Un’altra strage operaia, la seconda a Firenze in soli dieci mesi, l’ennesima nel paese. Ad annunciarla è stata la fortissima esplosione, avvertita a chilometri di distanza, avvenuta poco dopo le 10 del mattino nell’enorme deposito di 170mila metri quadrati dell’Eni a Calenzano, alle porte del capoluogo, dove vengono stoccati in 24 grandi serbatoi i carburanti che arrivano con due oleodotti dalla raffineria Eni di Livorno, per poi essere convogliati alle dieci pensiline di carico delle autocisterne.
Durante quest’ultima fase, secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, c’ è stata la deflagrazione, immane, che ha provocato due morti, dieci feriti fra cui alcuni gravissimi, e tre dispersi. In massima parte camionisti. Per spegnere l’incendio sono state impegnate ben nove squadre dei vigili del fuoco, che hanno evitato danni ancora peggiori “proteggendo” i serbatoi pieni di benzina, gasolio e kerosene.
“Al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”, ha spiegato la procura di Prato, che ha subito aperto un’inchiesta. Proprio chi si trovava in quel grande piazzale non ha avuto scampo. Per tutto il giorno i vigili del fuoco hanno cercato i tre dispersi fra le macerie della palazzina adibita a stazione di rifornimento, crollata al pari di una parte della palazzina direzionale.
Le ricerche andranno avanti oggi, in parallelo si è cercato di dare un nome alle vittime. Il primo ad essere identificato è stato Vincenzo Martinelli, 63 anni, napoletano, e nella lista di chi manca all’appello ci sono altri quattro autotrasportatori: uno di 57 anni, di Catania; un altro di 49 anni originario del novarese; il terzo di 45 anni, nato in Germania ma di famiglia italiana, e l’ultimo di 45 anni di Matera.
I soccorsi sono stati immediati. I due feriti più gravi, con ustioni in buona parte del corpo, sono stati ricoverati al centro specializzato pisano di Cisanello, altri otto sono fra l’ospedale fiorentino di Careggi e quello pratese di Santo Stefano. All’elenco ne vanno aggiunti altri 16, lavoratori di aziende vicine al deposito Eni nella vasta zona industriale a cavallo fra i comuni di Calenzano e di Campi Bisenzio, che si sono presentati nei pronto soccorso con traumi più lievi, al rachide e agli orecchi.
A detta dei tanti testimoni, l’effetto dell’esplosione è stato terrificante, con vetri e infissi rotti anche a un chilometro di distanza: “Sconvolgente – racconta Laura Parigi, direttrice di una parafarmacia a circa 300 metri dal deposito Eni – sono saltati tutti gli infissi, sia quelli della farmacia che quelli dell’azienda al primo piano dello stabile. Un cliente ha iniziato a gridare `il terremoto, il terremoto´.
Tutti i farmaci sono caduti dagli scaffali, siamo fuggiti in strada. La botta ha prodotto uno spostamento assurdo: si sono piegati ferri, si sono spaccate le mattonelle di cotto”. “Ci siamo spaventati a morte – aggiunge Nicolas Magnolfi che lavora in un’officina accanto al deposito – è stato veramente brutto. C’era preoccupazione per questo deposito – spiega – noi ormai non ci si pensava neanche più troppo, dopo un po’ ci fai l’abitudine. Ma ci chiedevamo: ‘se dovesse esplodere che succederà?’. Alla fine è successo davvero”.
Il procuratore pratese Luca Tescaroli, arrivato sul posto al pari del presidente toscano Eugenio Giani e al sindaco Giuseppe Carovani di Calenzano, ha affidato l’indagine ai carabinieri, nominato alcuni medici legali e tre consulenti tecnici per accertare le cause della tragedia, chiamando in causa anche l’Arpat e l’Asl Toscana Centro. Dall’ Eni è arrivata la massima collaborazione.
“La vita viene prima del profitto”, ripetono una volta ancora le categoria sindacali più direttamente interessate dalla strage operaia, da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti alla Filctem Cgil. “Senza sicurezza non c’è lavoro, non c’è dignità, non c’è vita”, avvertono Cgil Cisl e Uil di Firenze, che per domani hanno indetto uno sciopero generale provinciale di quattro ore a fine turno, con una manifestazione pomeridiana a Calenzano.
“Leggo sulle agenzie che morti e dispersi sarebbero operai alla guida delle autobotti – segnala Maurizio Acerbo, segretario Prc – non so se siano dipendenti Eni ma ho la sensazione che si tratti di camionisti. E come mi ha segnalato un compagno autotrasportatore, negli ultimi anni anche negli impianti Eni, anche se non ho notizie dirette su Calenzano, si è risparmiato sui costi del personale che curava il carico, facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno formazione specifica, né copertura assicurativa”.
Unanime il cordoglio del mondo politico, con in testa Sergio Mattarella che ha telefonato a Giani esprimendo il suo dolore per la tragedia, il cordoglio per le vittime, la vicinanza ai feriti e ai familiari, e la gratitudine verso i soccorritori.
RICCARDO CHIARI
foto: screenshot tv