Il no del ministro Nordio alla richiesta di revoca del regime di detenzione speciale 41 bis presentata dalla difesa dell’anarchico Alfredo Cospito è arrivata in zona Cesarini.
Dopodomani, 12 febbraio, infatti sarebbe scaduto il termine entro il quale il Guardasigilli avrebbe dovuto dare una risposta all’istanza presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, contenente nuovi argomenti a favore del detenuto in sciopero della fame dal 20 ottobre, e oltre quella data il silenzio sarebbe equivalso ad un rifiuto.
E invece Nordio ha deciso di parlare, pur centellinando le parole: una scarna nota emanata da via Arenula infatti annuncia il rifiuto del ministro che sarebbe spiegato in «un provvedimento articolato». Articolato ma non a disposizione della stampa. Nordio però ne darà conto mercoledì 15 febbraio, in una nuova informativa al Parlamento che riguarderà anche la brutta storia Donzelli-Delmastro.
Da via Arenula comunque trapela che la decisione su Cospito sarebbe maturata sulla base dei pareri espressi dalle autorità giudiziarie che, pur con sfumature diverse, avrebbero confermato la pericolosità sociale dell’anarchico e avrebbero giudicato «infondate» le ragioni contenute nell’istanza di revoca presentata dalla difesa.
L’avvocato Rossi Albertini aveva infatti inserito nel ricorso la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Assise di Roma riguardante alcuni attivisti anarchici del centro sociale Bencivenga accusati di essere manipolati da Cospito. I giudici hanno appurato l’infondatezza della tesi, spiegando che Cospito «non vuole manipolare la personalità di uno degli imputati e strumentalizzare il giovane anarchico facendone veicolo all’esterno della propria posizione politica».
In realtà tra i pareri delle tre autorità chiamate da Nordio ad esprimersi – la Procura nazionale antimafia e la Dda e la Procura generale di Torino – ci sono alcune differenze: solo il Procuratore generale del capoluogo piemontese, Francesco Saluzzo, aveva espresso un netto rifiuto. Per gli altri, Cospito avrebbe potuto anche essere trasferito, con le dovute attenzioni, in regime di Alta sicurezza, dove vige la censura della posta ma le regole di detenzione sono meno afflittive.
Anche la Conferenza dei Garanti territoriali dei detenuti prende posizione sul caso e in una nota spiega che nessuna forma di Trattamento sanitario obbligatorio o di alimentazione forzata potrebbe essere imposta all’anarchico, anche se la decisione di Cospito di rifiutare il cibo dovesse perdurare «fino alle estreme conseguenze». Riguardo al 41 bis, «i Garanti territoriali ricordano che la Corte costituzionale, la Corte europea dei diritti umani e il Comitato europeo per la prevenzione della tortura hanno più volte giudicato legittimo la specialità del regime».
Diverso, però, aggiungono, «il discorso sulla sua attuazione concreta», che lo ha trasformato in «un regime di sostanziale isolamento per dieci, venti, trenta o più anni; dell’immiserimento di ogni possibilità di relazione affettiva; delle vessazioni cui coloro che ne sono destinatari sono costretti in virtù di leggi, circolari e prassi». Di questo «si discuta nelle sedi opportune», è l’invito.
Perché, come spiega il portavoce Stefano Anastasia, Garante del Lazio, «se ci fosse anche solo un impegno da parte del Parlamento a discutere di come si è trasformato negli anni il 41 bis, Cospito potrebbe essere convinto a smettere lo sciopero della fame, in virtù di un segnale istituzionale che mostrerebbe di aver preso sul serio il problema da lui posto all’attenzione pubblica con i suoi 110 giorni di sciopero della fame».
Ora, come ricordano anche gli stessi Garanti territoriali, dopo il rifiuto di Nordio – contro il quale l’avvocato Rossi Albertini ha già annunciato che presenterà ricorso – si attende il 24 febbraio, giorno in cui la Cassazione si pronuncerà sull’appello, presentato dalla stessa difesa, contro l’ordinanza del tribunale di Sorveglianza di Roma, che conferma il carcere duro per Cospito.
Mentre invece è ancora senza data l’udienza della Consulta che, chiamata dalla corte d’Assise di Torino, dovrà giudicare il dubbio di costituzionalità sollevato sulle norme che impediscono ai giudici del processo per strage contro lo Stato, in cui Cospito è imputato, di applicare nei suoi confronti le attenuanti (per il fatto che gli ordigni esplosi davanti alla scuola allievi carabinieri di Fossano non abbiano causato vittime) sulle aggravanti (della recidiva). Da questa decisione dipende la pena – ergastolo o 24 anni -, ma non il regime di detenzione applicato.
Tra le nazioni alla decisione di Nordio, c’è da annotare quella di Roberto Calderoli che dimostra quanto poco rigore istituzionale ci sia in questa vicenda: «Altro che 41 bis, gli darei l’82 quater», ha detto il ministro per gli Affari regionali al Tg4 riferendosi a Cospito. Perfino Salvini riesce a sembrare più adatto al proprio ruolo: «Io penso che la vita è sacra – ha detto il ministro delle Infrastrutture ai giornalisti che lo interrogavano sul caso – anche quella di un detenuto, di un delinquente.
Se poi si vuole fare battaglia politica sulle carceri italiane, sull’isolamento, sull’ergastolo o sul 41bis si faccia, ma non sotto minaccia, ricatto o violenza. Auguro a Cospito di vivere a lungo, di riconoscere gli errori fatti e di disconoscere la lotta armata come strumento di battaglia politica».
«In ogni caso – fa notare la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra a Montecitorio, Luana Zanella – la decisione non cancella la questione politico-istituzionale aperta dai due esponenti di Fratelli d’Italia Donzelli e Delmastro, e sulla quale siamo ancora in attesa di spiegazioni da parte del ministro Nordio, oltre che dal Giurì d’onore della Camera».
ELEONORA MARTINI
foto: screenshot tv