier Konstantinos Mitsotakis, padre di Kyriakos, sul problema della Macedonia ex jugoslava.

La «Primavera» è un fiasco e l’uomo trasloca subito nel partito di estrema destra Laos, di cui molti deputati sono poi diventati ministri con Mitsotakis. Dopo qualche anno il Laos si frantuma e Stighas segue un partitino centrista ora disciolto, per finire presto a «Coscienza popolare nazionale» di Yannis Lagos, un altro ex caporione di Alba Dorata. Ci resta fino a quando non dà vita agli «Spartani», scegliendo come simbolo l’elmo che adorna la squadra amatoriale di pallacanestro «Spartans Bc».

A urne chiuse Stighas si è affrettato a ringraziare il leader di Alba Dorata Elias Kassidiaris che dal carcere aveva esortato i suoi seguaci a votare gli Spartani. Dopo l’esito elettorale Kassidiaris ha postato su Twitter un testo prolisso e delirante in cui sostiene che l’entrata di questo partito in parlamento «rappresenta un trionfo senza precedenti e allo stesso tempo una débâcle del sistema di potere».

Mitsotakis da parte sua ha respinto, come sempre, ogni responsabilità per il ritorno dei neonazisti in parlamento: «È un residuo della legge proporzionale», ha dichiarato. Peccato che i neonazisti e gli altri due partitini di estrema destra («Niki» e «Soluzione Ellenica») ce l’abbiano fatta grazie al sistema maggioritario da lui voluto.

Ma c’è anche un altro grande interrogativo su questa vicenda, una domanda che il sistema informativo greco non osa porre. Riguarda il perché Kassidiaris, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, disponga di telefono cellulare e connessione internet e dalla sua cella, oltre a indirizzare e gestire i suoi seguaci, abbia potuto fondare qualche tempo fa il partito «Greci per la patria», a cui è stata impedita la partecipazione alle elezioni.

Chi ha permesso al caporione neonazista di svolgere apertamente queste attività, vietate a tutti gli altri detenuti? Il precedente governo Mitsotakis non ha alcuna responsabilità? Il ministro della Giustizia uscente, il medico Kostas Tsiaras, non era al corrente di quello che succedeva nella cella di Kassidiaris?

Mitsotakis stesso ha incluso nel suo precedente governo ex sostenitori dei Colonnelli, ultra-nazionalisti, antisemiti, razzisti e vecchi squadristi. I quali spesso tracciano la linea dell’esecutivo: repressione poliziesca di qualsiasi movimento, respingimenti e stragi di migranti, xenofobia, maschilismo e nazionalismo a tutto spiano, censura Tv, volgarità, minacce e insulti verso qualsiasi elemento progressista. A volte persino rispolverando la retorica anticomunista della guerra civile.

Si sperava che questa destra oscurantista e violenta fosse estinta insieme con al regime dei Colonnelli, Mitsotakis ha provveduto a riportarla in vita.

DIMITRI DELIOLANES

da il manifesto.it

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