Riceviamo e pubblichiamo questo appello del Comitato dei cittadini dei quartieri genovesi della Val Polcevera
Lo avevamo definito “Atto finale” quello che intorno alle 19.30 del 17 aprile 2016 ha riversato nel rio Pianego, rio Fegino, torrente Polcevera di Genova e infine in mare, oltre 600 mila litri di petrolio fuoriuscito a seguito della rottura della tubatura che, dal Porto Petroli di Multedo, trasporta il greggio verso la raffineria di Busalla.
Il 17 aprile 2016, per ironia della sorte, era il giorno del referendum sulle trivelle, andato vano per il mancato raggiungimento del quorum, una scelta che avrebbe potuto determinare la volontà dei cittadini ad iniziare un percorso di cambiamento verso fonti energetiche alternative e meno inquinanti.
Così non è stato per molte ragioni, la più importante e decisiva la scelta del governo di non accorpare il referendum alla tornata delle elezioni.
A Fegino ci siamo ritrovati in un incubo, una marea nera scorreva nei rivi ed ha segnato nel profondo anche le nostre vite.
Come cittadini ci siamo visti catapultare in un mondo di burocrazia, interessi economici contrapposti ma comunque opposti al nostro diritto alla salute e sicurezza, difficoltà ad avere momenti di vera partecipazione, in cui le nostre richieste venissero ascoltate ed accolte.
Per mesi a contatto con le esalazioni degli idrocarburi, che vediamo riaffiorare ad ogni pioggia, con la preoccupazione per i danni che, nel tempo, potremmo dover contare per essere stati esposti a tali esalazioni.
E, dopo un anno di manifestazioni, presidi, commissioni, interrogazioni, mozioni, tavoli tecnici, un tentativo di allontanare dal controllo dell’amministrazione locale la regia delle operazioni di bonifica sperando magari di non doverla fare, la bonifica non è ancora iniziata.
E’ stata aperta la Conferenza dei servizi, dalla quale per altro non abbiamo ancora avuto relazioni ed i tempi continuano ad allungarsi e aumenta la preoccupazione.
Avremmo pensato che quanto accaduto, potesse essere motivo di riflessione sulla normativa a livello nazionale che, evidentemente, ha ancora notevoli lacune perché possa essere efficace per la tutela della salute e della sicurezza delle persone.
Avremmo pensato che le persone dovessero venire prima dell’appellarsi al rispetto delle normative e ai limiti di legge, prima di numeri e tabelle, perché nessuno dovrebbe essere costretto a subire percentuali di rischio per la propria salute, sicurezza, per la tutela del territorio, a vantaggio del profitto di pochi.
Noi però continueremo a lottare, nonostante la stanchezza, nonostante i tentativi di dipingerci allarmisti, autosuggestionabili e forse anche un po’ fastidiosi, perché il faro che ci guida è la volontà di far rispettare i nostri diritti di persone che amano e vivono il proprio quartiere e che, qui, vogliono continuare a vivere, in salute, in sicurezza e nel rispetto di ambiente e territorio.
COMITATO SPONTANEO CITTADINI DI BORZOLI E FEGINO (GENOVA)
18 aprile 2017
foto tratta da Pixabay