Tralascio considerazioni musicali. Pur essendo nato nel 1973, i miei dischi (o cd) sono pieni di un caleidoscopio di note così differenti tra loro da far impallidire qualunque cultore di un singolo genere.
Diciamo che non sono un amante delle discoteche. Per niente. Ascolto la musica solitariamente o, al massimo, mi metto a ballare come un orso se sento i vecchi successi dei favolosi anni ’60. Sono molto lontano da situazioni come quella di Corigliano. Non giudico nulla. Osservo solo…
Per questo, posso soltanto immaginare il dolore acuto, come un vero e proprio stiletto nel cuore, di chiunque ha perso un figlio, una moglie, una madre; di chi ha visto ferito gravemente un parente, un amico nella tragedia avvenuta a Corinaldo.
Una strage che poteva certamente essere evitata: si parla di spray al peperoncino spruzzato ormai usualmente in occasione di concerti rap e “trap” (confesso che non conoscevo questo genere musicale… mea culpa!), di una sovrabbondanza di biglietti venduti, di troppa gente insomma rispetto a quella consentita dalla legge nel locale storico che da balera si era trasformato in discoteca negli ultimi anni.
Spetterà alla magistratura stabilire cosa è accaduto veramente. Di certo sappiamo che sei ragazzi sono morti e una madre ha lasciato quattro figlia a causa forse di una bravata cretina, di un gesto stupido, di una specie di rito ormai ripetuto in tante occasioni.
Per favore, non cerchiamo il colpevole: non è il peperoncino, non è chi l’ha spruzzato, non è la calca di persone, non sono i biglietti venduti. La colpa è tutto questo insieme di fattori che si producono in una società ormai abituata a considerare “normali” tanti comportamenti che non rispettano la libertà altrui, le norme di sicurezza, il semplice buon senso.
La colpa è comune ed è anche nostra.
(m.s.)
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