Oggi davanti ai cancelli della Gkn in via Fratelli Cervi 1 a Campi Bisenzio (Firenze) il Collettivo di fabbrica accoglierà i manifestanti da tutta Italia che hanno risposto all’appello a continuare la protesta contro la chiusura dello stabilimento e i 422 licenziamenti decisi il 9 luglio scorso dalla multinazionale proprietà del fondo americano Melrose Industries.
«Il nostro slogan – hanno scritto gli operai nell’appello che ha indetto la manifestazione di «solidarietà nazionale»- non è soltanto “la Gkn, non si tocca”, ma è il motto che viene dalla Resistenza fiorentina: “Insorgiamo”. Perché i periodi bui capitano nella storia, ma prima o poi vengono spazzati via da un moto di indignazione e dalla sensazione che improvvisamente pervade la società che “così non si può andare avanti”».
Sono puntuali le indicazioni fornite sui social dal comitato di fabbrica per raggiungere lo stabilimento e manifestare «in carne ed ossa» la grande solidarietà giunta da tutto il paese che ha portato 10 mila persone a Firenze il 19 luglio scorso. In macchina o con i pullman organizzati (uscita dell’autostrada consigliata dalla A1 Calenzano oppure dalla A11 Prato Est. Venendo da Firenze o da Prato, con la linea Cap in partenza da: Prato Stazione alle 08.30. Dalla stazione di Calenzano ci sarà un pulmino da 9 posti che farà da navetta. «Portate striscioni, megafoni, bandiere, riprendete i cori. Saremo in spazi aperti e caldi. Se non avete più voce, battete le mani. Se vi fanno male le mani, saltellate. Non è il momento di stare zitti» è l’invito degli operai.
La campagna di mobilitazione è stata capillare sia sui social che a Firenze e nella provincia. Migliaia di volantini sono stati, ad esempio, diffusi dalla periferia sud alla piana fiorentina, sui treni con i pendolari da tutta la provincia, nei mercati rionali, davanti alle fabbriche della zona industriale e agli ipermercati. E ieri continuavano ad arrivare adesioni. Gli operai hanno ringraziato «le categorie della Cgil, organizzazioni sindacali di varia natura, circoli Arci, associazioni di ogni tipo, singoli cittadini, lavoratrici e lavoratori, delegati sindacali». Lo slancio della mobilitazione che chiede il ritiro dei licenziamenti e un nuovo futuro industriale per la Gkn è maturato a partire da un’idea politica che mette insieme il recente passato con il presente: «Vent’anni fa a Genova molti di noi gridavano “un altro mondo è possibile” – hanno scritto gli operai – Noi, da questo nostro piccolo presidio, stiamo vedendo effettivamente lo spaccato di un altro mondo possibile».
La Gkn è un caso politico e un caso nazionale. Una fabbrica combattiva e altamente sindacalizzata affronta le conseguenze dello sblocco dei licenziamenti disposto dal governo nonostante un debole avviso comune firmato con i sindacati confederali e la Confindustria. «Siamo i primi di una ulteriore serie di chiusure dopo lo sblocco dei licenziamenti pandemico» sostengono gli operai che hanno perfettamente compreso l’importanza, e la gravità, del momento: «Se sfondano qua, quindi, sfondano dappertutto». E non solo nelle fabbriche dell’automotive, ma anche nell’edilizia, passando per i lavoratori del commercio e della logistica, fino gli psicologi o ai giornalisti. Oggi davanti ai cancelli della Gkn ci sarà l’Fnsi con il presidente Giuseppe Giulietti e Stampa Toscana con il presidente Sandro Bennucci: «Saremo la vostra scorta mediatica».
La mobilitazione di oggi a Campi Bisenzio avviene mentre i metalmeccanici stanno scioperando due ore al giorno in tutta Italia contro i licenziamenti iniziati il 1 luglio. Dopo lo sciopero in ‘Emilia Romagna, ieri è stato il turno del Lazio. A Brescia c’è stata un’assemblea alla Timken, un’altra delle fabbriche colpite dai licenziamenti. E poi Como, Cremona, Lecco, Pavia, Sondrio, Valle Camonica. Scioperi a La Spezia, Benevento, Bari, Cosenza. Lunedì in provincia di Terni, a Priolo, a Cagliari e nel Sulcis-Iglesiente. La Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (Monza) ha confermato di non volere ritirare i 152 licenziamenti. «Il governo deve sapere che continueremo a mobilitarci finché non avremo risposte» sostiene la segretaria generale della Fiom Francesca Re David.
MARIO PIERRO
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