Dieci anni fa… Bianca Bracci Torsi

Sono passati già dieci anni da quel 14 dicembre 2014 eppure sembra ieri che a chi l’andava a trovare nella sua casa in via Urbana al rione Monti Bianca...

Sono passati già dieci anni da quel 14 dicembre 2014 eppure sembra ieri che a chi l’andava a trovare nella sua casa in via Urbana al rione Monti Bianca chiedeva un’ultima sigaretta come una condannata a morte prima della fucilazione, ma per sicurezza teneva sotto il cuscino ben nascosta una stecca di Stop senza filtro ormai introvabili che fumava solo lei. Sia mai rimanere senza.

Se ne è andata in una nuvola di fumo in attesa di diventare cenere come i capelli che non tingeva più e come lo sguardo che fino all’ultimo ti inceneriva se gli dicevi che la situazione è impossibile, i compagni sono stanchi e rassegnati, ormai non c’è più nulla da fare.

“C’è sempre qualcosa da fare. E bisogna fare quello che serve, non quello che ci piace” rispondeva. “Poi se te lo fai piacere è meglio”.

A Bianca la politica e la vita piacevano molto; all’unisono, coincidenti. E di vita e di fasi politiche ne ha vissute molte. Più delle sette che sembra spettino ai suoi amatissimi gatti.

Bambina che affronta la scomparsa prematura della mamma. Dodicenne che all’idraulico gappista venuto a riparare il lavello in cucina dice di essere disponibile a arruolarsi nei partigiani a condizione che gli diano un’arma: una colt possibilmente. Giovane che prova a scappare con un cavallerizzo zingaro che lavorava in un circo transitante a Pisa, la sua città natale.

Contadina alla guida del trattore e poi operaia nella fabbrica del padre contro il quale organizza gli scioperi per gli aumenti salariali. Studentessa a Parigi, allora capitale della moda che gli lascia una particolare eleganza dove va a assistere alle lezioni alla Sorbona di Jean Paul Sartre.

Poi si innamora di Roma che racconta negli articoli di cronaca di Paese sera, giornalista senza firma come si usava allora quando l’importante era il lavoro collettivo. Militante e dirigente del Pci, componente della CCC, la rocciosa commissione centrale di controllo presieduta da Giancarlo Pajetta che morì di crepacuore per lo scioglimento del Partito Comunista. Fondatrice di Rifondazione Comunista entusiasta di ripartire in mezzo a tanti vecchi compagni e giovani e giovanissimi comunisti., ragazzi e ragazze che la entusiasmarono nell’assemblea del Brancaccio.

E poi per oltre venti anni una delle compagne più amate sia dentro che fuori del partito. Amore ricambiato in particolare per la Federazione Romana che stava sempre al centro delle sue preoccupazioni perché gliene davamo molte, e per la quale, se fosse stata più giovane, sarebbe stata una formidabile e trascinante segretaria.

Impegnata sempre assiduamente nella formazione dei giovani con corsi e dispense collettive che illustravano la Repubblica Romana di Garibaldi e Mazzini, La Resistenza romana nell’Ottava Zona, il brigantaggio e il coraggio delle brigantesse ciociare. Una colonna dell’Anpi di Roma insieme a Tina Costa, inseparabile amica che a differenza di lei, pessima cuoca, cucinava benissimo.

Sembra ieri che è fumata via, cha abbiamo lanciato le sue ceneri a Ponte Mammolo nell’Aniene in un atto illegale come sarebbe piaciuto a lei. Sembra ieri perché in realtà non ci ha mai lasciato. Vive nella nostra coscienza. Con discreta eleganza, ma con grande classe: la sua, la nostra.

LE COMPAGNE E I COMPAGNI DELLA FEDERAZIONE ROMANA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

13 dicembre 2024


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Comunismo e comunisti

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