Election day, l’incognita della sfida di genere

Il voto che non t’aspetti, e che può fare la differenza, può venire da una famiglia graniticamente devota al culto di Trump, dalla moglie che, senza dirlo al marito, vota per Kamala Harris e gli confida di aver votato per il loro beniamino dalla chioma color polenta

Il voto che non t’aspetti, e che può fare la differenza, può venire da una famiglia graniticamente devota al culto di Trump, dalla moglie che, senza dirlo al marito, vota per Kamala Harris e gli confida di aver votato per il loro beniamino dalla chioma color polenta. In molte toilette per donne si trovano attaccati sul dispenser della carta volantini di questo tenore: «Se il tuo partner è del MAGA (il movimento di Trump), è del tutto ok per te votare per Kamala e dirgli che hai votato per Trump. Non sarebbe mica la prima volta che gli dici una bugia, non è vero?».

In un video diffuso dai democratici, che ha mandato su tutte le furie la destra, Julia Roberts incoraggia le elettrici a decidere solo nel proprio interesse nel segreto dell’urna, «dove la donna ha ancora il diritto di scelta, puoi votare come vuoi tu, e nessuno lo saprà mai».

La sorpresa dell’ultimissimo scorcio della corsa elettorale è il significativo spostamento di pezzi di elettorato femminile dal campo conservatore verso la candidata democratica, come sembrano confermare anche i rilevamenti in uno stato “rosso”, cioè repubblicano, come l’Iowa, dove il sorpasso su Trump di Harris è stato propiziato da elettrici di destra. Kamala gode già dell’appoggio della maggioranza del voto femminile: adesso s’aggiunge anche quello tacito di tante elettrici di destra.

Al di là di ogni ragionamento politico e geopolitico contingente sulle conseguenze del voto, si conferma che il dato prevalente dell’Election Day di oggi è nel valore emblematico di una candidata che si trova a rappresentare i diritti e la dignità della donna e delle donne messi in questione, anzi in pericolo, dal campione del maschilismo e del suprematismo bianco, portavoce senza ritegno della peggiore misoginia, e capo di un movimento politico che sta spazzando via diritti acquisiti in diversi stati, innanzitutto i diritti riproduttivi.

In dieci stati si voterà anche per referendum volti a tutelare o a ripristinare il diritto d’interrompere una gravidanza non voluta.

Sono consultazioni che negli stati in bilico potranno contribuire a spostare voti preziosi dal campo di Trump a quello di Harris. In una competizione dove anche poche migliaia di voti possono essere decisive, questa dinamica può riservare amare sorprese a Trump.

Tra la grande varietà di novità, molte delle quali inquietanti, che il voto di oggi presenta, la sfida di genere assume una forza narrativa di spicco, anche se l’eventuale elezione di Kamala Harris non sarebbe certo senza precedenti. Una sua sconfitta, però, prodotta dall’elezione, per la seconda volta, di un personaggio come Donald Trump, che già sconfisse Hillary Clinton nel 2016, sarebbe una ferita dalle profonde e durevoli conseguenze per l’America e per il mondo.

Potrebbe però andare a finire senza che si realizzi nessuno dei due scenari ma con un terzo scenario, un pareggio, un risultato cioè che non assegna a nessuno dei due contendenti la maggioranza dei 538 grandi elettori.

Si metterebbe in moto un procedimento che coinvolgerebbe le due camere del Congresso, al termine del quale Trump avrebbe più probabilità di vittoria.

Un film da incubo. Che potrebbe anche proporsi – in caso di sua sconfitta di misura – nella forma di una serie di contestazioni e ricorsi in diversi stati, una situazione per la quale la campagna di Donald Trump si è attrezzata accantonando un fondo specifico di 90 milioni di dollari per le battaglie legali post-elettorali.

Una sfida preannunciata negli ultimi comizi, dove il ritornello del voto truccato e dei brogli è uno dei Leitmotiv, ripetuto e dilatato dal suo sodale Elon Musk, con la raffica di post sulla sua piattaforma X che alimentano ogni sorta di teorie cospirative su queste elezioni.

Il tandem Trump-Musk, che è il ticket presidenziale de facto, con il sostegno di Steve Bannon, da poco uscito di prigione, ha puntato nelle ultime ore su un crescendo senza freni della “strategia della paura” che caratterizza dal suo nascere la destra di Make America Great Again, volta a trasformare la silent majority nella scared majority, la maggioranza spaventata. Fino all’avvertimento mafioso di Musk su X: «Se Trump NON è eletto, sarà l’ultima elezione». Un post visto 103 milioni di volte e ripostato 180.000 volte. Il suono sinistro di preparativi insurrezionali.

Non si pensi a un nuovo attacco a Capitol Hill, stile 6 gennaio 2021. Impossibile. Biden sarà alla Casa Bianca fino al 20 gennaio, Washington è in allerta e sono stati predisposti piani minuziosi per contrastare eventuali tentativi insurrezionali. Più probabile una serie di aggressioni e attacchi ai parlamenti degli stati repubblicani dove le contestazioni di Trump e del Maga saranno più decise. Un caos diffuso, più pericoloso del singolo attacco al cuore della capitale federale.

Paura, rabbia, divisione, odio, fake news. Armi di mobilitazione di massa che scateneranno la loro potenza di fuoco nell’odierno Election Day, determinando la scelta del nuovo presidente e le nuove maggioranze nel senato e nella camera dei rappresentanti. Un’offensiva che si rivelerà vincente solo se Donald Trump è effettivamente in sintonia con il sentire comune prevalente dell’elettorato: ma lo è davvero?

Secondo Michael Moore «Trump è fritto. La maggioranza degli americani non vuole questa conflittualità che divide, non vuole minaccia della violenza».

Il filmmaker di Flint è ottimista sull’esito del voto, vanta di avere il polso del suo Michigan, uno degli stati chiave del voto di oggi. In passato era stato tutt’altro che tenero coi democratici e aveva visto giusto. Ma se sarà smentito dai risultati, è perché neppure la parte più sensibile e attenta del mondo democratico americano, di cui lui è espressione, è in contatto con l’America reale di oggi.

E questo renderebbe ancora più drammatica una vittoria di Donald Trump.

GUIDO MOLTEDO

da il manifesto.it

Foto di RDNE Stock project

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