Mi sono appena lavato le mani. Poi, come ogni mattina, mi sono seduto davanti a questo computer e sto scrivendo quello che vedete. Tranquilli, l’infezione da Covid-19 non si trasmette leggendo su Internet… O forse sì… Basta scorrere i commenti sui tanto amati ed odiati “social network” per entrare nell’area di possibile contagio da vera e propria stupidità umana che si traduce in cattiveria, in odio, in disprezzo e nel solito, triste, trito e ritrito ricorso al peggiore razzismo.
Questa volta gli anatemi degli italiani sono non solo nei confronti dei cinesi ma dei connazionali: se il tutto fosse una metafora manzoniana, parrebbe di vedere tanti milanesi che gridano all’appestato, al “dagli all’untore” e poi, subito dopo, con i campanellini che lo annunciano, il carro dei monatti che, lento e inesorabile, passa a raccogliere le vittime del morbo, con qualche madre di Cecilia lì, sull’uscio di una casa pietosa, che porge con la dolcezza descritta la figlia e se ne separa per sempre.
Se fosse, invece, una metafora cinematografica, sarebbe la straordinaria scena di Brancaleone che arriva con la sua sgangherata armata di straccioni e perdigiorno ad una rocca sconosciuta. E’ certamente… Poi però la sua certezza vacilla, non sa dove si trova e allora prosegue: la città è deserta, sembra uscita da una guerra. Brancaleone proclama: “Che l’armata lasci il suo segno“, che quindi saccheggi per diritto di conquista. Una delle tante conquiste della storia mai avvenute con nessuna battaglia. Facciamo che sia appunto per “diritto“, quindi per autoincensamento.
Una voce dolce, flebile e melodiosa attira l’eroico cavaliere: è voce femminile, suadente, canta dietro le grate di una nobile casa. Brancaleone entra, la donna lo seduce facilmente, lui la prende in braccio e fa per adagiarla sul letto ma lei protesta: “No, non lì“. “Lo perché“, chiede Brancaleone sorpreso. “Vi morì lo mio marito, iere“. “Iere?“, si domanda l’eroico condottiero sorpreso e aggiunge: “Di che malanno?“. “Come?” – risponde questa volta sorpresa la donna ammaliante – “Dello gran morbo che tutti ci piglia: la peste!“. Brancaleone atterrito allarga le braccia, la lascia cadere sonoramente per terra e fugge con la sua scalcinata armata che urla: “Semo tutti ammorbati!“. Godetevi questo spezzone di vero genio cinematografico.
Ecco, sono passati tanti secoli dalla scena comica descritta da Monicelli, favolosamente interpretata da Gassmann e compagni di sventura, ma le reazioni alle epidemie sono sempre le stesse. La peste era certamente più letale del coronavirus di cui son piene non le fosse – per fortuna – ma i telegiornali e i siti Internet (le radio si salvano un poco… tranne, come volevasi dimostrare, “La Zanzara” di Cruciani e Parenzo che provano comunque a contenere le paranoie e le psicosi di alcuni ascoltatori. Invano.).
Dalla presumibile crisi di governo agitata da Renzi, nel corso di nemmeno 24 ore, si è passati dalla copertura quasi totale dell’informazione in merito ai fatti dell’esecutivo al ritorno prepotente del coronavirus sulla scena della psicosi collettiva: non che non vi sia la ragione per essere preoccupati, per monitorare tutte e tutti quanti la situazione con una certa attenzione; ma, oggettivamente, la tempesta che si scatena su Facebook, Twitter, persino su Instagram e altri social dove si parla meno e si comunica di più con le immagini, è davvero furibonda, alimentata da irresponsabili post di sovranisti che non si esentano dall’utilizzo della paura pubblica e dalle fobie sociali nemmeno in questo frangente.
Quanto meno per doveroso rispetto delle persone contagiate e per tutte quelle che vivono insieme a loro, per tutti gli operatori sanitari che si stanno prodigando per sostenere la macchina di contenimento del virus, quindi per lasciarli veramente lavorare in pace, certi sovranisti (a dire il vero non tutta la pletora di nazionalisti moderni) non fanno che alimentare angosce prive di qualunque valenza non solo scientifica (parola di cui ignorano qualunque significato concreto, applicato alla realtà dei fatti) ma anche soltanto di mero stampo giornalistico, dove una qual certa deontologia impone di usare con grande prudenza le informazioni.
Poi c’è chi titola: “Italia infetta“, come se tutto il Paese fosse ormai in balia del virus e non ci fosse angolo in cui rifugiarsi per trovare uno straccio di salvezza.
I fomentatori della paura, coloro che affermano di essere amici della nazione, sostenitori delle ragioni e degli interessi del popolo, si dimostrano ancora una volta i peggiori affiliati al club delle notizie false e delle strumentalizzazioni a scopi squallidamente elettorali, di allargamento di un consenso politico che nei sondaggi li vede leggermente flettere verso qualche punto in meno.
Per carità! Una rondine che vola sotto il 30% non fa primavera di democrazia e di libertà dalla cretineria sovranista. Ma comunque, vederla svolazzare ogni tanto, non è certamente spiacevole se annuncia, quanto meno, una contesa a destra in merito ai voti da conquistarsi in quella ampia fetta di popolazione che ormai ritiene di potersi salvare cercando il cambiamento nei toni fintamente corroboranti di questi fascisti che hanno soltanto cambiato nome.
Il coronavirus è pacchia per costoro. Testuale, da Facebook: “Chiudere, controllare, blindare, proteggere“. Sono le icastiche parole d’ordine di un certo sovranismo che non tace nemmeno davanti alla salute pubblica.
Ecco, sono “chiudere” e soprattutto “blindare” che non c’entrano niente con gli altri due verbi. E’ nota la criticità di chi scrive nei confronti di questo governo, ma non si può dire che abbia agito con incautela nel mettere in atto misure di prevenzione anche drastiche. Dando prova di acume e di prontezza nel cercare di contenere la diffusione del virus che, nonostante quanto affermano i sovranisti, non viene dall’Africa, dove si registra un solo caso di positività al Covid-19, ma dove semmai sarebbero le nazioni africane a dover fare il contrario di quanto viene invocato da alcuni politicanti di casa nostra: “Chiudere, controllare, blindare, proteggere” le frontiere mediterranee e le altre coste del grande continente nero dall’arrivo di noi europei e dall’arrivo degli asiatici.
Siamo noi gli “untori” in questo momento. Non gli africani. Ma i sovranisti proprio non ce la fanno e devono mettere ennesimamente in campo pure i barconi che non arrivano per dimostrare alla sete di (giustificata o meno che sia) paura della popolazione che fa bene ad essere allarmata, che deve essere allarmata ancora di più e che la colpa è degli stranieri, di chi arriva.
Peccato che i contagiati siano tutti italiani e che non si riesca ad identificare l’ormai celebre “paziente 0“, quello da cui origina il contagio in terra d’Italia.
Facciamo anche noi un appello, perché le scempiaggini dei sovranisti e di tutti coloro che abboccano alle false notizie vanno circoscritte nella quarantena della verità scientifica e di ciò che attualmente sappiamo in quanto a prevenzione riguardo al coronavirus.
A come affrontarlo quotidianamente con semplici gesti, senza troppo allarmismo, continuando a svolgere le nostre vite di sempre, evitando due contagi: quello del virus e quello dell’imbecillità. Il secondo è facilmente riscontrabile. Il primo meno, dunque, se avete dei dubbi, l’unica fonte CERTA di informazione è il sito del Ministero della Salute: sito web dedicato al nuovo coronavirus :: pagina Facebook :: video sulla prevenzione.
Per il resto, fatevi beffe dei sovranisti e continuate a lavarvi le mani e a seguire le indicazioni degli esperti. Quelle dei salvatori della Patria che citofonano al primo campanello che suonano non si rivelano essere indicazioni attendibili. Come tutte le altre, del resto. Ma questa è un’altra storia, avrebbe detto Carlo Lucarelli…
MARCO SFERINI
22 febbraio 2020
foto: screenshot