Lo portavamo scritto anche sulle magliette, quando andavamo in piazza (eh sì, lo facevamo persino prima dell’Avvento degli Entusiasti).
Disertare uno scontro militarizzato può essere un atto d’amore verso un progetto che è nato col fine di ricostruire il blocco sociale e di unire le lotte.
E penso che nelle condizioni date oggi – militarizzazione, mancanza di una condizione paritaria fra le due bozze a poche ore dal voto, assenza di regole democratiche condivise – le firmatarie e i firmatari dello Statuto di tutte e tutti abbiano fatto la scelta giusta ritirando la bozza e chiedendo di ripristinare un minimo di democrazia. Penso anche io che non ci siano le condizioni per votare domani.
Alcuni giorni fa, avevo promosso con altre e altri, un appello a “non distruggere l’opera nostra”, a non praticare la follia di una conta tra statuti contrapposti.
Il documento era accompagnato da una citazione da Cassandra di C. Wolf. Ma che la militarizzazione dello scontro rischiasse di essere distruttiva era davvero una facile profezia… E infatti…
Dovevamo fare tutto al contrario, e invece abbiamo fatto tutto come sempre, anzi un po’ peggio.
Non avevo sottoscritto nessuna delle due proposte di Statuto in primo luogo per coerenza rispetto all’appello “no conta” che avevo promosso. E anche per sottrarmi alla follia che due statuti avessero dei firmatari, come fossero documenti congressuali sulla linea politica, e non regole da darsi unitariamente per decidere come discutere della linea politica. Una follia, anzi, l’ennesima forzatura.
La sottrazione dalla logica della conta non si sarebbe tradotta, per me, in una astensione. Avrei votato per lo statuto di tutte e tutti, e lo avrei dichiarato, a titolo personale, pubblicamente, anche se non è lo statuto che avrei scritto io. Avrei votato per “il secondo statuto” perché ha recepito delle modifiche per me significative(soprattutto nel preambolo), per la disponibilità ad accogliere degli emendamenti (che non si sarebbero potuti votare sulla piattaforma in presenza di statuti contrapposti!: perché Liquid Feedback non è fatto per la conta ma per la ricerca del consenso!), perché mi sembrava quello che meglio rappresentava la connessione fra forme molteplici dell’agire politico in un lavoro di riconnessione fra politico e sociale; perché sono contraria a fare di Pap un partito, come di fatto è nel primo Statuto.
Ma, come era prevedibile, e infatti lo avevamo previsto, la volontà dello scontro a tutti i costi ha finito per annullare la possibilità di un confronto democratico e paritario.
Riepilogo allora brevemente i fatti salienti delle ultime settimane:
Forzatura 1: La maggioranza del coordinamento riunita a Grosseto decide che se si fossero presentati più di due emendamenti si sarebbe dovuti andare a statuti contrapposti. La posizione di arrivare alla conta fra due statuti viene mantenuta da Ex Opg e Eurostop anche nell’ultimo coordinamento.
Forzatura 2: presento degli emendamenti alla prima bozza di statuto. MI vengono rigettati in blocco, senza motivazione di merito, attraverso una telefonata dell’estensore riferitami da altra persona nel corso della riunione.
Forzatura 3: Nell’ultimo coordinamento accade che la maggioranza del coordinamento rifiuta di spostare il voto di una settimana, proposto per dare la possibilità a tutti/e di accedere alla piattaforma e capire come funzionasse; insiste sugli statuti contrapposti; si rifiuta di andare a consultazione sulla modalità di votazione.
Si blocca perfino la pubblicazione del report del coordinamento, pubblicando invece un comunicato di resoconto senza avvisare nessuno.
Forzatura 4: si nega a chi ha presentato il secondo statuto di pubblicare una presentazione dello stesso. e lo si fa con obiezioni di merito provenienti da compagne e compagni del primo.
Potrei dilungarmi, ancora, ma non avrebbe senso. Se ho esplicitato quanto accaduto è perchè in tante e tanti me lo stanno chiedendo.
E dopo aver elencato i fatti, esprimo una opinione. La forzatura di oggi è figlia di una assurdità che più volte ho sottolineato: il rifiuto da parte di Ex opg di condividere la proprietà e gli accessi dei mezzi di comunicazione (sito e social). Per cui nel pieno di un confronto che doveva essere democratico, qualcuno poteva pubblicare ciò che voleva, gli altri dovevano chiedere il permesso.
Insomma, le solite miserie della sinistra. Solo che a compierle sono quelli che volevano fare tutto al contrario e che vogliono dare potere al popolo.
Allora provo a fare io una cosa che di solito (con delle eccezioni) a sinistra non si fa. Io ho delle responsabilità in quanto accaduto e me le assumo. Ho la responsabilità di aver creduto creduto e lavorato tanto per questo progetto fin dall’inizio, di aver spinto le compagne e i compagni del PRC a investirci passione e militanza. E di essermi comportata un po’ come quando in una coppia pensi che basti che sia tu ad amare perché le cose possano andare avanti, anche se non sei ricambiato. Errore.
Quello che è accaduto è il reiterarsi di una pura logica di potere, in cui ciò che non si poteva annettere andava emarginato o trasformato in “chi non tiene veramente al progetto”, con la istituzione dello psicoreato di mancanza di entusiasmo al primo segno di dissidenza.
Una intera comunità politica – rifondazione comunista – è stata usata come un piedistallo su cui salire per acquisire visibilità; come ciuccio da fatica per raccogliere le firme, che altrimenti non ci si poteva presentare alle elezioni. Per poi trasformarla dopo il 4 marzo nel “nemico interno”, nella zavorra della “vecchia politica”, nella cricca di quelli che fanno i giochetti e pensano solo alle elezioni.
E lo dice una che nel suo partito è in minoranza, che pensa che la scelta del IV polo sia sbagliata, e che non ha risparmiato e non risparmia critiche da fare alla linea e alla gestione del PRC. Ma, appunto, sulla linea si discute. Altra cosa è se la discussione viene impedita da forzature continue.
Dunque è finita PaP? Io spero di no. Perché il progetto politico va oltre i suoi “gruppi dirigenti” o autodistruggenti. Perché ci sono tante e tanti che non provengono da nessuna delle organizzazioni provenienti in PaP che hanno diritto di decidere. Perché penso che l’idea di lavorare a costruire l’unità delle lotte e del blocco sociale sia la strada giusta, dopo anni di inseguimenti sbagliati e fallimentari dell’unità della sinistra. Perché questi tempi neri ci devono far sentire responsabili più che mai verso una possibilità di trasformazione.
Ma è evidente che per andare avanti bisogna ripristinare delle condizioni minime di democrazia e di riconoscimento reciproco (tutti riconosciamo l’importanza del lavoro di Ex Opg, che però a quanto pare non è disponibile a fare altrettanto).
Mi auguro che si riconvochi il coordinamento, che lo si svolga in streaming, che si decida un regolamento per le votazioni, si condividano gli accessi a sito e social, si provi a lavorare su uno statuto unitario, che si voti la prossima settimana, mantenendo la data della assemblea.
Le compagne e i compagni di Opg e Eurostop hanno due possibilità: provare a ripartire insieme, alla pari, o cantare vittoria, dire che senza la zavorra di Rifondazione ora PaP vola, ecc.
Io mi auguro che scelgano la prima. Perché altrimenti sarebbe una occasione persa. Di sicuro, per me, un fallimento.
ELEONORA FORENZA
Europarlamentare “L’Altra Europa con Tsipras”
Rifondazione Comunista