Il giustificazionismo ha delle striature di ambiguità che lo rendono, molto spesso, molto pericoloso. Tra le pieghe sue pieghe si nascondono detti e non detti, campi aperti lasciati all’immaginazione o alle ipotesi, alle illazioni, persino al plasmare verità alternative a quelle intrinsecamente contenute nei fatti.
Se un marito uccide una moglie, è un uomo che uccide una donna. Entrambe le cose. Non c’è scambio di ruoli possibile. Se una moglie fa arrabbiare il marito, perché mai si dovrebbe presupporre che quel comportamento in qualche modo “giustifica” la reazione violenta del marito?
Ora, se tu mi tiri una padella per ammazzarmi, posso scegliere di tirartene una anche io per legittima difesa. Ma se mi fai arrabbiare e inviperire e la mia reazione sono delle coltellate o delle botte, beh… non c’è più nessuna giustificazione alla reazione all’azione primaria.
Sostenere sottilmente che un uomo può essere provocato nel compiere l’estremo gesto, rientra perfettamente nel settore giustificazionista. Al pari di “se l’è cercata“… Che tutto questo l’abbia ipotizzato una donna, non giustifica proprio un bel nulla, non alleggerisce la pesantezza del dire e l’ottundimento del de-pensare.
(m.s.)
18 settembre 2021
Foto di Diana Cibotari da Pixabay