C’erano dei gilet gialli alla Marcia per il clima, 20-25mila persone, che si è conclusa ieri sera in place de la République (con qualche scontro in serata) dove è arrivato anche il corteo della sinistra della sinistra, France Insoumise e Npa, partito da Saint-Lazare. Anche in provincia c’è stata questa parziale congiunzione nelle più di 150 Marce che hanno attraversato le principali città, a Tolosa, Rennes, Lille. “Non c’è animosità dei gilet gialli verso gli ecologisti – ha sottolineato il leader di Europa Ecologia, Yannick Jadot – i due soggetti, l’esplosione del clima e l’esplosione delle ineguaglianze sociali, sono due sintomi di uno stesso modello di sviluppo che distrugge l’ambiente come distrugge uomini e donne. Il governo puo’ fare moratorie o annullamenti di carbon tax e diesel, ma purtroppo non puo’ fare moratorie sul degrado del clima, sull’inquinamento dell’aria”. C’erano alcune migliaia di persone alla marcia per il clima, dove ci sono stati vari slogan anche a favore delle rivendicazioni di base dei gilet gialli, per un “potere di vivere” per tutti. Una “convergenza” rivendicata anche da una petizione proposta da Attac.
La “convergenza” è rimasta pero’ ai margini di una giornata, l’atto IV della protesta, che il governo da un lato e i gruppi di violenti dall’altro hanno voluto di nuovo centrata sugli scontri. Il governo ha fatto ricorso ai grandi mezzi: stando alle cifre del ministero degli Interni (le uniche disponibili, vista la disorganizzazione dei gilet), in tutta la Francia c’erano 125mila manifestanti, 10mila a Parigi, mentre i poliziotti erano 89mila. Malgrado questa sproporzione stupefacente, dopo una mattinata calma, ci sono stati degli incidenti a fine giornata, molto violenti in alcune città, come Bordeaux o Nantes.
A Parigi, sui Grands Boulevards, nella parte chic del 17esimo arrondissement e anche sui Champs Elysées, sono state bruciate delle auto, delle vetrine sfondate, un inizio di incendio al drugstore Publicis, un Monoprix svaligiato a Bld. Malesherbes ecc., la riposta è stata una repressione forte. L’Arco di Trionfo, che era stato vandalizzato l’altro sabato, è stato protetto da camionette della Gendarmerie. In una Parigi con musei, biblioteche, negozi chiusi e vetrine barricate con pannelli di legno, soprattutto nei quartieri del lusso, sono stati mossi, con relativa moderazione, i 12 blindati per la prima volta dispiegati. A rue Réaumur si sono persino visti dei gendarmi a cavallo. Il bilancio giudiziario della giornata è pesante: dopo le decine di arresti preventivi, nella giornata ci sono stati 1385 fermati nel paese, 974 persone arrestate, non lontano dalla capitale è stato fermato anche Julien Coupat, nota personalità dell’estrema sinistra.
Ci sono stati 118 feriti, tra cui alcuni poliziotti (presi di mira dai due schieramenti anche dei giornalisti), scontri a fine giornata in provincia, a Bordeaux, Tolosa, Nantes, Lione. La polizia aveva cambiato tattica, molto mobile, in una rincorsa continua con gruppetti di manifestanti agitati, che si spostavano di continuo. A metà giornata, sono intervenuti il primo ministro Edouard Philippe e il segretario di stato Laurent Nunez, per parlare soltanto della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Ma non c’era ieri il clima insurrezionale della settimana scorsa. La polizia ha controllato i gilet gialli che volevano manifestare, sequestrando armi improprie ma anche occhiali da piscina usati per proteggersi dai lacrimogeni. Molti manifestanti soprattutto a Marsiglia e a Parigi hanno messo in scena, in ginocchio e con le mani sulla testa, l’episodio dei 153 ragazzi di Mantes-la-Jolie arrestati dalla polizia giovedi’ scorso, che ha sollevato enorme indignazione (ieri il sindacato dei liceali Unl ha sporto denuncia). I gilet gialli sono arrivati anche a Ventimiglia.
I gilet sono presenti anche in Belgio e a Bruxelles c’è stato un centinaio di arresti ieri. A Puy-en-Velay, dove la settimana scorsa c’è stato un tentativo di incendiare la Prefettura da parte di un gruppetto di estrema destra, ieri in serata la tensione era molto alta, come se questi stessi individui volessero portare a termine l’azione iniziata il 1° dicembre (è stato questo episodio a far cambiare posizione al leader dei Républicains, Laurent Wauquiez, che è stato sindaco di Puy-en-Velay e che ha difeso i gilet gialli fino a quando la protesta era anti-tasse e che li ha abbandonati quando è diventata più sociale, contro l’ingiustizia fiscale e sociale).
Ci sarà un atto V? La partecipazione diminuisce, atto dopo atto, ma la guerra d’usura potrebbe continuare. Ieri, la manifestazione a Parigi sembrava in parte aver perso senso, e questa non è una buona cosa perché la violenza, benché minoritaria, puo’ prendere il sopravvento. La delusione per il sopravvento della violenza si unirà molto probabilmente a quella che seguirà l’intervento di Emmanuel Macron, probabilmente martedi’. Molti gilet gialli hanno ripetutamente chiesto “Macron dimissioni”, un massimalismo incongruo nella V Repubblica, che è protettiva della figura del presidente. Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise che ha manifestato a Bordeaux, chiede lo scioglimento dell’Assemblea e nuove elezioni, che “si avvicinano” spinte dalla “legittimità popolare delle manifestazioni”. Ha sottolineato “il fallimento totale della campagna di intimidazione e di demonizzazione” del governo verso i gilet gialli, gli stessi termini (intimidazione, demonizzazione) sono stati usati da Marine Le Pen.
ANNA MARIA MERLO
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