Al Comitato per la Democrazia Costituzionale, All’ANPI, ai Comitati per il “NO” Sociale
Il tema della legge elettorale emerge in questo momento come quello prioritario nel sistema politico italiano in base all’esito referendario determinatosi domenica scorsa.
E’ necessario prenderne atto: il sistema politico italiano è stato sfarinato dai tentativi di coartarlo in schemi diversi come quello bipartitico veltroniano o quello del recupero dell’idea del Partito della Nazione come soggetto di egemonia oligarchica in quadro francamente fuori luogo di personalizzazione della politica.
Tentativi avvenuti, per di più, mentre ormai una multipolarità attraversata da soggetti consistenti si era già determinata.
Non c’è soluzione fuori dal proporzionale; non sono possibili alchimie costringibili nuovamente verso soluzioni maggioritarie, altrimenti il rischio è quello di un’implosione sistemica per deficit di rappresentanza, come del resto si è ben visto anche all’interno dell’esito del voto referendario.
Poi, per chi piace esercitarsi, ci sono variazioni sul tema del proporzionale (dimensione dei collegi, uso del metodo d’Hondt, recupero dei resti soltanto se realizzato un quorum o più nei collegi) ma ai nastri di partenza debbono sparire le idee maggioritarie e presidenzialiste (più o meno introdotte per via surrettizia)
Potrebbe essere possibile anche un proporzionale con collegi uninominali per tenere più vicini elettori ed eletti (quella della vicinanza tra elettori ed eletti dal mio punto di vista è la classica bufala, ma tant’è se si vuol fare un pò di demagogia populistica si può fare). I modelli possibili sono quelli utilizzato a suo tempo per la Provincia (a proposito i sapientoni che volevano tenerle in piedi senza l’elezione popolare facendo finta di abolirle adesso cosa faranno nel merito) o per il Senato tra il 1953 e il 1992 (nel 1948 furono nominati un certo numero di senatori di diritto accanto a quelli eletti).
La mia proposta riguarda i soggetti che si sono impegnati nella campagna elettorale referendaria da posizioni di democrazia repubblicana (come l’ANPI e il Comitato per la Democrazia Costituzionale) e di “no sociale” perché si mantenga una trama e un’organizzazione unitaria costituendo un vero e proprio movimento d’opinione perché la proposta di riforma della legge elettorale in senso proporzionale diventi oggetto di discussione e di iniziativa politica in tutto il Paese.
FRANCO ASTENGO
10 dicembre 2016
foto tratta da Pixabay