Secondo alcuni alti prelati l’omosessualità si può curare. E’ una malattia. Secondo il conduttore di una nota trasmissione nazional-popolare (di cui è bene e pietoso tacere anche il nome, come per l’abbazia di Umberto Eco ne “Il nome della rosa“) invece è una scelta.
Signori, mettetevi d’accordo: noi gay non scegliamo di essere malati e non siamo malati di scelta. Forse gli eterosessuali scelgono di esserlo? Ah già… è naturale… Noi gay invece non lo siamo. Siamo extranaturali, magari anche extravergini.
Quante repressioni di sé stessi, quanti pregiudizi autoindotti, quanto male vi fate e ci fate. A noi quasi cinquatenni ormai ben poco, ma pensate ai giovani che si affacciano a questo mondo e che vi sentono parlare.
Nel desiderio che spinge all’amore non c’è nessuna malattia e nessuna scelta. C’è l’essere quel che si è, senza sconfinare nella pena dell’ontologia.
Lasciateci “essere” e voi continuate pure a “sembrare” quello che non siete. Non abbiamo due vite per potervi capire nella prima e rifiutare nella seconda. Ne abbiamo una soltanto e anche breve. Fatevi di lato, fateci passare: dobbiamo vivere.
(m.s.)