Ad agosto, il Ministero della Salute palestinese ha annunciato il primo caso accertato di infezione da poliomielite a Gaza in 25 anni. Il virus ha colpito un bambino di 10 mesi a Deir el-Balah, lasciandolo paralizzato. Sebbene finora sia stato confermato un solo caso, ciò non significa che sia l’unico o che la diffusione del virus sia limitata.

Anche se la poliomielite può causare paralisi e persino morte, molti di coloro che vengono infettati dal virus non mostrano sintomi. Ecco perché sono necessari test e valutazioni mediche per determinare correttamente l’entità del focolaio. Tuttavia, ciò è quasi impossibile a Gaza, dato che Israele ha distrutto quasi totalmente il settore sanitario.

Sappiamo che il poliovirus di tipo 2 (cVDPV) è stato identificato in sei campioni di acque reflue, raccolti in due diversi siti a Khan Younis e Deir el-Balah a luglio. Dopo la divulgazione di questi risultati, il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, ha avvertito che è «solo una questione di tempo prima che raggiunga le migliaia di bambini che sono rimasti senza protezione».

Israele ha respinto le richieste delle Nazioni unite di un cessate il fuoco e ha accettato solo “pause umanitarie” localizzate per pochi giorni. In parallelo, ha intensificato i bombardamenti su Gaza e le espulsioni di massa dei civili. Tra il 19 e il 24 agosto, l’esercito israeliano ha emesso il più alto numero di ordini di evacuazione in una settimana dal 7 ottobre, portando l’Onu a sospendere temporaneamente le operazioni umanitarie.

Nonostante tutto, domenica è stata ufficialmente avviata una campagna di vaccinazione. La distribuzione è iniziata nella Striscia di Gaza centrale – nel governatorato di Deir el-Balah – e nei prossimi giorni dovrebbe essere estesa a Khan Younis nel sud della Striscia e poi ai governatorati settentrionali, dove Israele ha severamente limitato gli aiuti e la mobilità.

Non è chiaro se ll’Onu riuscirà a raggiungere l’obiettivo di vaccinare 640.000 bambini date le difficili condizioni operative, il drammatico numero di sfollati, le restrizioni israeliane sulla fornitura di carburante necessario per far funzionare i generatori e i frigoriferi per conservare i vaccini, e il rifiuto di Israele di fermare completamente i combattimenti.

Affinché il vaccino sia efficace, devono essere somministrate due dosi ad almeno un mese di distanza. Non vi è ancora alcuna garanzia che le condizioni saranno favorevoli per la seconda fase della campagna di vaccinazione.

Purtroppo, un focolaio di poliomielite non è l’unica emergenza sanitaria che i palestinesi a Gaza stanno affrontando. Altre pericolose malattie infettive, tra cui epatite e meningite, si stanno diffondendo nella Striscia. Dal mese di ottobre, a Gaza sono stati registrati più di 995.000 casi di infezioni respiratorie acute e 577.000 casi di diarrea acquosa acuta.

Inoltre, centinaia di migliaia di persone con malattie croniche non ricevono le cure adeguate di cui hanno bisogno, il che porta a molte morti evitabili che non vengono registrate nel bilancio ufficiale delle vittime di Gaza.

Tutto ciò riflette il genocidio per logoramento di Israele: ovvero, la distruzione delle condizioni di sopravvivenza dei palestinesi come gruppo attraverso tecniche di uccisione meno visibili rispetto alla violenza orribile trasmessa in diretta che abbiamo visto negli ultimi 11 mesi.

Prendendo in prestito le parole dell’avvocato ebreo-polacco Raphael Lemkin, che introdusse il concetto di genocidio nel 1944, il «mettere in pericolo la salute» e la creazione di condizioni di vita «dannose per la salute» costituiscono una delle principali tecniche di genocidio.

Negli ultimi 11 mesi, Israele ha praticamente distrutto il sistema sanitario di Gaza. Recenti dati pubblicati dal Global Health Cluster dell’Oms parlano da soli: nei primi 300 giorni di guerra, 32 dei 36 ospedali sono stati danneggiati, 20 (su 36) ospedali e 70 centri di assistenza primaria (su 119) non sono operativi. Sono stati riportati 492 attacchi contro il settore sanitario, che hanno causato la morte di 747 persone.

L’esercito israeliano ha anche distrutto sistematicamente il sistema idrico e fognario di Gaza. Secondo un rapporto di Oxfam pubblicato a luglio, la popolazione di Gaza ha a disposizione solo 4,74 litri di acqua per persona al giorno per tutti gli usi, compresi bere, cucinare e lavarsi.

Ciò rappresenta una riduzione del 94 percento della quantità di acqua disponibile prima di ottobre, e un livello significativamente al di sotto dello standard minimo internazionale accettato di 15 litri di acqua per persona al giorno per la sopravvivenza di base in situazioni di emergenza.

Contemporaneamente, Israele ha distrutto il 70 percento di tutte le pompe fognarie e il 100 percento degli impianti di trattamento delle acque reflue da ottobre. La distruzione e l’ostruzione delle infrastrutture idriche e sanitarie di Gaza hanno avuto effetti catastrofici sulla salute pubblica, causando certamente un numero significativo di morti indirette.

Rapporti sanitari pubblici di rilievo hanno proiettato scenari terrificanti in merito alle morti causate dalla diffusione di malattie infettive a Gaza. Secondo uno studio della London School of Hygiene e della Johns Hopkins University, migliaia di palestinesi potrebbero essere morti negli ultimi sei mesi a causa di malattie infettive.

La narrazione di Israele per giustificare queste morti è che sono il risultato di una tragica crisi umanitaria provocata dai palestinesi. Ma non erano non volute, come rivelano dichiarazioni più oneste di funzionari israeliani.

Nel novembre 2023, l’ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Israele Giora Eiland e attuale consigliere del Ministro della Difesa Yoav Gallant ha scritto su Yedioth Aharonoth che «la comunità internazionale ci avverte di un disastro umanitario a Gaza e di gravi epidemie. Non dobbiamo tirarci indietro da ciò, per quanto possa essere difficile», aggiungendo che «dopotutto, gravi epidemie nel sud della Striscia di Gaza avvicineranno la vittoria e ridurranno le vittime tra i soldati dell’esercito».

Il ministro delle Finanze di Netanyahu, Bezalel Smotrich, ha twittato di essere d’accordo con «ogni parola» scritta da Eiland nel suo articolo. In altre parole, le malattie infettive sono tra gli strumenti di genocidio per logoramento considerati dalla leadership israeliana.

Questa non è una storia completamente nuova. Israele ha già sottoposto i palestinesi a politiche sistematiche di morte lenta e disabilità, con i picchi più alti durante le due Intifade. Ma dal 7 ottobre, queste politiche hanno raggiunto un livello senza precedenti e soddisfano due criteri chiave della Convenzione sul Genocidio.

Primo, distruggendo quasi completamente il settore sanitario e ostacolando la distribuzione di forniture e servizi sanitari, Israele sta assicurando che i palestinesi a Gaza affrontino gravi danni fisici e mentali.

Secondo, distruggendo quasi completamente il sistema idrico e fognario e creando un ambiente debilitante, l’esercito israeliano ha inflitto ai palestinesi di Gaza condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica, in tutto o in parte. Questo è il modo in cui Israele persegue il genocidio per logoramento a Gaza.

NICOLA PERUGINI
Docente di relazioni internazionali all’università di Edimburgo

da il manifesto.it

foto: screenshot ed elaborazione propria