Su richiesta del presidente brasiliano Ignacio Lula che guida quest’anno il G20 l’economista francese di 37 anni Gabriel Zucman (docente dell’Università della California a Berkeley, della Paris School of Economics e direttore dell’Osservatorio Fiscale Europeo) ha presentato ieri un rapporto sulla tassazione minima dei miliardari. In un testo di 50 pagine, Zucman ha dimostrato la fattibilità di tale imposta in un modo più approfondito rispetto agli otto minuti che gli sono stati concessi nel febbraio scorso a San Paolo davanti ai ministri delle finanze e ai governatori delle banche centrali dei paesi membri del G20.

Autore con Emmanuel Saez de Il trionfo dell’ingiustizia (Einaudi), insignito l’anno scorso della medaglia Clark dell’associazione americana degli economisti, Zucman sostiene il Fronte Popolare alle elezioni legislative di domenica prossima. La sua proposta di tassazione prevede l’acquisizione di una cifra che oscilla tra i 200 e i 250 miliardi di dollari all’anno da un’imposta minima del 2% sui patrimoni dei circa tremila miliardari globali. Dall’estensione del tributo ai titolari di una ricchezza netta superiore a 100 milioni di dollari si potrebbero ottenere inoltre entrare erariali fino a 140 miliardi di dollari all’anno.

Questa ipotesi è fondata sull’evoluzione della cooperazione internazionale in materia fiscale. Oggi rende tecnicamente possibile imporre questa imposta minima. Per Zucman può essere attuata anche in mancanza della partecipazione da parte di tutti i paesi a condizione che si rafforzi la tassazione sui miliardari che cambiano la residenza fiscale spostandola in altri paesi più compiacenti («exit taxation»). È inoltre prevista l’esistenza di un esattore di ultima istanza come è accaduto per la «global minimum tax» pensata per le grandi multinazionali.

L’utilità di questo nuovo sistema sarebbe immediata anche per un paese come l’Italia. Secondo Zucman, infatti, permetterebbe di ridurre la regressività del sistema fiscale che permette ai contribuenti più facoltosi di versare, in proporzione al proprio reddito e al patrimonio, imposte e contributi inferiori rispetto a cittadini che hanno redditi più bassi e patrimoni più esigui.

Il rapporto prevede inoltre il rafforzamento dello scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali. Ciò permetterebbe di ricostruire i patrimoni assoggettati al prelievo e di limitare il rischio di evasione fiscale. Va ricordato che negli ultimi quarant’anni i miliardari hanno registrato, in media, un rendimento nominale annuo lordo del 7,5% e hanno versato al fisco l’equivalente irrisorio dello 0,3% del valore dei propri patrimoni.

La misura proposta da Zucman produrrebbe, in media, un calo del rendimento annuo netto per i miliardari dal 7,2% al 5,5%. L’impatto di queste misure sugli investimenti e sui risparmi sarebbe limitato. Ogni paese, sostiene Zucman nelle conclusioni del rapporto, può adottare lo standard qui descritto nella propria legislazione anche se è necessario un coinvolgimento a livello internazionale.

La proposta sarà presentata da Lula a fine luglio al G20 Finanze di Rio de Janeiro. L’idea di tassare i super-ricchi è sostenuta dal «Manifesto» sottoscritto da 154 economisti e delle economiste italiani e rientra nell’agenda della campagna Tax the rich sostenuta anche da Oxfam e Sbilanciamoci! «Tassare maggiormente gli ultra ricchi che eludono i propri obblighi tributari e impediscono di finanziare le istituzioni pubbliche potrebbe generare significative risorse da investire nel contrasto alle disuguaglianze e nella lotta al cambiamento climatico» ha detto Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

Foto di Karolina Kaboompics