Non si salva nessuno. Anzi, chi salva, chi aiuta alla sopravvivenza uomini, donne, minori sfruttati come schiavi lo fa a suo rischio e pericolo. Come è successo a Domenico Lucano, il sindaco di Riace finito su Fortune per il suo rivoluzionario sistema di accoglienza dei migranti. È stato arrestato ieri all’alba nella sua casa.
A finire agli arresti domiciliari è stata la sua concreta testimonianza contro il razzismo, un arresto clamoroso, segno di una escalation che non conosce freni né limiti. Reagire con altrettanta forza e determinazione è un obbligo umanitario e un impegno politico.
Una manifestazione nazionale sull’immigrazione si attende ormai da settembre, ma sconta difficoltà, pigrizie, opportunismi. Lo spread fa indignare più dei lager libici. Dopo i fatti di Riace ogni ulteriore timidezza sarebbe complice dell’odio che monta.
In Calabria, nella regione governata da Mario Oliverio, da tempo schierato con il sindaco perseguitato, sabato ci sarà una manifestazione convocata dalle associazioni che si occupano di immigrazione. Prima del clamoroso sviluppo giudiziario, l’iniziativa doveva accendere i riflettori sulla drammatica situazione della piana di Gioia Tauro, l’appuntamento ora assume di prepotenza una valenza nazionale.
Ha ragione Giuseppe Fiorello, l’attore protagonista di una fiction Rai su Riace che non viene trasmessa (censurata con orgoglio dall’onorevole Gasparri), quando dice che «il sindaco di Riace non va difeso, va amato». Il ministro dell’interno Salvini lo detesta, ha sempre trattato Lucano come un nemico, cercando di svalutarne la figura: «Per me il sindaco di Riace vale zero». Messaggio risuonato forte e chiaro, finché dalle parole ieri si è passati ai fatti con gli arresti domiciliari (per il sindaco, e divieto di dimora per la sua compagna).
Inseguito da avvisi di garanzia e avvertimenti mafiosi, il primo cittadino di un paese quasi morto e ora ripopolato e rinato, è accusato di reati d’ogni specie, contro di lui è stata lanciata una rete a strascico, per trovare comunque una trasgressione alla legge e quindi una ragione per l’arresto.
Malversazione, l’accusa più pesante, è stata cassata dal Gip («non c’è stato nessun arricchimento»), ma sono rimasti altri addebiti, oltre alla madre di tutte le colpe, il «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
Il ministro Salvini, eletto in Calabria, vuole fare piazza pulita, di immigrati e di rom, lo ripete ogni giorno, e ancora ieri, da Napoli, arringava la folla dei suoi fan contro le prede della sua caccia grossa. Ma sbaglia quando dice che il sindaco vale zero, come è evidente, se lo devono arrestare significa che è troppo pericoloso, che il suo esempio non deve essere seguito. Va stroncato.
Questo governo, con la nefasta accoppiata dei due vicepresidenti, ha fatto terra bruciata dei principi di umanità e di accoglienza, Lega e 5Stelle hanno combattuto l’opera di salvataggio delle Ong («i taxi del mare», secondo Di Maio), e ora insieme si scagliano contro il modello Riace.
I gialloverdi hanno appena recapitato al Quirinale il loro trofeo, il decreto sulla sicurezza e sull’immigrazione. Prevede, contro gli immigrati, misure punitive come la revoca della cittadinanza in caso di reati legati al terrorismo. In Europa ci aveva provato il socialista Hollande nella fase acuta delle stragi. Ma non gli fu consentito e va detto che in Francia gli immigrati, come nel caso dei parenti del ragazzo ucciso a fucilate nella baraccopoli di S.Ferdinando, vivono con molti problemi ma in dignitose case popolari.
Il presidente Mattarella ha tra le sue mani il decreto-Salvini, benzina sull’onda nera ormai dilagante. Non sappiamo se passerà il vaglio degli uffici, ma se non venisse radicalmente cambiato sarebbe un altro brutto segno.
NORMA RANGERI
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