Dal silenzio elettorale a una domenica piena di sinistra

E’ il giorno del “silenzio elettorale” e dunque non mi produrrò in appelli al voto per La Sinistra, tanto meno proverò a spiegare perché sia utile un voto dato...

E’ il giorno del “silenzio elettorale” e dunque non mi produrrò in appelli al voto per La Sinistra, tanto meno proverò a spiegare perché sia utile un voto dato a La Sinistra per rimettere in campo, in un agone politico e sociale pregno di odio, disprezzo, crudeltà, disumanità e tutela dei soliti privilegi dei padroni e dei grandi speculatori borsistici, uno spazio da aprire nuovamente nel progressismo italiano.

Non dirò che La Sinistra può essere anche qualcosa di già visto: del resto riunisce due forze che hanno una lunga storia politica alle spalle e con vicende differenti.

Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, ma anche forze – se così si può dire… – “minori” originano tutte dalla grande cesura tra il cosiddetto sistema della “prima repubblica” e hanno contribuito con vicende alterne a determinare comunque la sopravvivenza di una alternativa di sinistra comunista e socialista in questo Paese dove chi proveniva dalla vittoria congressuale che ha trasformato il PCI in PDS ha finito con l’innamorarsi tanto del potere e delle magnifiche sorti e progressive del capitalismo da diventarne alleato e difensore, provando a dirsi ancora “di sinistra” e a farlo dire ai grandi giornali e alle grandi reti televisive.

Non dirò che La Sinistra, che proviene quindi da una storia collaudata di vittorie e di tante sconfitte, può essere forse qualcosa di nuovo e di mai visto in questi ultimi decenni: può soprattutto diventarlo. Perché oggi è ancora una unione raccogliticcia di speranze e di disperazioni.

Le speranze di non vedere esaurirsi i valori dell’anticapitalismo, dell’eguaglianza e della giustizia sociale nel pallido tentativo ultra-riformista (quindi liberista) di inserire un po’ di contentini popolari in una politica di gestione degli affari dei grandi possidenti, degli sfruttatori che vengono chiamati “imprenditori”.

La Sinistra oggi non è ancora un soggetto come “Unidas Podemos” o come la “Die Linke”. Non è nemmeno una certezza, ma può acquisire queste caratteristiche se tutte e tutti insieme trasformeremo la speranza in una possibilità concreta, anche (e soprattutto) attraverso un voto sommato ad un altro voto che si somma ad altri voti e via dicendo…

Serve una iniezione di coraggio individuale per stimolare un organismo debilitato, depresso, abulico, considerato ormai privo di forze, di collegamenti con una realtà del lavoro e del non-lavoro lasciata in mano alla becera propaganda neofascista dei sovranisti e all’illusione che possano essere proprio le destre la soluzione alla lotta di classe che esiste anche se non la si percepisce, se non la si vede.

Capitale e lavoro non possono essere alleati e chi promuove questa “pace sociale” nel nome del progresso della nazione, racconta ai poveri, ai disperati, ai disoccupati, a tutti quelli che non sbarcano il lunario una favola perché gli interessi di un “imprenditore” sono esattamente all’opposto di quelli di un lavoratore o di un precario.

Siccome siamo nel giorno del silenzio elettorale non vi dirò nemmeno che La Sinistra scopre quegli orpelli ideologici di marxiana memoria che ancora oggi tentano di nascondere le contraddizioni che esistono tra la presunta modernità delle “grandi opere” e la tutela di un ambiente che è fondamentale per preservazione di una natura che ci vede tutti coinvolti in una lotta che metta un freno ben tirato alla distruzione di un ecosistema schiacciato sotto il peso della ineluttabile accumulazione di profitto che il capitalismo si trascina dietro e che è l’origine di ogni sciagura che ci capita addosso quando gli eventi naturali si ribellano, mettono in essere una rivoluzione degli elementi che si trasforma poi in catastrofi che rovinano su città, spiagge, foreste…

Non dirò nemmeno che tanto La Sinistra con la esse maiuscola, quindi la lista che troverete domani sulle schede elettorali per il Parlamento europeo, quanto la sinistra con la esse minuscola, quella fatta di comuniste, comunisti, socialisti, ecologisti, libertari, quella cosiddetta “diffusa”, devono potersi incontrare: la politica deve ricongiungersi al sentimento popolare e il sentimento popolare deve ritrovare un punto di riferimento su cui mettere in equilibrio le proprie aspettative non di sopravvivenza, bensì di vita.

Non dirò che c’è bisogno di opposizione sociale e non dirò che in queste ore possiamo fare ancora molto: convincere amici, parenti, chiunque della bontà delle nostre proposte di uguaglianza e giustizia sociale. Contro ogni disumanità al governo e fuori da esso. Contro ogni autoritarismo. Contro ogni nuovo fascismo, del secondo o terzo millennio che sia.

Non dirò che il voto a La Sinistra è un voto in meno alle finte sinistre e ai veri fascismi chiamati “sovranismi”.

Non dirò nulla di tutto questo. E se per caso me lo avete sentito accennare, vi chiedo scusa, ma la voglia di comunismo e di sinistra è tale che a volte qualche parola scappa. Anche nel silenzio elettorale vero: non in quello ipocrita del finto pluralismo di una informazione che ha completamente oscurato La Sinistra a cui l’AgiCom ha dato ragione in merito.

Ma ormai è tardi. Siamo tutti con le bocche cucite. Zitti, zitti. Domani però rompiamolo il silenzio: con tante, tante X sul simbolo che tutti (si spera) conoscete.

Buon voto a tutte e tutti.

Ci rivediamo qui martedì mattina per commentare insieme i risultati e le speranze trasformate – auguriamocelo – in possibilità e poi in concretezze.

MARCO SFERINI

25 maggio 2019

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