Alessandro Brigo, 50 anni di Copiano, sposato e padre di due figli, e Andrea Lusini, 51 anni senese viveva a Linarolo, sono morti insieme ieri per asfissia mentre lavoravano alla Digima di Villanterio, sempre in provincia di Pavia, un’azienda specializzata nella lavorazione di scarti animali per la produzione di farine per mangimi. Non era chiaro ieri se la loro morte orribile sia stata causata dall’avere respirato ammoniaca o un altro gas velenoso. Secondo una prima ricostruzione fatta dall’Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu) sarebbe comunque arrivata dalla rottura di una valvola, all’interno di una vasca di lavorazione, dalla quale si è alzata una nube tossica che ha avvolto i due operai. Lusini stava operando accanto alla vasca e si è sentito male. Brigo ha cercato di soccorrerlo, ma ha perso i sensi anche lui. Quando sono arrivati gli operatori del 118, non c’era più nulla da fare. La nube tossica si era già impossessata di loro e non li ha più lasciati. L’asfissia è finita mezz’ora dopo mezzogiorno.
Solo a maggio in Lombardia ci sono stati cinque omicidi bianchi sul lavoro. Sono sei gli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo per la morte di Marco Oldrati, l’operaio di San Paolo D’Argon che ha perso la vita a 52 anni sabato otto maggio precipitando dal ponteggio di un cantiere in un centro commerciale a Tradate, in provincia di Varese. Sono sempre sei le persone indagate per omicidio colposo per la morte di Christian Martinelli, operaio di 49 anni residente a Sesto Calende, morto i dopo essere stato schiacciato da una fresa in un’azienda, la « Bandera» specializzata in materie plastiche a Busto Arsizio. Il sei maggio scorso è morto Maurizio Gritti, operaio di 46 anni, sposato con due figli, a Pagazzano. A lui è caduta in testa una lastra di cemento . È morto sul colpo.
Maggio è il mese in cui un paese intero ha riscoperto la violenza sulle vite delle operaie e degli operai. Prima c’è stata la morte di Luana D’Orazio, l’operaia tessile di 22 anni rimasta intrappolata e stritolata nel subbio dell’ordito a Prato. Ma lo stillicidio è quotidiano. Coincidenza vuole che questo maledetto mese che dovrebbe essere dolcissimo e primaverile, ha segnato invece un nuovo record di stragi provocate dall’organizzazione capitalistica del lavoro. Ieri l’Inail ha detto che gli incidenti mortali nei primi tre mesi del 2021 sono aumentati del 9,3% rispetto al 2020. Ad aprile ci sono state 306 denunce, 26 in più rispetto alle 280 nel primo quadrimestre del 2020. La strage è ricorrente e si scopre sempre di nuovo. Nello stesso peruiodo del 2019: 303 morti.
I dati, ha precisato l’Inail, sono provvisori. C’è il rischio di non conteggiare un rilevante numero di tardive denunce mortali causate dal contagio Covid-19, in particolare del marzo 2020. I decessi causati dal virus avvengono dopo un più o meno lungo periodo di tempo intercorso dal contagio. Sono rilevanti i dati sulle malattie professionali. Nel primo quadrimestre del 2021 sono state 18.629, 3.861 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+26,1%). In cima cisono Industria e servizi (+24,9%, da 12.231 a 15.278 casi), e l’agricoltura (+34,2%, da 2.365 a 3.175) . Gli uomini sono i più colpiti: 2.851 denunce, ma aumentano anche le donne: 1.010 in più (+25,2%). E crescono le denunce degli italiani e dei cittadini extracomunitari, da 690 a 938 (+35,9%). Le patologie più presenti nel lavoro in Italia sono quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio. Seguono quelle del sistema respiratorio e dai tumori.
La doppia tragedia pavese sul lavoro ieri è arrivata in una giornata di mobilitazione contro i morti del lavoro organizzata dai sindacati. «Da inizio anno in Toscana 14 morti sul lavoro» hanno denunciato ieri Cgil, Cisl Uil della Toscana in un presidio a Firenze. Annalisa Nocentini (Uil Toscana era soddisfata dal fatto che è stato rimandato al mittente una delle tentazioni ricorrenti dei capitalisti. Lo definisce «l’abominio del massimo ribasso», ha provocato «tanti incidenti sul lavoro. Non è l’unica causa, certo, ma una delle cause che hanno creato l’emergenza nazionale. È un primo passo che va nella direzione di regolamentare il subappalto».
Andiamo a Taranto. Nelle città dell’Ilva il presidio contro le morti causate dal lavoro si è tenuto davanti alla prefettura. Il 29 aprile è morto 49enne Natalino Albano della ditta Peyrani, caduto sulla banchina durante le operazioni di carico di pale eoliche su una nave al IV Sporgente del porto. Storie di un paese in guerra, con centinaia di morti e migliaia di feriti per un lavoro sottopagato, pericoloso, maledetto, assassino.
ROBERTO CICCARELLI
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