Giovani studenti, giovani precari e disoccupati. Giovani che scendono in piazza per dire basta all’alternanza scuola lavoro che uccide, che reprime la libertà di apprendimento che deve poter anche essere un poco fine a sé stessa: studiare per conoscere, per sapere, per il puro piacere di allargare veramente i propri orizzonti. Mentali, culturali e, conseguentemente, sociali.
Lorenzo è morto, invece, schiacciato dalla mortificazione di questo diritto e da quella di potere avere, un giorno, un lavoro che gli permettesse di mettere a frutto le sue conoscenze.
Mentre a Roma il Parlamento prova a fare (molto male) il suo dovere per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, la nota più bella della giornata sono le voci di queste ragazze e di questi ragazzi scesi nelle strade di tante città italiane per ricordare Lorenzo, per far sussultare le loro coscienze, unendole collettivamente in un coro di protesta sociale che è davvero una boccata di ossigeno per un’Italia tutta piegata su sé stessa a guardarsi l’ombelico del tatticismo mediocre delle forze politiche.
Il futuro di questi ragazzi non verrà dall’elezione del Capo dello Stato, ma da una riforma radicale del mondo della scuola che è possibile solamente se si arginano le politiche liberista per cui ogni profitto è accettabile, anche a costo della vita di un giovane, di tanti giovani, di tanti lavoratori che ogni giorno escono da casa per vivere e invece incontrano il muro di una morte asettica, priva di riguardo per i tanti che osannano le magnifiche virtù del mercato.
La variabile da cui dobbiamo dipendere è il bene comune e non il profitto privato del mondo dell’impresa. Serve una nuova lotta di classe pienamente cosciente e coscienziosa. I giovani scesi nelle piazze italiane ne sono, può darsi ancora inconsapevolmente, una prima, bella, straordinaria manifestazione.
La repressione esercitata nei loro confronti, purtroppo, lo certifica ulteriormente…
(m.s.)
29 gennaio 2022
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