Dal “tavolo tecnico preliminare” fra la sottosegretaria Fausta Bergamotto e Valerio Fabiani, plenipotenziario del presidente toscano Giani per lavoro e crisi aziendali, esce la notizia che il ministero delle imprese e del made in Italy, l’ex Mise, accetta finalmente di esaminare il piano industriale della cooperativa Gff dei lavoratori ex Gkn. Impegnandosi a convocare “in tempi rapidi” un nuovo tavolo non appena arriverà la richiesta da parte della cooperativa.
“Apprezziamo la decisione del ministero che ha accettato di avviare il confronto sul piano con l’assistenza degli uffici preposti – ha commentato Fabiani al termine del faccia a faccia – l’incontro ha consentito la riapertura di un dialogo con il governo, ed è stata l’occasione per un confronto anche sugli altri interessi industriali rilevati ad oggi in Toscana”.
A partire dal caso Fimer, finita in amministrazione giudiziaria anche se Greybull McLaren ha subito confermato la volontà di acquistare la fabbrica di inverter di Terranuova Bracciolini.
Fumata nera invece sulla richiesta degli enti locali, della Fiom Cgil e della Rsu ex Gkn di aprire un vero tavolo di crisi. “Noi abbiamo ovviamente rinnovato la richiesta – spiega ancora Fabiani – perché alla vigilia del possibile licenziamento, già annunciato, di poco meno di 200 lavoratori, anche le istituzioni locali, l’azienda e i sindacati hanno il diritto di confrontarsi con il ministero”.
Posizione analoga da parte dell’amministrazione comunale di Campi Bisenzio, dove ha sede lo stabilimento, che con l’assessore Lorenzo Ballerini ribadisce: “Un tavolo di crisi è necessario, oggi più che mai, perché sia posta con forza la volontà di reindustrializzare”. Al tempo stesso una puntualizzazione: “Non siamo aperti ad alcun cambiamento di destinazione d’uso: l’area ex Gkn resterà a vocazione manifatturiera”.
Dal Collettivo di Fabbrica un’ultima considerazione: “Contro di noi hanno usato tutti i mezzi necessari: licenziamenti via mail, logoramento, assedio ecc. Ci hanno fatto male, inutile negarlo. Siamo al limite. Ma siamo ancora in piedi. Lo spiraglio è ancora aperto. E finché è così, sta al movimento sociale, climatico, sindacale, di convergenza, internazionale, delle imprese recuperate, decidere se qua vuole giocarsela fino in fondo. Non sta a noi dirlo: noi comunque vada, ci proveremo. Sono i nostri posti di lavoro, nostro orgoglio e dignità”.
RICCARDO CHIARI
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