Come ogni nuovo ministro che arriva al Mise Giancarlo Giorgetti parte bene. Mentre alla camera si apre la discussione sulla fiducia al nuovo governo, il neo ministro leghista decide di incontrare una delegazione di rappresentanti dei 140 lavoratori della Whirlpool partiti alle 6 di mattina in treno regionale da Napoli per la prima manifestazione sindacale dell’era Draghi.
La richiesta è chiara: riaprire la trattativa con la multinazionale americana che ha chiuso lo stabilimento di via Argine a novembre e che – appena finirà il blocco dei licenziamenti – darà seguito alla procedura di licenziamento per i 357 operai che non hanno mai smesso di presidiare la loro fabbrica e vogliono continuare a costruire lavatrici di alta gamma, di cui c’è grande domanda nel mondo.
«Da parte mia ho promesso serietà, impegno e responsabilità alle rappresentanze dei lavoratori Whirlpool e alle loro famiglie – dichiara in una nota Giorgetti al termine dell’incontro – . Sarà necessario mettere in campo politiche economiche di rilancio insieme con il ridisegno di un piano di ammortizzatori sociali – ha affermato – . Un lavoro di squadra che non farò da solo ma in squadra con il ministro del welfare (Orlando, ndr). Mi auguro, già la prossima settimana, che possa partire concretamente un lavoro per studiare il dossier e per avviare un’interlocuzione anche con l’azienda».
Parole che non chiariscono totalmente l’impressione colta dai delegati durante l’incontro sul fatto che il ministro si sia detto favorevole al blocco dei licenziamenti. Si tratta della prima decisione chiave del governo e uno come Giorgetti – amico di Confindustria – difficilmente sarà a favore di una proroga totale del blocco. Più probabile che lo sia per situazioni limite come quella di Whirlpool o dell’altro centinaio di crisi aziendali irrisolte dal precedente governo – in realtà il numero è calato negli ultimi mesi – come l’ex Embraco di Riva di Chieri (con 400 operai anch’essi alla vigilia di una procedura di licenziamento collettivo).
La reazione sindacale è positiva. «Il ministro si è impegnato a convocarci a breve, per noi è il punto di partenza – spiega il segretario della Fiom di Napoli Rosario Rappa – . Bisogna far riaprire lo stabilimento di Napoli e riprendere la produzione. Peraltro Giorgetti è di Varese e conosce esattamente i carichi di lavoro che ha la Whirlpool», visto che a Cassineta, vicino Varese, c’è il principale stabilimento Whirlpool in Italia.
Quello che i lavoratori hanno sempre contestato al precedente ministro Patuanelli è di aver «dichiarato la sua impotenza» dopo una sola telefonata con i vertici americani che si erano detti indisponibili a trattare per tenere aperta la fabbrica. «Speriamo che questo ministro abbia la potenza per far modificare la posizione di Whirlpool.
Per quello che ci riguarda – ha concluso Rappa – auspichiamo che il governo si schieri dalla nostra parte, ma noi continueremo comunque le azioni di lotta con altre “passeggiate romane” e probabilmente andremo in giro per l’Italia a chiedere la solidarietà di tutto il coordinamento nazionale Whirlpool».
Giorgetti nel frattempo aveva accolto un’altra richiesta di Fim, Fiom e Uilm convocando per oggi alle 14 e 30 una riunione sull’ex Ilva per studiare le contromisure alla sentenza del Tar di Lecce che intima di spegnere l’area a caldo perché continua ad inquinare. Il termine di 60 giorni concesso dal Tar scade il 14 aprile, ma l’azienda – che ieri ha fatto ricorso al Consiglio di Stato – è chiamata comunque a predisporre le procedure tecniche per lo stop degli impianti.
Nel provvedimento del Tar si afferma che lo stabilimento, che ora vede lo Stato, tramite Invitalia, affiancare nella gestione ArcelorMittal, si puntualizza che nemmeno il rispetto dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) comporta «di per sé garanzia della esclusione del rischio o del danno sanitario». Vedremo che posizione prenderà Giorgetti.
Insomma, come i predecessori Di Maio (che iniziò con l’accordo ArcelorMittal) e Patuanelli (che ha nazionalizzato Alitalia), il neo ministro Giorgetti è partito incontrando e rassicurando i lavoratori Whirlpool. Le esperienze passate – da Passera a Zanonato – raccontano che nei mesi seguenti al Mise si fanno gli interessi delle imprese e i lavoratori tornano a manifestare sempre più arrabbiati.
MASSIMO FRANCHI
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