Per i lavoratori dipendenti sarebbe previsto un esonero che passerebbe da 0,8 a 1,8%. Ciò comporterebbe un aumento lordo per i lavoratori dipendenti nei 6 mesi di 100 euro. Per i pensionati la rivalutazione del 2% comporta un aumento nei 3 mesi di 10 euro ogni 500 euro di pensione. E l’anticipo del conguaglio di cui si parla comporterebbe un aumento di 1 euro al mese ogni 500 euro. «Ai lavoratori vanno meno dei duecento euro del bonus che sono stati erogati a luglio. Per quello che ci riguarda è poco più di un’elemosina» dicono Cgil e Uil.

Le misure sociali contenute nell’«Agenda Draghi» si restringono. Nel «decreto aiuti bis» al quale sta lavorando il governo postumo il bonus una tantum da 200 euro per 31 milioni di persone a luglio sarà sostituito da un taglio aggiuntivo del cuneo contributivo dei redditi fino a 35mila euro.

Per i sindacati ciò porterebbe a una cifra di «100 euro lordi» per i lavoratori dipendenti pubblici e privati per i «prossimi sei mesi». Per i pensionati si ipotizza una rivalutazione del 2% che comporterebbe un aumento di 10 euro ogni 500 euro di pensione per 3 mesi. E l’anticipo del conguaglio di cui si sta parlando in questi giorni comporterebbe un aumento di 1 euro al mese ogni 500 euro sull’anno. Allo studio ci sarebbe una soglia da 25mila euro fino a dicembre.

«L’incontro non è andato bene. Per quello che ci riguarda è poco più di un’elemosina» ha detto il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri al termine dell’incontro tenuto al Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) – Noi abbiamo riconfermato la nostra condivisione sulla scelta del metodo, sulle quantità economiche siamo molto lontani». «Non ci siamo, le risorse sono del tutto inadeguate – ha aggiunto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini – In questo modo in tasca ai lavoratori dipendenti e ai pensionati fino a 35mila euro andranno meno dei 200 euro di una tantum che sono stati erogati a luglio. Chiediamo che il Consiglio dei ministri affronti in modo diverso la situazione».

Oggi, o al più tardi domani mattina, ci sarà un’altra riunione, in vista del varo del provvedimento. «Non sono deluso – ha commentato Ignazio Ganga (Cisl) – Questo è un decreto che sta nel perimetro di quanto ci era stato preannunciato a Palazzo Chigi. Per la misura su lavoratori e pensionati abbiamo chiesto di rafforzarla».

La richiesta è rivedere la ripartizione degli importi all’interno del perimetro dei 14,3 miliardi di euro stabiliti dal governo, due dei quali copriranno norme già approvate nel «Dl aiuti» precedente. Questi soldi sembrerebbero molti, ma in realtà devono finanziare anche un’altra pioggia di bonus: ad esempio, la proroga del taglio delle accise sulla benzina fino al 20 settembre, 900 milioni di euro che non risolvono il problema del pesante aumenti dei prezzi scatenato dalla speculazione sui beni energetici iniziata anche prima della guerra russa in Ucraina.

Nonostante la riduzione delle accise già in vigore da marzo, oggi un litro di benzina costa il 13,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il diesel è rincarato del 22,6% su base annua. Nel frattempo è tramontato il tentativo di ridurre l’Iva sui beni di prima necessità. Altre risorse andranno su un bonus bollette pari a 3 miliardi, identico a quello degli ultimi trimestri. Previsto, tra l’altro, un bonus per i trasporti locali.

Al Mef si è discusso dei nove miliardi di euro mancanti dal contributo sugli «extraprofitti». «Credo che non intervenire ulteriormente sia uno schiaffo in faccia a chi ha pagato le bollette e paga le tasse» ha detto Landini che ha fatto l’esempio dell’Eni i cui utili sono passati nel primo semestre del 2022 da 1 a 7 miliardi.

«Addirittura ci sono delle imprese che devono pagare l’extraprofitto, che hanno fatto dei ricorsi perché considerano incostituzionale la norma. Siamo di fronte ad uno schiaffo ai lavoratori e pensionati e a chi onestamente paga le tasse». Sul problema «qualcosa si farà ma temo che l’ambizione debba ridursi, con la caduta del governo tutto diventa più difficile» ha commentato il ministro del lavoro Andrea Orlando.

«Salva-Ilva» di Taranto. Nel decreto aiuti bis ci potrebbe essere una norma ieri c’è stato un incontro al ministero dello sviluppo guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti dal quale i sindacati sono usciti furiosi. Si aspettavano la conferma del miliardo per fare girare gli impianti e fare lavorare i lavoratori. Giorgetti non ha dato risposte. «Aspetta che il consiglio dei ministri decida» ha detto Michele De Palma (segretario generale Fiom-Cgil). «È stato un incontro drammatico e tra i lavoratori sta montando la rabbia» ha aggiunto Rocco Palombella (Uilm). «Gravissimo per il governo arrivare agli sgoccioli senza ancora nulla di nuovo, con una pesantissima crisi di liquidità e il rischio di uno tsunami nell’appalto» ha detto Francesco Rizzo (Usb).

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

Foto di Craig Dennis