#iostoconGabriele #freegabriele
Gabriele Del Grande, detenuto dal 9 aprile in Turchia assieme almeno ad altri 150 giornalisti di quello stato, inizia uno sciopero della fame e in Italia si attiva il circuito del giornalismo critico e dell’associazionismo solidale per sostenerlo in quella battaglia. Popoff aderisce alle iniziative e le rilancia provando a sensibilizzare sulla sorte delle migliaia di detenuti politici di quel regime. Gabriele Del Grande, il blogger e documentarista italiano, oggi pomeriggio verso le 14.30 ha chiamato la moglie ed ha annunciato uno sciopero della fame. È la prima telefonata concessa da domenica 9 quando è stato fermato dalle autorità turche al confine nella regione di Hatay. Del Grande è in Turchia dal giorno 7. «Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano – ha detto Gabriele Del Grande nella telefonata alla moglie, il cui testo è stato riportato dalla sua pagina Facebook ‘Io sto con la sposa’, titolo del suo docufilm – mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento».
«I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo – ha detto Del Grande – sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato». «La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti», ha concluso Daniele Del Grande.
#iostoconGabriele #freegabriele
Tutto ciò proprio mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incassa il riconoscimento della truffa referendaria da parte di Trump e di Putin. Poi, in un’intervista esclusiva alla Cnn ha ribadito che il cambiamento costituzionale in atto nel suo Paese non lo rende un dittatore. «Sono mortale e potrei morire in ogni momento», ha detto, precisando che la vittoria del sì al referendum «rappresenta un cambiamento, una trasformazione della storia democratica della Turchia» e negando che il referendum sia un passo verso la dittatura: «Dove esistono le dittature non è necessario avere un sistema presidenziale», ha aggiunto. Sarà ma ogni torsione autoritaria ha sempre puntato a ridimensionare il potere del parlamento, anche con sistemi elettorali maggioritari, e dilatare quelli del premier-presidente. Non a caso, i suoi sponsor, Putin e Trump sono a capo di regimi presidenziali. La Federazione Russa (a cui ci si riferisce comunemente come Russia) è una repubblica federale di tipo semi-presidenziale e così gli States. Presidenziale era il sogno di Almirante, Fini, Berlusconi e poi di Renzi.
#iostoconGabriele #freegabriele
Ma torniamo alla detenzione di Gabriele Del Grande: «Il governo turco liberi subito il documentarista, detenuto illegalmente da una settimana e privato di qualsiasi garanzia di difesa, tanto da dover ricorrere allo sciopero per la fame per richiedere una tutela internazionale»: questo l’appello internazionale lanciato dall’associazione per la libertà di stampa Isf -Information safety and freedom secondo la quale l’arresto di Del Grande «è un atto abominevole e inaccettabile, una dichiarazione di guerra al mondo dell’informazione, una grave violazione del diritto internazionale, un atto di ostilità verso un Paese come l’Italia che, crediamo, vorrà reagire con la necessaria determinazione per la tutela di un proprio cittadino». «Gabriele è stato arrestato in relazione al proprio lavoro – prosegue la nota di Isf -, mentre raccoglieva interviste di profughi siriani per un suo libro su questo tragico esodo che ha coinvolto milioni di persone. Il che rende l’atto delle autorità turche contrario a tutte le norme internazionali a tutela dei diritti umani e in particolare della libertà di stampa». «Ma se tiene conto del centinaio di giornalisti arrestati, delle 178 agenzie di stampa chiuse, delle restrizioni poste alla libertà di stampa nel corso dell’ultimo anno – afferma ancora l’Isf -l’arresto di Gabriele del Grande rappresenta solo l’ultimo atto di una deriva autoritaria che rischia di portare il regime di Ankara al di fuori di quella comunità internazionale che si riconosce nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo a cui sembrava fino a qualche tempo fa di voler far parte a pieno titolo».
Il segretario di Rifondazione, Acerbo (Prc): “Mi unisco a suo sciopero della fame. Subito libero Gabriele Del Grande: cosa aspettano il governo e il ministero ad esigere immediata liberazione?”
“#iostoconGabriele #freegabriele
Il sequestro di Gabriele Del Grande da parte del regime di Erdogan è un atto gravissimo rispetto al quale il nostro governo e l’Europa appaiono troppo silenziosi. Non è tollerabile che un giornalista italiano venga fermato per giorni senza alcuna imputazione dalla polizia di uno stato che tra l’altro è anche nostro alleato della NATO. Cosa aspettano il Presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, il Presidente della Repubblica, lo stesso Presidente italiano del Parlamento europeo a battere i pugni per esigere l’immediata liberazione del nostro connazionale? Gabriele Del Grande è un giornalista e un regista che in mezzo alla barbarie che avanza racconta l’umanità che supera barriere e frontiere: il suo film “Io sto con la sposa” andrebbe proiettato ovunque. Abbiamo tutti il dovere di mobilitarci per riportare subito a casa Gabriele. A partire da questo momento mi unisco al suo sciopero della fame”.
FRANCESCO RUGGERO
foto tratta da Popoffquotidiano