«Scendere da qui soltanto perché il ministro per le imprese D’Urso ha convocato per domani un vertice a Roma con i sindacati e con l’azienda? Non se ne parla nemmeno. Non basta l’annuncio di un summit, che tra l’altro si terrà in parte in teleconferenza. Smetteremo quando e se arriveranno soluzioni concrete ai problemi della nostra fabbrica».
Non hanno alcuna intenzione di mollare i quattro operai che da martedì mattina sono asserragliati a cento metri d’altezza sulla ciminiera dello stabilimento della Portovesme srl che il gruppo Glencore, colosso multinazionale del piombo e dello zinco, gestisce a Portoscuso, Sardegna sud occidentale.
Né hanno alcuna intenzione di mollare, riuniti in assemblea permanente nel piazzale della fabbrica, i 1300 dipendenti diretti e i 500 dell’indotto che rischiano la cassa integrazione per la decisione dell’azienda di chiudere quasi l’80% degli impianti, con la motivazione del costo dell’energia diventato, dicono i manager, insostenibile.
Lo scorso novembre, quando Glencore aveva annunciato il piano di ridimensionamento, il presidente della giunta regionale sarda, il sardista-leghista Christian Solinas, si era impegnato con i sindacati a trovare una soluzione. Contando sull’insediamento a Roma di un governo amico, Solinas pensava che Meloni e i suoi ministri potessero trovare sul mercato dell’energia operatori disposti a vendere a prezzi scontati alla Portovesme srl i megawattora necessari.
Ma di fatto Solinas non è riuscito a ottenere nulla da Roma e ora è sotto attacco, non solo da parte delle opposizioni ma anche di pezzi della maggioranza. Alessandra Zedda, di Forza Italia, sino a novembre vice presidente della giunta, ha lanciato un segnale chiaro: «La vicenda della Portovesme srl – ha detto la leader sarda di Forza Italia – è una partita che il presidente Solinas ha voluto seguire in prima persona, perciò ora bisogna che sia conseguente e chieda all’azienda massima chiarezza sulle sue scelte future».
Solinas, insomma, dice Zedda, ha voluto fare tutto da solo e ha ottenuto poco e nulla, ora bisogna che si dia una mossa. Il fatto è che in Sardegna a febbraio 2024 si voterà per le regionali. E se alle parole di Zedda si aggiunge la dichiarazione di pochi giorni fa del responsabile nazionale per l’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, secondo cui la riconferma di Solinas come candidato del centrodestra tra un anno non è affatto scontata, è chiaro come per l’attuale governatore le cose si stiamo mettendo tutt’altro che bene.
A novembre Zedda si era dimessa perché il suo rapporto con Solinas era diventato pessimo. Ora torna all’attacco, e lo fa senza mezzi termini: «Da tempo abbiamo rappresentato l’esigenza di dare un passo completamente diverso all’azione della giunta. Serve una scossa. Vogliamo discutere dei temi, a cominciare da quello dell’energia, su cui non c’è una linea chiara».
Il problema però è che la linea di Solinas sul tema energia è invece chiarissima e sinora Forza Italia non ha fatto nulla per contrastarla davvero.
In Sardegna ogni decisione in materia di energia è al momento bloccata dal fatto che, per la parte che riguarda l’isola, contro il piano di riconversione energetica proposto da Cingolani prima della caduta di Draghi da Solinas è stato presentato ricorso al Tar, il quale, nelle scorse settimane, ha annunciato che non potrà pronunciarsi prima del novembre di quest’anno. Otto mesi. E nel frattempo? Cassa integrazione e operai sulle ciminiere? Ma perché Solinas ha presentato ricorso?
Ripetutamente Confindustria Sardegna ha avanzato critiche al decreto Cingolani. Secondo gli industriali isolani il modo migliore per rispondere alle esigenze produttive locali è privilegiare, tra le fonti energetiche, il metano.
Il decreto Cingolani prevede la realizzazione in Sardegna di tre nuovi rigassificatori. Ma a Confindustria non basta. Chiede di più. Chiede la costruzione di un grande gasdotto che attraversi tutta l’isola da Cagliari a Sassari e che consenta la distribuzione capillare del gas in ogni angolo della regione. Non è un mistero per nessuno che Solinas e molti nella sua giunta siano decisamente sensibili alle argomentazioni e agli interessi di Confindustria.
COSTANTINO COSSU
foto: screenshot tv