Embraco e Whirlpool non vogliono cedere: «Fuori 497 lavoratori»

Arriva da Chieri, in provincia di Torino, la rappresentazione plastica e insieme tragica dell’involuzione qualitativa, e quantitativa, del lavoro in Italia. La Embraco, gigantesca fabbrica che produce da decenni...

Arriva da Chieri, in provincia di Torino, la rappresentazione plastica e insieme tragica dell’involuzione qualitativa, e quantitativa, del lavoro in Italia. La Embraco, gigantesca fabbrica che produce da decenni componenti meccaniche per frigoriferi e lavastoviglie, ha annunciato 497 esuberi.

La decisione è stata presa negli Stati Uniti, la Embraco fa parte del gruppo Whirlpool: con un nota la multinazionale ha avvertito nei giorni scorsi la Securities and Exchange Commission (Commissione per i Titoli e gli Scambi) ovvero l’ente federale preposto alla vigilanza della borsa valori, analogo all’italiana Consob. I dirigenti Usa hanno avallato la decisione riguardante la controllata azienda italiana specializzata nella produzione di compressori il 4 gennaio scorso.

L’azienda ha spiegato che la produzione e l’assemblaggio di compressori verranno concentrate in altri centri produttivi di Embraco. La produzione italiana verrà probabilmente spostata in Slovacchia o in Brasile. Nell’ultimo anno Whirlpool ha perso l’8,4% contro un rialzo del 21% dello Standard and Poor’s 500, l’indice borsistico di New York.

Scattano quindi da domani settantacinque giorni durante i quali la proprietà dovrà contrattare con i sindacati una via d’uscita più equilibrata. Questo sul piano teorico, perché l’azienda ha espresso la sua volontà di cessare la produzione. Rimarrà solamente una qualche rappresentanza del settore marketing.

Non ha fatto particolare impressione la suggestione, che in linea teorica doveva essere minacciosa, del vescovo di Torino Cesare Nosiglia, che solo ieri ha sostenuto di voler coinvolgere nella vertenza papa Francesco. E men che meno hanno avuto effetto gli inviti alla moderazione di tutte le istituzioni locali.

L’assessora al Lavoro della Regione Piemonte, Gianna Pentenero, ha espresso «enorme sconcerto per l’annuncio da parte di Embraco del licenziamento collettivo di 497 lavoratori nello stabilimento di Riva di Chieri, che equivale, nei fatti, a dismettere del tutto l’attività produttiva». Si tratta, secondo l’assessora, di una «decisione inaccettabile, così come inaccettabile è il modo in cui è stata condotta l’intera trattativa, lasciando per mesi i dipendenti e le loro famiglie nella totale incertezza, senza interloquire in modo positivo con le istituzioni».

«Li scenario che ci viene presentato – commenta Federico Bellono, segretario generale della Fiom di Torino – è di gran lunga il peggiore tra quelli che si potevano prefigurare: dalla riduzione dei volumi annunciata nelle scorse settimane si passa al loro azzeramento, e quindi alla chiusura dell’attività produttiva». «La totale assenza di responsabilità sociale da parte della Embraco – prosegue Bellono – è inaccettabile per le istituzioni, oltre che per i lavoratori. Andremo a manifestare sotto la sede di Whirlpool Italia».

Bellono commenta il licenziamento collettivo Embraco mettendolo in relazione con i recenti dati sul lavoro che vasto entusiasmo governativo hanno creato: «L’involuzione qualitativa del lavoro è evidente. Ma si deve anche sottolineare che è l’intero monte ore nazionale che diminuisce. Non è quindi un problema di qualità, ma anche di quantità».

Dario Basso, segretario generale della Uilm di Torino aggiunge: «L’Embraco continua sulla linea intransigente. È urgente aprire un tavolo di trattativa e servirà un incontro al ministero dello Sviluppo».

Ma il tavolo nascerebbe senza basi solide perché l’idea della proprietà non ha mezze misure, e per far sopravvivere la fabbrica è necessaria la produzione di oltre un milione di pezzi all’anno: condizione che l’azienda esclude. Ed è ancor meno probabile che si possa andare verso una riconversione produttiva, mentre soluzioni di ricollocazione in altre attività potrebbero interessare solo poche persone.

La proprietà in questi mesi di non trattativa ha manifestato scarso interesse per ogni forma di mediazione: ora che la comunicazione ufficiale è stata fatta agli azionisti, e alla Sec statunitense, non si torna indietro.

L’azienda ha confermato l’intenzione di avviare la procedura sindacale riguardante la cessazione della produzione dicendosi «pienamente consapevole delle sue responsabilità nei confronti dei propri dipendenti». Infine, sottolinea Embraco, «si lavorerà in stretta collaborazione con i rappresentanti sindacali, le autorità pubbliche e i funzionari locali per cercare soluzioni perseguibili e su misura per il personale coinvolto».

Con una nota amara e bizzarra, il gruppo degli elettrodomestici ha comunque rassicurato i suoi clienti:  «L’Italia rimane un Paese importante per Embraco che manterrà qui una presenza con un ufficio commerciale al fine di continuare ad assistere la propria clientela».

MAURIZIO PAGLIASSOTTI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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