Più di un milione contro le unioni civili. Così, ovviamente, dicono gli organizzatori. In realtà sono circa 400.000 i vandeani che si sono riuniti a Roma per negare dei diritti sociali ad altri cittadini.
Mi verrebbero molte battute. Non le faccio per rispetto delle battute stesse.
Dico solo questo, da agnostico, da essere umano: la famiglia tradizionale è una forma di convivenza che non può e non deve essere imposta come unica forma di convinvenza.
L’essere umano deve prescindere da qualunque cultura religiosa nel definire la vita quotidiana e i rapporti personali singoli e collettivi.
L’essere umano deve comprendere nella sfera delle possibilità delle convinvenze anche la famiglia tradizionalmente detta “tradizionale”. Nessuno vuole superarla con un’etica “superiore” come quella che ci viene proposta dai più intransigenti difensori del destino familistico assegnato agli esseri umani dal Vecchio Testamento, dalla cosiddetta “parola di dio”.
In fondo, lo “stato etico” è sempre stato il sogno del potere temporale dei papi e, oggi, l’etica superiore – secondo questa parte di Chiesa cattolica dal sapore giansenista, secondo cui non esiste salvezza al di fuori di dio – si esprime anche all’interno dell’ “ecclesia” in molteplici interpretazioni.
Il fondamentalismo religioso, il fanatismo deistico, la propensione a considerare i “non credenti” o i credenti in altre fedi come “miscredenti”, si fonda proprio sul concetto di superiorità.
E chi sarebbe superiore? L’eterosessuale che stermina la famiglia? L’uomo e la donna che sono atti alla procreazione e che, in nome di questo “destino”, possono essere visti sempre come “normali” e quindi mai un pericolo per i loro figli o chi gli sta intorno?
La famiglia “tradizionale” è un luogo anche di felicità, ma è anche e soprattutto un luogo dove si consumano immani tragedie. Eppure in nome dell’etica superiore, quella della “normalità”, si affranca tutto, si perdona, si mette da parte ogni condanna generalista. La generalizzazione è sempre sbagliata. E’ vero. Però è meno sbagliata per gli omosessuali e più sbagliata per gli eterosessuali. Così vorrebbe iddio, così vuole la Bibbia, così vuole il papa. Appunto, il papa…
Il moderno, proletario, anticapitalista papa Francesco, cosa ha da dire su una piazza come quella del “family day”? Una piazza che reclama a gran voce la negazione di diritti civili, anche sociali.
Questi signori e queste signori vorrebbero che io, omosessuale, non possa un giorno avere col mio compagno un legame tutelato secondo le leggi che dovrebbero valere per tutta la popolazione, senza le distinzioni citate dall’articolo 3 della Costituzione.
Caro papa Francesco, ti domando – e vi domando – deve essere possibile per me, un giorno, poter convivere col mio compagno e avere gli stessi diritti di qualunque cittadino e di qualunque cittadina?
Deve essere possibile poter dare ad un bambino, ad un altro componente della famiglia tutto l’amore possibile, senza che questo venga visto come prodromo di una voglia di concupiscenza?
L’omosessualità, in quanto “sessualità”, non viene percepita e vista come un istinto naturale, ma come un’inclinazione voluta oppure una “devianza”, addirittura una malattia.
Chi pensa che un qualche dio ispiri la cultura dell’unione dell’uomo e della donna al solo fine procreativo, si porta dietro un retaggio di parole e pensieri scritti dagli uomini e da questi attribuiti a dio.
Gli uomini dicono di sapere cosa pensa dio. Altri uomini dicono così di essere i messaggeri di dio, i vicari sulla terra della divinità.
Ma non è più semplice lasciare a ciascun essere vivente la libera interpretazione tanto del concetto di dio, quanto di dio stesso, quanto di quello che nei millenni gli esseri viventi hanno detto e scritto su dio?
MARCO SFERINI
21 giugno 2015
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