Le regole andrebbero sempre condivise, perché sono le regole del “gioco”, di qualunque gioco si tratti.
Dalla Costituzione repubblicana alla legge elettorale, dallo statuto di un partito al regolamento condominiale. La condivisione deve essere alla base della democrazia che non può essere diversa da luogo a luogo, da soggetto a soggetto.
Esiste solo una democrazia repubblicana ed è quella che deriva dai princìpi costituzionali. La democrazia di chi decide la qualità del dissenso e se il dissenso o meno abbia cittadinanza in un partito, non è già più democrazia.
Senza dissenso non c’è libertà di espressione e senza libertà di espressione non c’è coscienza e nemmeno sciopero, nemmeno rivolta contro le ingiustizie.
I diritti sociali si fondano su una idea ribelle della democrazia intesa come stimolo costante al confronto quotidiano su ogni tipo di problematica che ci investe personalmente, socialmente.
La democrazia è, dunque, dialettica. Eliminare la dialettica, quindi il dissenso, la polemica, la contrarietà, l’alterità rispetto a chi comanda, dirige o garantisce le regole (il che è peggio ancora in questo contesto detto) è far finta di essere democratici.
E di finte democrazie è pieno il mondo…
(m.s.)
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