Pubblichiamo due scritti di Franco Astengo sulla politica italiana e in merito alle morti sul lavoro collegate al ricordo dei minatori sepolti vivi a Marcinelle
Le elezioni e il rapporto tra società e politica
Definita erroneamente come “crisi delle democrazie liberali” l’idea (vincente fin dagli anni’80) della riduzione del rapporto tra politica e società intesa come “taglio dell’eccesso di domanda” ha subito nel corso dell’ultimo periodo una ulteriore, vera e propria torsione anti-popolare a causa della triade: difficoltà della globalizzazione; emergenza sanitaria, scenario internazionale.
Questo punto di analisi di carattere generale sta impattando in modo specifico sullo scenario delle prossime venture elezioni italiane. Un quadro reso più complicato da un insieme di fattori che non possono essere analizzati in questa sede.
Andando per ordine:
1) da destra si cerca di sfruttare la richiesta di protezione e di conservazione (anche nazionalistica) cresciuta con il radicalizzarsi delle contraddizioni sociali imponendo un taglio dell’eccesso di domanda attraverso la riduzione del quadro di governo considerando troppo complesso quello proposto dal sistema politico definito dalla Costituzione Repubblicana. In questa direzione si muove la proposta presidenzialista che deve essere valutata analizzando questo preciso contesto;
2) dalla parte del PD si è rimasti legati all’antico schema che prevede una crisi specifica del nostro sistema politico dovuta all’assenza di un meccanismo bipolare (tendenzialmente bipartitico) di alternanza che si vorrebbe “temperato” da alcune opzioni comuni con l’altro segmento: atlantismo, europeismo, correzione dell’impianto liberista neo – novecentesco.
La tematizzazione delle elezioni 2022 si sta sviluppando proprio attorno a questi due riferimenti che prevedono comunque un elemento comune: il taglio delle ali e il restringimento decisionista nel rapporto politica/società (nasce da qui l’indifferenza per l’astensionismo, considerato un elemento “fisiologico” del sistema).
Collocato sullo sfondo il tema dei contenuti (sul quale la destra trova comunque più facilmente la quadra essendo maggiormente nelle sue corde l’accentramento del rapporto di governo)la questione si gioca esclusivamente sul tavolo dell’autonomia del politico e dell’impermeabilità dalle istanze sociali: la riduzione della rappresentanza politica (incautamente scambiata da principianti come assalto alla casta) e la modifica della Costituzione nel senso della semplificazione attraverso il presidenzialismo rappresentano così l’essenza dell’oggetto del contendere per il prossimo 25 settembre.
La presenza della sinistra in Parlamento intesa come elemento di riduzione del danno arrecato al sistema dalla semplificazione (sostanzialmente autoritaria) diventa così elemento determinante per impedire la realizzazione completa di questo disegno: sul come costruire questa presenza francamente mi pare che la via più opportuna potrebbe essere quella di realizzare una sorta di almeno parziale accantonamento della “vocazione maggioritaria” da parte del PD.
Si tratterebbe di far sì che almeno da quel lato del campo si conservasse comunque una pluralità di presenza politica e istituzionale da parte di una sinistra autonoma per limitarne la circoscrizione a un’area di servizio dell’ipotesi centrista (ipotesi ovviamente del tutto negativa rispetto alla qualità delle difficoltà presenti sul piano internazionale, economico, sociale).
I morti sul lavoro da Marcinelle ad oggi
Continuano i giorni del nostro lutto: nel 2021 sono state 1.221 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste 973 sono state rilevate in occasioni di lavoro, mentre 248 sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere.
Nel primo semestre del 2022 abbiamo registrato 452 decessi, con una media angosciante di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni. In netto aumento le denunce di infortunio che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sono aumentate del 43,3%.
Dedichiamo ad essi un ricordo che cerchiamo di perpetuare ad ogni scadenza proprio allo scopo di elevare – ancora e nonostante tutto – un monito contro lo sfruttamento che proprio adesso assume un valore molto particolare.
L’8 agosto di 66 anni fa 262 minatori, di cui molti italiani, morirono nelle miniere di carbone a Charleroi, in Belgio, nella miniera di Marcinelle a causa di un incendio.
Ricordare oggi quei caduti deve significare ritrovare nel quotidiano le ragioni della nostra ostinata ricerca per “abolire lo stato di cose presenti”.
Non si può allora far altro che ritornare a quanto descritto da Marx e Engels nel “Manifesto”:” il proletario è senza proprietà, il moderno lavoro industriale, il moderno asservimento al capitale, identici in Francia, come in Inghilterra, in America come in Germania lo hanno spogliato di ogni carattere internazionale”.
Ebbene quella tragedia di Marcinelle, quell’ 8 Agosto 1956 dimostrò per intero la veridicità dell’analisi marxiana: i morti, i sacrificati all’idea dello sviluppo anche quella volta, anzi mai come quella volta non avevano nazione, erano soltanto degli sfruttati portati all’estremo sacrificio.
In trent’anni la forza lavoro globale è aumentata di un miliardo e duecento milioni di donne e uomini. Quaranta milioni in un anno. Più di centomila la giorno. Settantacinque al minuto. E’ il ritmo con il quale crescono le fabbriche in Cina e si affollano le periferie: da Giakarta a Hanoi, da Mumbai a Lagos, da Johannesburg al Cairo.
Si ascolta qui il respiro del mondo. Nell’Occidente sviluppato e maturo emergono tratti di vero e proprio “ritorno all’indietro” alle condizioni sociali della prima rivoluzione industriale, quelli descritti dalle pagine di Dickens o di Zola. E’ sempre attuale e presente il “nostro Germinale”.
La memoria di Marcinelle, momento storico esemplare nell’idea della ferocia dello sfruttamento, deve servire prima di tutto a ricordarci questo.
FRANCO ASTENGO
6 agosto 2022
foto: screenshot