La Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), è arrivata alla sua 53esima edizione. Si tratta della più grande manifestazione ambientale per la salvaguardia del nostro pianeta, lanciata dagli Stati Uniti in parallelo con la nascita e lo sviluppo del movimento ambientalista moderno.
Erano gli anni in cui un testo fondamentale come Primavera silenziosa della biologa Rachel Carson arrivava ad aprire gli occhi su come l’agire superficiale dell’umanità stesse provocando danni profondi alla natura.
L’urlo dell’uomo che soffocava quello della terra era fatto di cui molti all’epoca erano ancora ignari, ma nonostante i 53 anni passati e la progressiva presa di coscienza delle conseguenze ambientali negative della nostra presenza e dei nostri bisogni di estrazione, produzione, consumo, trasporto delle risorse del pianeta, c’è ancora molto da fare affinché la salvaguardia del pianeta non rimanga solo uno slogan e una serie di eventi, che ci ricordano quanto è prezioso ciò che stiamo maltrattando.
«Custodi incauti della nostra fragile casa», sono le parole usate dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che anche quest’anno ha messo l’accento sulle crisi più gravi che affliggono il pianeta: disordine climatico, perdita di biodiversità, inquinamento e spreco. Tutti fenomeni di origine antropica.
A scuotere le coscienze degli americani ai tempi fu, come spesso accade, un disastro ambientale, il terzo più grave della storia dopo quelli di Deepwater Horizon (2010) e l’Exxon Valdez (1989).
Nel 1969 a Santa Barbara, in California, un’esplosione avvenuta in un giacimento offshore a 10 km dalla costa provocò una disastrosa fuoriuscita di greggio. In dieci giorni si riversarono nelle acque e sulle spiagge circa 100mila barili di petrolio greggio, provocando la morte di 3.500 tra uccelli marini, delfini, foche e leoni marini. Per l’opinione pubblica fu uno shock e la risposta immediata.
Studenti e attivisti di tutta la nazione parteciparono a una serie di incontri e conferenze sull’ambiente fortemente volute dal Senatore del Wisconsin Gaylord Nelson. Questa mobilitazione culminò il 22 aprile del 1970 in una manifestazione in tutte le principali città statunitensi. Vi parteciparono 20 milioni di cittadini americani: era nata la Giornata Mondiale della Terra, che venne poi ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1971.
Da allora, il movimento Earth Day è cresciuto costantemente e oggi, ogni 22 aprile, coinvolge più di un miliardo di persone in tutto il mondo, mobilitate per sensibilizzare quante più persone possibile circa i principali problemi della Terra, ma – e forse soprattutto – cercare soluzioni concrete e unitarie volte a delineare un futuro migliore per noi per il nostro pianeta. Futuro è il concetto chiave delle celebrazioni di quest’anno, il cui tema è quello di «Investire nel pianeta».
Come? Secondo gli organizzatori è necessaria l’azione congiunta e sinergica di governi nazionali, comuni cittadini, imprese e investitori. I grandi gruppi industriali e finanziari, ma anche le piccole medie imprese devono muoversi verso settori green, ad alta sostenibilità ambientale e sociale con elevato potenziale di innovazione tecnologica. I governi devono incentivare l’uso di risorse energetiche pulite e rinnovabili e promuovere la costruzione di infrastrutture adeguate. Niente di nuovo eppure siamo in ritardo, come ha sottolineato Guterres.
Il solo obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5 gradi presuppone un taglio drastico, superiore al 50%, delle emissioni da parte dei grandi inquinatori a partire da quest’anno. Un obiettivo ancora lontano visto che l’ultimo rapporto annuale appena pubblicato dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale mostra che nel 2022 le emissioni globali di gas serra hanno continuato ad aumentare e le concentrazioni dei tre principali – anidride carbonica, metano e protossido di azoto – hanno raggiunto livelli record.
La temperatura media globale nel 2022 è stata di 1,15°C sopra la media preindustriale (1850-1900) rendendo gli ultimi otto anni (2015-2022) i più caldi mai registrati. Il 2022 è stato il quinto o il sesto anno più caldo mai registrato e le conseguenze sono che siccità, inondazioni e ondate di caldo hanno colpito le comunità di tutti i continenti e sono costate molti miliardi di dollari. Il ghiaccio marino antartico è sceso alla sua estensione più bassa mai registrata e lo scioglimento di alcuni ghiacciai europei è stato, letteralmente, fuori scala.
È necessario puntare sul terzo attore globale per il cambiamento individuato dal movimento Earth Day, ovvero i singoli cittadini, i cui strumenti a disposizione sono le decisioni di acquisto, che un poco alla volta reindirizzano il mercato, e quelli di influenza politica: voto, referendum, manifestazioni.
SERENA TARABINI
Foto di Cup of Couple