Il PD scopre il mondo del “possibile”. Dalla granitica durezza renziana che lo voleva come soggetto bastante a sé stesso, quasi autoreferenziale nel definirsi unico alleato di sé medesimo, speculare rispetto alle proprie politiche, non necessitante di alcuna alleanza per vincere le elezioni, si è passati alla certezza, questa sì granitica, della formazione di una specie di coalizione che si mostri un po’ centrista e un po’ di sinistra.
Hocus pocus, un po’ di magia di qualche “pontiere”, che giura cambiamenti in merito allo Ius soli e al sacralissimo Jobs act, ed ecco che si materializza la possibilità di avere al fianco una lista con Pisapia, radicali, Verdi e socialisti. Laici, ecologisti che si dimenticano le tante politiche poco ecologiche fatte dai governi del PD in questi anni e l’appoggio dei “compagni” di strada attuali, eredi microbici del vecchio PSI.
Insomma, un percorso contrario a quello di chi veramente vuole tentare di cambiare anche minimamente la società: “dal possibile all’impossibile” si trasforma nel “dall’impossibile al possibile”.
Così, una certa speranza di poter gareggiare alla pari con centrodestra e Cinquestelle può esserci e, del resto, siccome ora tutto è possibile nel PD, Orlando interviene e afferma che “non esiste nessun automatismo sulla eventuale candidatura di Renzi per una nuova conferma a Palazzo Chigi. Se ne parlerà”.
Il mondo del “possibile” è così…
(m.s.)
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