Traggo spunto da una bella intervista de “il manifesto” di oggi ad Antonio Scurati, per alcune brevi riflessioni.
“Il fascismo non è stato un generico «crimine contro l’umanità» ma un progetto politico disumanizzante.“.
Così bene descrive Antonio Scurati il fascismo. Anzitutto un progetto. Poi, ovviamente, politico. E infine disumanizzante. La declinazione tedesca del medesimo, pur nata e cresciuta sotto altre pessime stelle (antisemitismo, pangermanesimo, antislavismo, ecc.), ha tratto ispirazione proprio dalla disumanizzazione degli individui considerati “indegni” di far parte di una società di “superiori” o, per dirla con Hitler, di “forti contro deboli”.
Più si sfogliano le pagine degli scritti nazisti e fascisti e più ci si ritroverà immersi nell’esaltazione della forza, della maestà muscolare di una ideologia negativa perché fa della forza l’elemento necessario per l’affermazione di una parte dell’umanità a tutto discapito di un’altra.
In questo senso la disumanizzazione che ricorda Scurati è piena, assoluta, primitiva: ci riporta oltre la ragione, prima di essa, pur pretendendo di gestire settori dell’umana realtà individuale, dell’istinto, della consuetudine, delle produzioni umane stesse che si rifanno all’esigenza di una uguaglianza che viene alla fine negata, vilipesa, stritolata dalla perversione megalomane della totalizzazione di un certo tipo di essere umano.
Il fascismo e il nazismo questo sono stati e tentano sempre di essere: la mutazione sociale e politica degli esseri umani uguali per natura in esseri disumani diseguali per forza, per brutalità, per sopraffazione.
(m.s.)