Mozione del Comitato politico nazionale di Sinistra Anticapitalista
1. Le classi lavoratrici del nostro paese affrontano l’autunno in un contesto difficilissimo e drammatico; il governo Conte II nei mesi estivi non ha saputo e voluto intraprendere quelle misure socio economiche ed occupazionali indispensabili per fronteggiare nelle migliori condizioni la prevedibile pericolosissima ripresa della pandemia e per riaprire le scuole in sicurezza evitando l’attuale situazione di caos completo che interagisce con la crisi sanitaria.
La mancanza di forti investimenti su sanità (di nuovo verso il collasso), scuola (grandi rischi per tutti i soggetti interessati) e trasporti (mezzi pubblici strapieni) pone il paese di fronte ad una crisi drammatica in cui il governo e regioni varano una serie di atti contraddittori, parziali, largamente inefficaci per contenere l’epidemia, segnati dalla preoccupazione di non toccare gli interessi economici dei diversi soggetti economici privati e di far funzionare regolarmente l’economia capitalista e la macchina dei profitti a qualsiasi prezzo. Si configurano invece misure che colpiscono gli stessi diritti sociali e le libertà e la vita sociale; la crisi sanitaria viene utilizzata per portare avanti un processo autoritario, presente da tempo, che punta a contenere e reprimere le mobilitazioni sociali e le resistenze contro le politiche liberiste.
Per altro le recenti modifiche governative ai Decreti Salvini risultano del tutto marginali e di facciata, lasciano in piedi l’impianto repressivo e respingente dei migranti e mantengono, se pure in forme diverse, la penalizzazione dei soccorsi umanitari. Le scelte governative sono quindi del tutto interne alle proposte europee della Von der Leyen sui migranti, cioè alle opzioni reazionarie della fortezza Europa. Le misure repressive contro le lotte e le mobilitazione sociali sono, non a caso, confermate nella loro interezza.
Il governo si appresta a varare la legge finanziaria e a decidere sull’utilizzo delle risorse del Recovery Fund costituite in larga parte sotto forma di debito e solo in minima parte di intervento a fondo perduto, risorse per di più strettamente collegate all’approvazione delle riforme strutturali previste dalla Raccomandazioni-Paese del Consiglio, approvate nel luglio del 2019 e del 2020 e ispirate alla logica liberista degli interessi delle imprese.
Le dichiarazioni di Conte sul non rinnovo della quota 100, le proposte che si accavallano sulle riduzioni fiscali, sul rilancio dell’industria 4.0, a cui si aggiunge la dichiarazione di non prolungare il blocco dei licenziamenti dando via libera alle ristrutturazioni industriali, vanno tutte in una unica direzione: nuovi pesantissimi regali per le aziende e i capitalisti, modestissime risorse per tamponare la crisi occupazionale con il finanziamento della cassa integrazione.
Tutto questo mentre la Confindustria di Bonomi in mille modi e quotidianamente ha confermato la dichiarazione di guerra contro le lavoratrici e dei lavoratori e il movimento sindacale, a partire dalla piena applicazione del famigerato “Patto della Fabbrica” di due anni fa vergognosamente siglato dalle direzioni dei tre sindacati principali. Il padronato punta a mettere definitivamente in discussione la struttura storica dei contratti nazionali di lavoro, la natura stessa del rapporto di lavoro, il rapporto tra salario ed orario.
Infine occorre sottolineare che le forze della destra e dell’estrema destra restano ben presenti non solo nelle intenzioni di voto, ma soprattutto nella società, e che le loro posizioni politiche ed ideologie reazionarie, xenofobe a razziste e, beninteso, filo padronali (vedi dichiarazione di Salvini di mettere soldi nelle tasche dei capitalisti) attraversano strati amplissimi della società. Un pericolosissimo avvelenamento che non può essere sottovalutato e che va combattuto con molta forza, con la convinzione e la consapevolezza che per sconfiggere efficacemente queste forze e il loro impatto politico sociale è necessario che il movimento dei lavoratori torni ad essere attivo con le sue mobilitazioni ricostruendo una prospettiva politica su contenuti alternativi e di difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle vaste masse popolari.
2. Nei mesi scorsi, dopo la fine del lockdown sono state promosse nel paese varie e sparse manifestazioni su diversi terreni sociali, politicamente significative, ma contenute nella dimensione, anche per le inevitabili restrizioni sanitarie. Si apre ora una nuova fase di scontro sociale e politico in cui la nostra organizzazione deve essere pienamente attiva e impegnata.
La nostra bussola politica è ben chiara: sul piano sindacale, sociale e politico costruiamo, sosteniamo e partecipiamo attivamente, in relazione alle forze militanti di cui disponiamo, a tutte le iniziative e mobilitazioni (promosse dalle diverse forze sociali, sindacali e politiche piccole o grandi) che vanno nella direzione di costruire la mobilitazione delle classi lavoratrici e i cui contenuti rivendicativi e di lotta ne rappresentino gli interessi. Lavoriamo per favorire tutte le forme di unità possibile e la loro convergenza, come uno degli strumenti indispensabili per cercare di modificare i rapporti di forza oggi esistenti tra le classi. Per questo anche valutiamo i diversi processi e movimenti in corso nella loro capacità di favorire forme di mobilitazione e di autorganizzazione democratica delle lavoratrici e dei lavoratori e di tutti i soggetti che si attivano.
3. Nella crisi economica e sanitaria sono le donne ad essere maggiormente colpite: nella perdita del lavoro (le prime a vederselo ridotto o ad essere licenziate), nell’aumento della violenza sessista, nella riproduzione sociale (scaricandosi soprattutto su di loro la chiusura di scuole e asili-nido).
Per questo il cpn ritiene non più rinviabile l’impegno dell’organizzazione in iniziative centrate in modo specifico sui diritti e i bisogni delle donne:
a) il diritto al lavoro, contro la precarizzazione e le discriminazioni salariali
b) lo sviluppo di un welfare universale e gratuito
c) contro la violenza sulle donne e le molestie sessuali
d) per l’autodeterminazione, il rispetto della 194 e l’applicazione di metodi abortivi anche farmacologici negli ospedali e nei consultori
4. Sul terreno sanitario siamo di fronte a una situazione che rischia di precipitare rapidamente in un nuovo collasso delle strutture sanitarie ed ospedaliere. Sosteniamo pienamente tutte le iniziative a cui forze come Medicina Democratica, stanno lavorando. Restano pienamente valide le indicazioni espresse nella petizione promossa unitariamente da un vasto arco di forze della sinistra, i cui contenuti vanno rilanciati:
- per il diritto alla salute,
- per il rilancio della sanità pubblica,
- per la restituzione dei 37 miliardi rubati negli ultimi 10 anni,
- per il reperimento di ulteriore risorse indispensabili attraverso una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
5. La questione scuola è un altro tema dominante, a carattere fortemente sociale, politico e culturale che interessa 10 milioni di persone tra studenti, personale della scuola e genitori; essa ha prodotto alcune prime forme di attivazione e di mobilitazione, in particolare dei precari, culminate nelle giornate dell’ultima settimana settembre. La nostra organizzazione ha fortemente sostenuto e partecipato a questa prima fase di mobilitazione e stiamo lavorando per strutturare nel migliore dei modi su scala nazionale il nostro intervento per contribuire a far crescere un movimento per i diritti dei precari, di tutti i lavoratori della scuola, degli studenti e dei genitori. E’ necessario rilanciare la mobilitazione per arrivare in tempi brevi ad uno sciopero generale del settore dell’istruzione, che coinvolga oltre alle lavoratrici e i lavoratori, le studentesse e gli studenti e le loro famiglie.
Le rivendicazioni che avanziamo corrispondono a precise necessità sociali, formative e sanitarie:
- Basta con le classi pollaio! Non più di 15 alunne/i per classe;
- Una didattica inclusiva, partecipata e critica. Basta con DAD e DDI!
- Fondi uguali per tutte le scuole e le università. Basta con l’autonomia finanziaria!
- Diventare cittadine/i libere/i di criticare, non schiavi mansueti.
- Basta con la Buona scuola e l’alternanza scuola- lavoro!
- Assunzione a tempo indeterminato del personale della scuola. Basta precarietà!
- Più spazi, più organico, più risorse. Priorità alla scuola! Basta coi tagli!
- Restituzione dei 32 miliardi tagliati dalla Gelmini nel 2008, aumento dell’1% del PIL in istruzione. Basta miseria!
6. Il Decreto Lamorgese sull’immigrazione e l’apertura del nuovo CPR a Milano, contro cui c’è stata una prima forte mobilitazione a cui esprimiamo il pieno sostegno e il nostro coinvolgimento affinché si arrivi alla sua chiusura, ripropongono con forza il tema delle politiche securitarie e razziste.
La nostra organizzazione continua a battersi contro la repressione dei movimenti sociali e degli spazi di lotta, per l’autorganizzazione e democrazia dal basso. Parteciperemo alle scadenze di mobilitazione NO-CPR e del movimento Black Lives Matter in Italia per chiedere la cancellazione totale dei decreti sicurezza voluti da Salvini (sia quindi le norme vergognose contro i migranti sia quelle liberticide che criminalizzano il conflitto sociale) e per sviluppare il massimo di mobilitazione coinvolgendo tutte le persone e organizzazioni di vario genere in un ampio movimento di opinione e di lotta. Vogliamo da subito una vera sanatoria per i migranti che si trovano sul territorio nazionale ed una legge sullo ius soli per riconoscere i diritti di cittadinanza a tutte e a tutti i nati in Italia!
7. Si avvicina la fine del blocco dei licenziamenti e quindi anche quello di nuove forti ristrutturazioni capitaliste che per altro non hanno mai smesso di operare, tant’è vero che anche in periodo di blocco sono andati persi ben 500.000 posti di lavoro e nessuna delle grandi e piccole vertenze occupazionale è stata risolta. Ci sono state mobilitazioni e lotte sparse che hanno conosciuto anche azioni repressive e violente da parte delle strutture dello Stato: su tutte la vicenda dell’Italpizza di Modena.
Sottolineiamo ancora una volta la subalternità e la passività, per meglio dire il rifiuto, delle direzioni delle grandi organizzazioni sindacali nell’organizzare una risposta complessiva e la loro subalternità alle scelte capitaliste e governative; su di esse pesano come un macigno le responsabilità delle gravi difficoltà e divisioni in cui si trova il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici di fronte all’offensiva padronale che va avanti da anni.
La partita dei contratti di lavoro è oggi al centro dello scontro sociale e sindacale; coinvolge circa 10 milioni di lavoratrici e lavoratori che aspettano il rinnovo del contratti, qualche volta con molti anni di ritardo, metalmeccanici, commercio, logistica, comunicazioni e assicurazioni, attività socio assistenziali e multiservizi, tessili, industria del legno, ferrovie ecc. E poi il settore pubblico, enti centrali, sanità, scuola, università e ricerca, ministeri, pubblica amministrazione.
La ripresa delle trattativa ad un anno dal varo della piattaforma contrattuale della principale categoria, quella dei metalmeccanici, che ancora potrebbe disporre di una notevole forza di mobilitazione, si è interrotta immediatamente per iniziativa della Federmeccanica obbligando le direzioni sindacali di FIOM FIM e UIL ad indire nelle prossime settimane due ore di sciopero fabbrica per fabbrica e uno sciopero generale di 4 ore per il 5 novembre estendibile a 8 ore, là dove se ne verifichino le condizioni.
8. C’è quindi la possibilità di una nuova di mobilitazione che si intreccia con le iniziative di lotta che alcune organizzazioni sindacali di base avevano già promosso. Il 23 ottobre è stato indetto lo sciopero generale della CUB, su una piattaforma rivendicativa del tutto condivisibile, una giornata di lotta di certo necessaria anche se difficile, a cui daremo il nostro contributo e in cui saremo presenti nelle manifestazioni locali che si stanno organizzando. Segnaliamo che il SIcobas ha fatto coincidere positivamente la dichiarazione di sciopero nazionale del settore della logistica per il contratto nazionale con la giornata del 23 ottobre.
L’assemblea promossa dal Sicobas a Bologna il 27 settembre che ha visto una significativa partecipazione di militanti sindacali ha espresso una piattaforma di lotta che condividiamo; ha poi promosso la costruzione di assemblee locali per preparare una giornata di mobilitazione il sabato 24 ottobre. La nostra organizzazione sostiene questa mobilitazione e vi parteciperà attivamente.
Sinistra Anticapitalista sarà impegnata nella preparazione e nella costruzione dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici con l’attività dei propri militanti sindacali e con l’intervento delle nostri circoli e con i nostri materiali politici.
Lo sciopero non sarà di facile realizzazione; dopo una così lunga fase di inattività e di passività dei maggiori sindacati, serve un impegno dentro le fabbriche di tutti i settori classisti per ricostruire condizioni efficaci di lotta, un nuovo tessuto di coscienza coinvolgendo non solo quello che resta di aree di “avanguardia”, ma settori molto larghi di lavoratrici e lavoratori.
Lo sciopero infatti parte in salita. Sul Ccnl pesano i vincoli del Patto della Fabbrica, la crisi economica, i fortissimi ricatti padronali, nonché le scelte degli apparati burocratici sindacali.
Inoltre ci sono situazioni differenziate; in molte aree i livelli produttivi sono molto bassi, in altre zone e in alcuni settori e in alcune imprese la ripresa produttiva è invece forte dopo la fermata primaverile con richieste di lavoro straordinario e del sabato lavorativo.
La riuscita dello sciopero metalmeccanico sarebbe un passaggio importante e potrebbe costituire un momento positivo di rilancio. A questo dobbiamo puntare.
9. Nel nostro intervento e nella nostra attività avrà riproporremo alcuni obbiettivi e temi di fondo di questa fase dello scontro di classe per la difesa del reddito e dell’occupazione di fronte alle centinaia di migliaia di licenziamenti che sono preannunciati:
- la redistribuzione del lavoro tra tutte e tutti;
- riduzione del tempo di lavoro a parità di salario;
- l’abrogazione integrale della riforma Fornero e la riduzione dell’età pensionabile,
- no al part time involontario;
- per una nuova politica di intervento pubblico che crei posti di lavoro utili e sicuri,
- nuovi massicci investimenti, in primi nella sanità e nella scuola, nei trasporti come già indicato precedentemente, ma anche sul terreno ambientale per mettere in sicurezza i territori, operazione sempre più necessaria di fronte alle recenti e ricorrenti disastri che hanno travolto la Liguria e Piemonte, ma che sono sempre ben presenti in tutte le regioni;
- una radicale revisione della imposizione fiscale veramente progressiva a vantaggio dei redditi da lavoro che faccia pagare rendite e profitti;
- una forte imposizione patrimoniale sulle grandi ricchezze e patrimoni.
10. Segnaliamo anche il Manifesto “Uscire dall’economica del profitto costruire la società della cura”, promosso da numerosissime associazioni e realtà, sociali, ambientaliste, democratiche, territoriali, che avanza una proposta alternativo alla società esistente e che si propone di costruire una manifestazione nazionale nei prossimi mesi.
Condividiamo molti dei suoi contenuti rivendicativi e sosterremo eventuali iniziative correlate di mobilitazione.
11. Abbiamo davanti un quadro sociale in cui diversi soggetti e/o movimenti hanno piattaforme nei fatti convergenti e/o complementari tra loro; i percorsi e le dinamiche però sono diversificate e non sono per ora in grado di riconoscersi e di convergere nell’azione sia sociale che politica; resta così dominante nei rapporti di forza l’offensiva a tutto campo delle classi dominanti. C’è un lavoro piuttosto lungo e difficile da fare e tanto più aperto perché ognuno rappresenta una parzialità e il percorso di unificazione richiede molta disponibilità e volontà di tutte le forze sociali, politiche sindacali impegnate.
SINISTRA ANTICAPITALISTA
Testo approvato a larga maggioranza, 3 voti contrari e 1 astensione il 18 ottobre 2020