Ferrero: «Una sinistra di opposizione per non morire liberisti»

Lo scenario politico e sociale italiano muta in continuazione e non fa presagire nulla di buono all’orizzonte: la scelta di Mario Draghi, come nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri,...
Paolo Ferrero ad una manifestazione di Rifondazione Comunista

Lo scenario politico e sociale italiano muta in continuazione e non fa presagire nulla di buono all’orizzonte: la scelta di Mario Draghi, come nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, è un segnale che Mattarella ha voluto dare tanto all’interno del Paese, rassicurando prima di tutto il mondo delle imprese, quanto all’Europa e al mondo: urbi et orbi, infatti, il grande banchiere internazionale è stimato, riverito e conosciuto come capace di imprese che sfidano le contraddizioni più evidenti del capitalismo.

La nuova maggioranza che lo sostiene va da Liberi e Uguali fino alla Lega, passando per il PD, i Cinquestelle, Forza Italia e le forze iper-europeiste di Calenda e Bonino. Al momento a dire di “no” al grande banchiere internazionale sono i sovranisti di estrema destra (Fratelli d’Italia), dei tre deputati di Sinistra Italiana soltanto Nicola Fratoianni, Paola Nugnes del Gruppo Misto e Vittorio Sgarbi. Variegata la maggioranza, molto poco variegata l’opposizione che rischia di essere un monocolore nero, visto che la sinistra risulta molto poco pervenuta in questo frangente (e magari fosse solo in questo…).

Abbiamo chiesto a Paolo Ferrero, già Ministro della solidarietà sociale nel governo Prodi II, già Segretario nazionale di Rifondazione Comunista e attualmente Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea (European Left), autore di molti libri concernenti l’interazione ineguale tra economia, politica e società (la “bibliografia” è in calce all’intervista), di provare a dare una chiave di interpretazione alla fase critica in cui siamo piombati.

Hai scritto più volte che il debito pubblico non è all’origine della povertà dei conti italiani e che, anzi, è stato usato come leva ideologica e pratica per giustificare una serie di misure che hanno portato nel tempo ad un progressivo ed esponenziale aumento del disagio sociale, dell’impoverimento di massa e del peggioramento della condizione lavorativa in generale. Maurizio Landini, dalle pagine de “la Repubblica”, fa appello a Mario Draghi, esperto in materia, affinché si renda conto che il mercato da solo non può regolare tutto e che proprio l’ex presidente della BCE dovrebbe spingerci oltre la precarietà, fuori da essa. Ma è possibile?

Penso che le virtù miracolistiche che vengono attribuite a Draghi non esistano e chi le invoca sia in malafede. Quello che esiste sono 209 miliardi di euro – una enormità – che Draghi è chiamato a spendere in un modo che sia ritenuto efficace da parte dei poteri forti capitalistici. Per poteri forti capitalistici intendo la cabina di comando reale del capitalismo europeo.

Mentre Conte avrebbe speso questi soldi accontentando un po’ tutti con una distribuzione a pioggia, Draghi è chiamato a fare una operazione funzionale allo sviluppo europeo a guida tedesca. Conte guardava all’Italia e al consenso delle diverse forze politiche, Draghi guarda agli interessi generali del capitalismo europeo. Il motivo per cui tutti si sono fiondati nel governo è questo: nessun segmento della borghesia italiana vuol rischiare di rimanere fuori dalla discussione sulla spartizione della torta.

La stessa Meloni che non voterà la fiducia al governo lo fa dicendo che non farà l’opposizione ma valuterà provvedimento per provvedimento. In questo quadro i rappresentanti della classe lavoratrice, invece di fare appelli a Draghi dovrebbero avanzare proposte concrete su come spendere i soldi che ci sono indicando su quale modello di sviluppo si vuole indirizzare il paese. E’ quanto è stato fatto a sinistra da rifondazione comunista con la piattaforma varata per le campagne sociali e da quanto fatto da la “società della cura” con le sue proposte.

Diamo un’occhiata alla maggioranza che sosterrà il governo: la chiamano “di unità” o “di salvezza nazionale”. Dalla Lega fino a Liberi e Uguali: sembra – fatte si intende le dovute eccezioni – un po’ il carrozzone de “L’Unione” di Prodi. E’ possibile costruire un serio programma sociale, gestire efficacemente la crisi pandemica, organizzare compiutamente la campagna vaccinale e far ripartire l’economia del Paese con questo “mucchio selvaggio”?

Onestamente mi pare che paragonare la maggioranza di Prodi con quanto sta accadendo in questi giorni sia una grossolano errore. Ho una valutazione assai negativa sull’azione di quella maggioranza e considero folle l’idea che la sinistra debba continuare a suicidarsi alleandosi con il PD, ma le posizioni della Lega non mi pare siano assimilabili a quelle delle pur variegate forze che componevano il centro sinistra. Detto questo questo governo avrà mille contraddizioni e visto il suo profilo liberista farà danni come la grandine ma fin quando non si esaurirà la sua ragione sociale prioritaria – spendere i 209 miliardi – penso che andrà avanti.

In Europa, il “modello Ursula” doveva essere un esempio di governabilità oltre gli steccati, al di là delle ideologie e dei colori politici. La Commissione Europea si regge su questo patto interpartitico e persino interculturale nella sua visione politica e sociale del Vecchio Continente. Pensi che alla fine prevarrà anche in Italia a dispetto della quasi unanime maggioranza che vorrebbe sostenere Draghi?

A me pare che le formule con cui viene garantita la governabilità sono varie e non rappresentano una vera alternativa quanto interpretazioni diverse di una comune linea economica e sociale. In altre parole penso che il pensiero liberista connoti larga parte delle forze politiche dal centro sinistra al centro destra fino alla destra. A seconda di come vanno le cose si possono quindi avere esecutivi più spostati in un senso o nell’altro ma certo non cambia il baricentro liberista.

La vera farsa è quindi data da un bipolarismo descritto come il mortale conflitto tra destra e sinistra quando invece rappresenta una danza immobile tra schieramenti che condividono l’80% delle politiche economiche e sociali. Il governo Draghi, nella sua caratteristica visibilissima di governo delle classi dominanti, degli strati privilegiati della popolazione, di governo borghese, ci offre quindi una opportunità: costruire una opposizione di classe, che parta dagli interessi di coloro che sono esclusi dalla mediazione del governo Draghi.

La cosa non sarà automatica perché Draghi – con tutti i soldi che ha a disposizione – cercherà di costruire un patto neocorporativo che ingabbi i sindacati in una qualche forma di concertazione. Ma non è impossibile.

Rifondazione Comunista, pur nella sua esclusione dalla discussione politica percepibile dalle televisioni e dai grandi mass media, ha lanciato una campagna contro la presenza di Draghi al governo e ha fatto appello a LeU e Cinquestelle affinché non sostengano l’ex presidente della BCE. Perché un appello uguale non è stato fatto nei confronti del PD?

Non credo che questi appelli rappresentino il centro della linea politica di Rifondazione Comunista. Il punto fondamentale è che noi riteniamo necessario costruire l’opposizione al governo Draghi e da questa collocazione costruire una sinistra sociale e politica di alternativa. In altre parole, se il complesso delle forze borghesi stanno al governo e da destra vi è l’opposizione neofascista, è necessario costruire da sinistra una opposizione popolare e di classe.

Ed è necessario a partire da questa opposizione unitaria costruire processualmente e democraticamente una soggettività del lavoro, della sinistra, del popolo che non vuole le politiche liberiste. Questo mi pare dovrebbe essere il punto su cui le persone interessate a non morire liberisti dovrebbero discutere: come possiamo costruire una aggregazione comune in cui ci sentiamo tutti a nostro agio e che possa sommare le forze senza appiattire le differenze?

Dalla capacità a rispondere a questa necessità storica si gioca la possibilità di ricostruire una sinistra degna di questo nome nel nostro paese.

Grazie Paolo, buon lavoro.

MARCO SFERINI

16 febbraio 2021


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Quel che il futuro dirà di noi”, Paolo Ferrero, ed. Derive Approdi
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Marx, oltre i lughi comuni”, Paolo Ferrero, ed. Derive e Approdi
1969, quando gli operai hanno rovesciato il mondo”, Paolo Ferrero, ed. Derive Approdi
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