Io posso anche comprendere il travaglio dell’ANPI nell’aderire ad una manifestazione che contraddice le politiche del governo e che, quindi, va in aperto contrasto non solo contro il razzismo e la xenofobia diffusi tra la popolazione.
Lo comprendo nella misura in cui penso ad un’ANPI che recepisce certi input e certe pressioni in merito al posizionarsi su un determinato piano politico.
Ma l’ANPI deve rispondere soprattutto a due differenti piani di valutazione dei fenomeni che accadono: civile e sociale. Sul piano civile si determina anche il giudizio su quanto si sviluppa sul terreno della mera socialità che, dovrebbe essere evidente, non è seconda in quanto importanza rispetto a civismo e politica propriamente detta.
Per questo credo che l’ANPI si trovi oggi ad un bivio ancor più che in passato e che debba scegliere se vuole essere al fianco degli antifascisti tutti o se preferisce un ruolo di vicinanza alla linea di condotta dettata dalle istituzioni che di volta in volta cambiano.
Ma la morale antifascista non cambia e quindi, forse, sarebbe bene che una associazione che è erede della storia e della cultura della Resistenza partigiana non avesse più dubbi in merito e diventasse così evidente la sua “partigianeria” da impedire a qualunque governo di avere dei dubbi se chiedere o meno all’ANPI da che parte stare.
(m.s.)
foto tratta da Patria Indipendente