La pandemia impoverisce gli animi, defrauda le tasche dei più poveri, spersonalizza ed aliena. Crea un senso di pienezza del niente che è un rimbombo assordante. Cresce ogni giorno, avvampa e si diffonde nella forma del disagio sociale dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, delle tante partite Iva lasciati allo sbando da molto, da tanto tempo. Forse da sempre.
Il piccolo commercio, i ristoranti, i bar, i pub, le gelaterie, tutte le botteghe che offrono specialità locali saranno danneggiate tanto dalla pandemia quanto dalla sopraffazione delle multinazionali che aumentano, in disgrazia, i loro profitti: +30%. Fonte il FMI, non certo l’ufficio economico di qualche partito bolscevico.
E’ comprensibile tutto questo disagio, tutta la rabbia che permea questi settori dell’economia. Ma mi domando e vi domando: gli schiaffi della pandemia sono più sopportabili per chi le tasse le paga tutte direttamente in busta paga o un poco più sopportabili per chi ha spesso e volentieri evaso il fisco evitando di fare scontrini e ricevute?
Più si sale nella classifica delle rendite e più si incontrano piccoli e medi imprenditori multati per decine di migliaia di euro per aver aggirato il fisco.
Più si sale nella scala di classe sociale e più si incontrano capitali portati all’estero, investiti in conti di prestanome, scudati e fatti rientrare in Italia con piccole ammende…
Ai lavoratori e alle lavoratrici non è permesso evadere il fisco. Ed è giusto che sia così. Anzi, sarebbe giusto se le tasse le pagassero tutti gli “imprenditori“, visto che ora anche un gelataio si fa chiamare tale, magari pensando che sia un titolo onorifico.
Ne stia certo… Non lo è o, per meglio dire, non dovrebbe esserlo.
Per affrontare la pandemia occorre colpire i grandi patrimoni, quelli molto più grandi anche del pizzaiolo o del pub che ti trovi sotto casa e che ti da la Margherita o la Quattro stagioni senza scontrino e ti sorride mentre esci.
Per affrontare la pandemia, la crisi economica la devono pagare quelli che si sono approfittati delle sovvenzioni statali per decenni e non hanno mai restituito niente al Paese: prime fra tutti le multinazionali del commercio online.
Le proteste di questi giorni le capisco quando provengono da disoccupati, precari, lavoratori anche a posto fisso ma sempre meno garantiti.
Le capisco meno da parte di coloro che evandedo il fisco fino a prima della pandemia (ed anche durante, proprio con l’alibi – scusa che c’è la pandemia stessa!) si sono messi da parte delle belle sommette e ora pretendono dallo Stato migliaia di euro per tre mesi di chiusura in un anno.
E’ giustizia questa? Di certo non è giustizia sociale.
(m.s.)
Foto di vanderpixa da Pixabay