Tra i cineasti contemporanei, sempre più appiattiti su effetti non sempre così speciali, è emersa la figura di un autentico poeta dell’immagine, difficilmente catalogabile secondo le regole del cinema tradizionale, il suo nome è Aleksandr Sokurov autore tra gli altri di Arca Russa (2002) girato in un unico piano sequenza e Faust (2011) Leone d’oro alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Censurato per anni, inventore di atmosfere rarefatte e di luoghi schermici inconsueti, Sokurov continua a affascinare e a stupire. Del 2015 è il suo ultimo lavoro, Francofonia, che racconta il Louvre sotto l’occupazione nazista. Ottantotto minuti di memoria, storia, cultura, arte, sperimentazione cinematografica.
Collegato via computer durante una tempesta con il capitano di un cargo mercantile che trasporta opere d’arte, Sokurov inizia a riflettere sui rischi che i capolavori dei musei hanno dovunto affrontare nel corso dei secoli. In particolare pensa alla Parigi occupata in cui Hitler voleva razziare le opere d’arte e immagina l’incontro/scontro avvenuto nel 1943 tra il Direttore del Louvre Jacques Jaujard (Louis-Do de Lencquesaing) e il conte tedesco Franz Wolff-Metternich (Benjamin Utzerath) incaricato di occuparsi del patrimonio artistico nella Francia occupata. I due nemici hanno, tuttavia, un concetto simile dell’arte e della storia e salveranno i tesori del Louvre dalla razzìa nazista nascondendoli in alcuni castelli. Mentre i due discutono sul destino dei tesori del museo per eccellenza, nelle sale appaiono il simbolo della Francia Marianne (Johanna Korthals Altes) che ripete continuamente il suo “Libertà, uguaglianza, fraternità” e Napoleone (Vincent Nemeth) perplesso sulle opere che lo celebrano. Quando infine appare la Gioconda, cuore del Louvre, è lei che sembra guardare ironicamente agli affanni della storia.
Sokurov, dopo Arca russa dedicato all’Ermitage di San Pietroburgo, dimostra che i musei sono un organo vivente della società, un aspetto centrale dell’identità nazionale. Partendo dal Louvre il regista declina il suo pensiero legato all’identità culturale europea che passa per la difesa del patrimonio culturale occidentale (interessante da questo punto di vista l’osservazione sulla tradizione europea del ritratto, per perpetrare la vita attraverso la raffigurazione del volto). Quindi Sokurov afferma che l’arte e la cultura europea non devono cancellare le identità nazionali, non a caso l’autore fa continui rimandi alle figure di Tolstoj e Cechov, ai sacrifici dei sovietici per difendere l’occidente dalla furia nazista in nome della cultura europea ed esplicita maggiormente il suo pensiero facendo risuonare, seppur deformato, l’inno russo nell’ultima scena del film.
Per filmare il suo appello in difesa della cultura, Sokurov realizza un film-saggio in cui mescola tempi e modi con straordinaria e affascinante libertà. Dentro Francofonia si possono trovare immagini di repertorio, ritratti dei protagonisti (realmente esistiti), metafore (la nave-cargo), documenti veri e documenti finti, bianco e nero e colore. Ma si trovano anche documentari, film storici, avanguardie astratte, immagini digitali, film in costume. Immagini eterogenee sempre accompagnate fuori campo dalla voce dell’autore nell’originale e dall’elegante timbro di Umberto Orsini nel doppiaggio italiano.
Una lezione di grande bellezza formale, sponsorizzato dal Louvre stesso. Un film bello, volutamente discontinuo, particolarmente apprezzabile in un mondo come quello odierno retto da poteri che credono di poter fare a meno della memoria e la vedono anzi come un intralcio.
redazionale
Bibliografia
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2017” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi
Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 1, 2, 3 Screenshot del film Francofonia