Nell’arco d’interminabili 17 anni, il «caso Eluana Englaro» è stato uno dei sintomi dell’accanimento terapeutico senza consenso e il simbolo tragico della politica indifferente o, peggio, obnubilata. Finché una sentenza, in nome del popolo italiano, ha cristallizzato la legge della dignità. Una storia emblematica che Beppino Englaro ripercorre nel suo inconfondibile stile in Vivere e morire con dignità (Nuovadimensione, pp. 128, euro 13,50): mette a disposizione il dibattito pubblico del 27 febbraio 2015 a Zugliano (Udine) con Vito Di Piazza, primario di Medicina all’ospedale di Tolmezzo, l’avvocata Giulia Facchini Martini e Pierluigi Di Piazza, responsabile del locale Centro Balducci.
«NOI CI SIAMO sempre mossi nella legalità, nel rispetto delle sentenze e dei tempi della giustizia. Saremo sempre grati al Friuli Venezia Giulia che ha accolto Eluana nella sua terra» conclude Englaro. Il governatore Renzo Tondo si comportò in modo ben diverso dal suo collega Roberto Formigoni (che verrà sanzionato definitivamente dal Consiglio di Stato). E a sancire il punto di non ritorno nei rapporti fra cittadini-pazienti e istituzioni sanitarie, zittendo ogni rigurgito di propaganda strumentale, ci ha pensato il gip di Udine Paolo Milocco. Nell’atto di proscioglimento di Englaro, del primario e degli infermieri della clinica «La Quiete» indagati per l’ipotesi di omicidio volontario, si legge a chiare lettere: «La prosecuzione dei trattamenti di sostegno vitale non era legittima, in quanto contrastante con la volontà dei rappresentanti legali».
TORNA, INSOMMA, il giuramento di Ippocrate: «Mi asterrò dal recar danno e offesa». Ma il Parlamento continua a non legiferare in materia di «fine vita», come se il diritto non fosse contemplato dal secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione.
Vivere e morire con dignità costringe tutti a riflettere. Non solo sull’«eredità» di Eluana e di altri. Ma perfino sulla lunga malattia del cardinal Martini, scomparso il 31 agosto 2012, grazie alla toccante lettera scritta dalla nipote e pubblicata dal Corriere della sera. E anche con Di Piazza: «Il mio compagno di scuola e parroco di Paluzza, don Tarcisio Puntel, ha sempre espresso una posizione diversa da Beppino. Poi cos’è avvenuto? Che lui, con fede e umanità, ha accolto Eluana nella chiesa di Paluzza. Con espressione ispirata durante il funerale ha affermato che “Eluana, dopo il lungo periodo di gelo, è rinata come una stella alpina delle nostre montagne”. Beppino ha sentito come vera quella frase e lo ha abbracciato e ringraziato».
Senza dimenticare Marinella Chirico della Rai, che l’8 febbraio 2009 è entrata, insieme al fotografo Francesco Bruni, in punta di piedi nella camera protetta della clinica di Udine: «L’Eluana che ho conosciuto era una piccola donna immobile, rannicchiata su se stessa, gli occhi semi chiusi, inespressivi, la bocca socchiusa, nel tormento di un continuo tremore della lingua, un rantolo senza fine. La pelle del corpo quasi trasparente, un guscio fragile curato per 17 anni, continuamente, per evitare piaghe e lacerazioni».
ERNESTO MILANESI
Più libri più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria, si apre oggi a Roma nel Palazzo dei Congressi dell’Eur (per concludersi domenica 11).
Sabato 10 dicembre, alle 15 (Sala Aldus Room/ Sala Smeraldo), verrà presentato il libro «Vivere e morire con dignità» di Beppino Englaro, G. Facchini Martini, Pierluigi e Vito di Piazza. Intervengono Beppino Englaro, Marco Politi e Pierluigi di Piazza.
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