«Totale insoddisfazione per l’indisponibilità a modificare la manovra da parte del ministro Franco: la mobilitazione si intensificherà». Dopo Una sola ora e mezzo confronto Cgil, Cisl e Uil escono dal ministero dell’Economia scuri in volto.
L’ormai solita convocazione a giochi fatti riporta i sindacati a criticare fortemente il governo. Ieri sera al Mef è andata in scena l’ennesimo tavolo in cui Cgil, Cisl e Uil sono state messe davanti a scelte già compiute da Draghi e Franco.
Proprio il ministro dell’Economia aveva siglato la scorsa settimana l’accordo con la «cabina di regia» della maggioranza sul bonus fiscale da 8 miliardi. Mentre i sindacati continuavano a chiedere nelle piazze regionali della loro mobilitazione contro la manovra che quegli 8 miliardi andassero tutti ad aumentare buste paga e pensioni, anche le forze di maggioranza a loro più vicine hanno concordato 7 miliardi di taglio Irpef – senza ascoltare Bankitalia che chiedeva bonus per evitare che il vantaggio andasse anche a reddito non da lavoro – e 1 miliardo di taglio dell’Irap alle imprese, seppur solo quelle individuali e start up.
Ancor più critica è stata la scelta di ridurre da 4 a 3 gli scaglioni Irpef producendo un taglio delle tasse anche per i redditi alti: con la cancellazione del prelievo al 41% e il conseguente allargamento dell’ultimo scaglione e un taglio di due punti per chi oggi paga il 27% e di 3 punti per l’aliquota del 38%. In sostanza ci sarà un abbassamento della tassazione per i redditi medio-alti.
Anzi, secondo le stime del Sole24Ore «lo sconto massimo in valore assoluto andrà a chi ha un reddito fra 40 e 50mila euro: una riduzione media d’imposta di 691,6 euro».
Nell’incontro cominciato ieri sera alle 19 il ministro Daniele Franco ha subito messo le mani avanti: l’accordo con la maggioranza non è emendabile, si può discutere solamente delle detrazioni.
Su questo punto l’accordo con la maggioranza – che dovrà concretizzarsi in un emendamento alla legge di Bilancio che il governo presenterà «entro il 10 dicembre» – non è ancora stato precisato. Per ora il governo ha anticipato che le detrazioni assorbiranno l’attuale bonus da 100 euro per i redditi da 8 mila a 40 mila euro, mentre – unico provvedimento a favore dei pensionati, da anni richiesto dai sindacati – arriverà la parificazione tra la no tax area con i lavoratori dipendenti pari a 8.174 euro (per i pensionati era ferma a 8.125 euro), mentre quella per i lavoratori autonomi crescerà ancor di più: dagli attuali 4.800 a 5.500 euro.
La prima richiesta di Cgil, Cisl e Uil è stata quella di interventi sui redditi sotto i 15 mila euro, la cosiddetta «no tax area». Non venendo modificata la quota sopra cui si tassano i redditi, questa rilevante fascia di italiana non avrebbe alcun beneficio.
La promessa di Franco è quella di due bonus: uno che dovrebbe operare sul cuneo contributivo – senza specificare se per le imprese o i lavoratori – e uno di sconto ulteriore sulle bollette elettriche per gli incapienti. In più – non si sa come – Franco sostiene che fra aliquote e detrazioni «ben 6,3 dei 7 miliardi di taglio dell’Irap va a lavoratori dipendenti e pensionati: 4,3 ai primi; 2,3 ai secondi».
All’uscita i giudizi dei segretari sono stati duri. «Esprimiamo un giudizio negativo – attacca Maurizio Landini della Cgil – perché di fatto c’è stato presentato l’accordo di maggioranza come perimetro entro il quale muoversi e per noi non va bene: va allargato perché non funziona. Per noi gli 8 miliardi devono andare tutti ai lavoratori dipendenti e pensionati e non è accettabile che dai 15 ai 30mila euro il ritorno sul piano della tutela del salario sia del tutto insufficiente: ci propongono è il contrario della progressività».
«Il giudizio sull’incontro è di insoddisfazione – spiega Luigi Sbarra della Cisl – . Il ministro si è dimostrato indisponibile a modificare l’accordo nella cabina di regia a favore dei redditi bassi».
Il leader Uil Pierpaolo Bombardieri all’ingresso aveva già parlato di «foresta di Sherwood con Robin Hood al contrario». Poi all’uscita ha ribadito: «Il ministro ci ha presentato senza un pezzo di carta l’accordo fatto in cabina di regia, quelle scelte sono sbagliate perché si riducono i finanziamenti nella sanità traverso la riduzione dell’Irap».
MASSIMO FRANCHI
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